di Gianmaria TeseiLa seconda edizione di Drink Pink in Sicily, la grande festa sui Rosati siciliani, dal Vulcano ai tre valli, tenutasi a Catania il 24 giugno, ha riscosso grande successo di pubblico in un ensemble gradevolissimo di seminari, masterclass, verticali e banchi d’assaggio gremitissimi che hanno celebrato il rosé magnificandone le peculiarità e qualità organolettiche uniche. Il SAL- Spazio Avanzamento Lavori di Gianluca Costanzo (presidente del gruppo Giovani di Confindustria Catania, nonché proprietario di Cantine di Nessuno) ha dato ospitalità alla bella manifestazione creata da Gea Calì (imprenditrice, organizzatrice di importanti eventi enoici, sommelier con studi FIS e WSET) che ha sapientemente orchestrato una giornata con ospiti dalla grande preparazione tecnica e capacità comunicativa. A dare l’abbrivio all’evento è stato il seminario "7 Bolle Rosa - La sfida del metodo classico in Sicilia", condotto dallo Champagne & Wine Consultant Manlio Giustiniani, che ha fatto percorrere un itinerario gustativo che ha attraversato il mondo dello spumante della Trinacria. A dare la stura al seminario è stato un significativo excursus sui metodi di produzione degli spumanti ossia, sintetizzando e semplificando: metodo Martinotti o metodo Charmat che prevede che la seconda fermentazione dei vini avvenga in autoclavi di acciaio, adducendo zucchero e lieviti che in seguito genereranno l’alcol e l’anidride carbonica. Più lungo, costoso ma generalmente più significativo dal punto di vista organolettico è il metodo classico o metodo Champenoise (detto Crémant per la produzione svolta in Francia al di fuori della regione dello Champagne) che si caratterizza per una spumantizzazione ( ossia la seconda fermentazione)che si svolge in bottiglia, con le successive fasi del procedimento produttivo (tirage, remuage, degorgement, dosaggio, tappaggio finale) che consentono di ottenere un prodotto di qualità estremamente elevate. Lo stesso Giustiniani ha poi discettato sulle possibilità di abbinamento dello sparkling wine rosa esaltandone, a seconda delle caratteristiche del singolo prodotto, le potenzialità di goderlo durante le varie fasi del pasto. Il grande esperto di champagne ha inoltre sottolineato come l’uso della flûte svilisca i segni distintivi e le sfumature di gusto ed olfattive di questo particolare frutto dell’attività enologica e come vi siano dei calici di varia foggia e fattura che maggiormente si attagliano alle differenti particolarità delle varie tipologie di spumanti. Lo stesso Giustiniani, affiancato dal vice presidente Fondazione italiana sommelier Sicilia orientale Agata Arancio e dalla stessa Calì nelle disamine gustative, ha aggiunto come tutto, a livello spumantistico in Sicilia abbia avuto i suoi esordi in virtù del Barone Felice Spitaleri di Muglia che sul finire dell’800 impiantò sull’Etna, per primo, il Pinot noir creando lo Champagne Etna ( metodo classico),pluripremiato persino in Francia, e divenendo uno dei primi produttori di champagne d’Italia ( oltre ad essere il primo produttore, con il Cognac Etna, di cognac italiano). A riprendere appieno questa nobile tradizione fu la famiglia Scammacca del Murgo con un Nerello Mascalese vinificato con metodo classico che ha dato luogo, nel 1990, ad un Blanc de Noir notevole per poi gradatamente riaffermarsi, anche con altre cantine, la voglia di realizzare vini mossi significativi. Il primo vino rosato non mosso analizzato ( tutti di grande livello) è stato “Nutaru” Spumante Metodo Classico Rosè (100%Frappato) di Avide, che nel regno del Cerasuolo di Vittoria (unica DOCG sicula) in cui non si produce rosato fermo, ha deciso , con la voglia di sperimentare, di creare questo particolare prodotto, dall’impatto molto buono ( buona croccantezza al naso ed in bocca, buona effervescenza gradevole nota iodata, salmastra) e nettamente più significativo dei tentativi fatti in passato con il Nebbiolo in Piemonte ed il Brunello di Montalcino in Toscana. Il Rosé Cuvée Vitese 595 Colomba bianca ( nero d'avola) è il secondo vino effervescente rosé esaminato, con una tendenza ad aprirsi più lentamente ed una mineralità più pietrosa rispetto al precedente. Ad esso ha fatto seguito Fin Che Venga metodo classico rosé (unico spumante da uve di Nocera)Cambria, ( bella bollicina e buona dolcezza di frutto, non zuccherina) che si basa sul Nocera , vitigno amatissimo dai greci prima e dai romani poi( con esso facevano il Mamertino) con Furnari, luogo di produzione , legata alla storia del levriero di Ruggero II di Sicilia. Il Murgo Brut Rosè (nerello mascalese) ha ricordato il suo essere uno dei primi rosé siculi post-fillossera e fa avvertire il portato gustativo della terra dell’Etna, con un amarognolo legato all’arancia rossa e sentori di ginestra e di frutto rosso. Il Rosé Brut Spumante Metodo Classico terrazze dell'Etna (pinot nero 90%/nerello mascalese 10%), ci introduce ad confronto “internazionale”, considerando i vitigni usati ( i precedenti vini usavano bacche di vitigni tipicamente siculi) ed il suo colore fumé con una bollicina equilibrata dischiude, in bocca ed al naso, sentori di fragolina dell’Etna e nocciola tostata. Il Donnafugata millesimato rosé (Pinot nero) si avvale di un terreno calcareo ed argilloso che regala un prodotto molto interessante e particolare così come l’ Almerita rosé tasca D'almerita (Pinot nero). Un’interessante degustazione alla cieca condotta su 12 vini rosati fermi del 2018 da una commissione ( in cui c’era anche il vostro inviato)di 12 tra esperti sommelier, winelover e giornalisti ha visto trionfare Etna Rosato Volcano dell’ Azienda Agricola Monterosso, su Etna Rosato Contrada Pietralunga di Cantina Malopasso e su Etna Rosato di Tenute Mannino di Plachi. Franco Seminara conduttore della trasmissione radiofonica soul salad ha moderato la tavola rotonda pomeridiana sull’evoluzione del vino rosato, con la partecipazione di Marco Calcaterra Presidente Strada del vino Cerasuolo di Vittoria DOCG e della casa produttrice Avide, Francesco Motta delegato Slow wine, Anastasia De Luca delegata di Slow food, Gina Russo delle Cantine Russo e presidente dell’associazione strade del vino dell’ Etna Doc, Antonio Benanti presidente del Consorzio Etna Doc e di Benanti , Mario Paoluzi dei Custodi delle Vigne dell’Etna e Pietro Di Giovanni presidente dell’Enoteca regionale e produttore in più cantine. E’ emerso chiaramente come la percezione del rosato si sia modificata nel corso del tempo crescendo nella considerazione del consumatore medio; come negli USA sia un must e come sia complesso realizzare un ottimo rosè; come l’Italia sia un grande produttore ma consumi solamente il 4% del totale mondiale; come ogni vino sia espressione di un territorio ( che è un qualcosa d’unico ed intrasportabile) e degli uomini che lo vivono ; ed infine come una maggiore divulgazione e promozione che stimoli il consumatore , in un trend già tracciato ottimamente nel corso degli anni, possa fare sì che il rosato fermo e quello mosso ,con metodo classico, possano rappresentare il futuro della viticoltura etnea. A concludere l’interessantissima giornata la “Verticale storica di 7 annate di “Osa! questo non è un vino tranquillo”, Frappato rosato I.G.T. dell'Azienda Paolo Calì ( annate scelte dall'enologo Emiliano Falsini: 2008 – 2013 – 2014 – 2015 – 2016 – 2017 – 2018) con la conduzione di Francesco Saverio Russo di wineblogroll.com e lo stesso Paolo Calì, con a seguire i banchi d’assaggio con tante cantine coinvolte e proposte gastronomiche locali ed una novità digitale ossia Memorvino, che in guisa di un “bicchiere intelligente” consente un collegamento di dati preziosi presso i tavoli degli espositori, concernenti alle scelte d’assaggio fatte dai visitatori su vini e degustazioni. AutoreGiamaria Tesei
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AutoreCarlotta Bonadonna Archivi
Dicembre 2023
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