Ricordo ancora il bellissimo periodo all’ Università di Bologna, studiavo al Dams e stavo preparando Storia del cinema 2. Seduti in una osteria di Via Zamboni, insieme ai colleghi si parlava di un interessante incontro e dialogo con il regista, autore, scrittore e documentarista Ermanno Olmi, al quale non ero stata presente perché da poco era scomparso quello che per me è stato, in maniera affettiva, il mio più grande documentarista: mio padre. Ieri è morto all’età di 86 anni, il grande maestro bergamasco, e la prima cosa a cui ho pensato è stata quella giornata, perché è in quel pomeriggio che attraverso le chiacchiere con gli amici, ho conosciuto il grande maestro e regista, che dagli anni ’60 ad oggi ci ha regalato grandi capolavori e spaccati di vita unici. Sentendo la triste notizia ho riprovato il dispiacere di non aver potuto assistere a quella lezione e chi se lo scorda……. Per tutti gli studiosi, amanti e cultori del cinema, Olmi è stato un grande verista e realista. Dopo il Neorealismo degli anni’ 40, negli anni sessanta, racconta nei suoi film l’Italia rurale, contadina e semplicemente complessa del periodo. L’autore del popolo, che dà voce al quotidiano. Olmi non si ferma solo ad un cinema sociale in cui emergono i problemi e il vero di tutti i giorni; la sua carriera lo vede autore di film di genere differente: la favola, l’allegoria e il romanzo storico Tra i suoi racconti più importanti, il primo lungometraggio: “ Il tempo si è fermato”, presentato a Venezia. Da non dimenticare “Il posto”, “I fidanzati” e “ E venne un uomo”: biografia del Papa Giovanni XXlll, in cui si svela il pensiero religioso del direttore. Dalle atmosfere più documentarie “popolari” passiamo alla “favola contadina” con quello che è stato definito il suo capolavoro: “L'albero degli zoccoli”, vincitore a Cannes; una favola rurale, che per alcune scelte registiche: recitazione in dialetto bergamasco, attori non professionisti, gestualità accentuata, ricordano il grande e unico Neorealismo italiano. Come i grandi autori Olmi ha vissuto un periodo di depressione, allontanandosi dal set per un lungo periodo e chiudendosi nel silenzio, un tacere che dopo anni si trasforma in 2 film di grande valore e fama, vincitori a Venezia: “Lunga vita alla signora!” e “La leggenda del Santo bevitore”. Tra gli ultimi film vorrei ricordare il bellissimo “Il mestiere delle armi” da cui parte la mia riflessione, essendo del 2001, periodo dei miei studi e della mia grande perdita. Una storia vincitrice di diversi premi nazionali e internazionali. Film in costume, storico e drammatico che racconta la vita di Giovanni dalle Bande Bere.
Ultimo suo film “Torneranno i prati” del 2014, ambientato ad Asiago durante la prima guerra mondiale. Ed è proprio in questa città che ieri il grande regista bergamasco, autore di film bellissimi e amatissimi, è morto all'età di 86 anni, dopo un periodo di malattia. Lo voglio definire e ricordare come lo sceneggiatore e scrittore della nostra storia, del popolo, documentarista per eccellenza, capace di dare voce ad una compagine di vite nascoste. Ci ha lasciati portando con se una parte importante della cinematografia italiana, era uno degli ultimi del grande cinema italiano, quel tipo di cineasta che oggi non esiste più. Se n’è andato avendo accanto la moglie e i figli e tutti coloro che lo amavano. |
AutoreCarlotta Bonadonna Archivi
Settembre 2024
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