Il cinema italiano d'autore capace di realizzare grandi kolossal, in cui la poetica e l'intimismo si sposano con caratteri più sperimentali e "grandiosi" si spegne oggi con il suo rappresentante e portavoce per il mondo: Bernaldo Bertolucci. Il regista, sceneggiatore e produttore aveva 77 anni e ci ha lasciati dopo una lunga malattia. Una perdita importante e significativa per il nostro cinema ma non solo. Autore amato a livello internazionale, l'unico italiano che fino al 1987 riesce a vincere l'Oscar per la miglior regia e film, aggiudicandosi in totale ben 9 statuette. Grazie a "L'ultimo imperatore" girato in Cina, viene consacrato definitivamente uno dei più grandi registi della storia del cinema internazionale. Un film indimenticabile che segna la carriera dell'artista. Un lavoro che mette insieme diversi elementi dell'autore: poesia, politica e critica in un contesto di grande kolossal storico in costume. Seguono a questo capolavoro grandi produzioni internazionali come "Il tè nel deserto" e "Il piccolo Budda" dalla fotografia, colori, paesaggi, costumi di rara bellezza. Tra gli ultimi suoi lavori che lo riportano in Italia e al cinema prettamente autoriale, dove i personaggi raccontano storie in cui lo sfondo politico, le trasgressioni e le crisi interiori sono i protagonisti, troviamo:“Io ballo da sola”, “L’assedio” e “The Dreamers”. L’ultima sua opera, risalente al 2012, è “Io e te”, dal romanzo di Niccolò Ammaniti. Per omaggiare la grande vita dell'autore e la sua personalità di sognatore e di grande visionario che ha dato vita a opere uniche in cui l'erotismo è un elemento distintivo dobbiamo fare un passo indietro al 1972 e non possiamo dimenticare “Ultimo tango a Parigi”: film che segna la svolta nella sua carriera professionale anche a seguito di una complessa vicenda giudiziaria e censoria. Un'opera scandalosa, censita in Italia e rimesso in commercio dopo un lavoro di censura e critiche. Più apprezzato all'estero ma sicuramente incisivo nella sua carriera futura. Storia in cui il sesso sembra essere l'unica via d'uscita da una crisi politica ed esistenziale. Da anni si parla della scena del "burro" che fece molto scalpore e che la stessa protagonista denuncia come atto "di violenza" perchè realizzato a sua insaputa, a mio avviso discutibile o criticabile il comportamento del regista e dell'attore protagonista nei confronti della donna ma la riuscita del film è indiscussa. Dopo questo periodo "trasgressivo" seguono altri 2 nomi importanti: "Novecento" e "La Luna" che non si possono non nominare. Bertolucci è stato assistente di Pier Paolo Pasolini incominciando con lui una carriera che già lo identifica come un autore anticonformista, completo, attento alla realtà politica del suo paese, alle storie più intime e nascoste dei suoi personaggi; particolari che col tempo ha saputo legare ad un cinema più internazionale e d'oltreoceano. Tutto questo è stato e rimarrà nel nostro immaginario collettivo. Grazie ad un uomo e regista che ci ha permesso di sognare, riflettere, scandalizzarci, sorprenderci ed emozionarci dal primo all'ultimo film. Senza sbagliare una storia ci ha resi inconsapevoli "Dreamers" come i suoi ultimi controversi e spregiudicati personaggi. Alcune comparse taorminesi con Micaela ScimoneA Taormina ritorna il grande cinema. La capitale del turismo siciliano è stata nuovamente scelta come location di alcune scene del film “La regola d’oro” prodotto da Pupkin Production, Rai Cinema e IBC Movie, produttori Beppe Caschetto e Rita Rognoni, la distribuzione è stata invece affidata alla O1 Distribution. Nomi importanti che fanno presagire ad un progetto di qualità e di spessore per la stagione 2019. L’uscita del film è infatti prevista per il prossimo anno. La magia, il fascino e la frenesia dell’arte capace di realizzare sogni in immagini ha riportato dopo anni energia e dinamismo all’interno della cittadina taorminese, tra gli abitanti del posto e paesi vicini. Sono state infatti coinvolte più di 200 comparse e figuranti del luogo che hanno partecipato con passione ed entusiasmo alla lavorazione del lungometraggio. Il primo ciak è stato battuto il 9 novembre e fino al 23 dello stesso mese Taormina ospiterà il cast artistico e tecnico del film. La parte successiva sarà girata a Roma. Il regista è Alessandro Lunardelli, che dopo il successo de “Il mondo fino in fondo” ritorna alla regia con questo nuovo progetto. Considerato lo stile e la professionalità dell’autore anche “La regola d’oro” sarà un prodotto che ci racconterà una storia impegnativa, profonda ed emotivamente impattante. Poco sia sa sulla trama, molta riservatezza sul set. La storia di un eroe di guerra che ritorna in Italia e a Taormina riceverà dei riconoscimenti per….dovremmo aspettare fino al 2019 per conoscere questa intrigante narrazione. Protagonisti del film Barbora Bobulova, Simone Liberati ed Edoardo Pesce (reduce del successo di Dogman). Attori di successo che in questi giorni si trovano sotto i riflettori dei diversi set Taorminesi. Il grande Hotel Ashbee, la stazione ferroviaria, utilizzata anche nel film il Padrino parte lll di Francis Ford Coppola e soprattutto il Teatro Greco di Taormina sono alcuni degli scenari scelti. Quest’ultimo è il vero protagonista e cuore pulsante di questa parte del film. Luogo eletto probabilmente par il suo fascino e bellezza senza tempo. Grande attività di squadra che ha coinvolto come già detto circa 200 persone del posto come figuranti e comparse. Un duro lavoro di provini è stato svolto dalla taorminese Micaela Scimone, responsabile casting, che con grande passione e professionalità ha realizzato un’operazione di selezione e scelte molto importante per la messa in scena del film. Durante questi giorni di girato il palazzo dei congressi è stato trasformato in un grande camerino, dove è stata allestita la costumeria, la sala trucco e parrucco; qui i tanti “attori nostrani” hanno avuto il privilegio e hanno potuto vivere l’esperienza, per molti la prima volta, di muoversi in un set cinematografico e provare l’emozione del “Ciak, motore , azione”. comparse foto di scenapalazzo dei congressi, sala trucco, comparse in preparazioneHotel Ashbee, set e comparse in preparazioneAdvenae “Arrivi” , questo è il titolo del cortometraggio a sfondo sociale , che punta il dito in maniera poetica e delicata al mondo dell’emigrazione con dei significativi parallelismi alla ritualità e religiosità delle nostre tradizioni. Madonne e Sante che dalla memoria sembrano essere giunte dal mare così come tante donne emigrate che dopo un lungo calvario, dalle onde arrivano straniere sulle nostre coste. Il corto è stato premiato poche settimane fa in occasione della rassegna cinematografica “Cinemigrare”, svoltasi a Taormina la 7° tappa, presso Il Palazzo Duchi Santo Stefano. I due registi ennesi Antonella Barbera e Fabio Leone hanno infatti ricevuto questo notevole riconoscimento, consegnato durante l’evento dalla signora Sferra, moglie del sindaco di Taormina Mario Bolognari. Un premio sicuramente meritato e un progetto al quale prestare attenzione; un invito da una parte a riflettere sulla verità della nostra fede ed aprire il cuore a chi ha più bisogno, all’accoglienza del diverso, una religiosità questa, a volte distorta dalla mera tradizione, dalla idolatria e “superstizione” verso quelle tante Madonne venute dal mare. Martiri come una giovane donna emigrata che trova salvezza dopo tanta sofferenza nella nostra terra. Dall’altra parte il corto appare sottolineare la quotidianità e la bellezza della religiosità tramite i preparativi alla processione di una Madonna, in cui vengono celebrati la bellezza per l’arte, il rito, la vita e la salvezza. Uno stimolo a capire attraverso anafore e similitudini il legame tra le 2 figure femminili. La scrittura cinematografica e le sue capacità di affrontare certe dinamiche sono state discusse da Fabio Leone che ha proprio sottolineato come il cinema sia un nuovo modo per comunicare i problemi di oggi tra cui l’emigrazione. “E’ sicuramente uno dei pochi modi per dire quello che si pensa. Attualmente quando si parla di emigrazione c’è molta soggezione, schierarsi è sinonimo di politica, si ha difficoltà a parlare, c’è poca libertà ad esprimersi in maniera apolitica. I corti ancora hanno problemi per esistere a parte festival e manifestazioni, non esiste un vero mercato ma noi con il nostro lavoro e cinema rivendichiamo la possibilità di parlare di vita in maniera apolitica e umana. L’arte deve servire per far riflettere sulla vita in maniera vera e trasparente”. L’emigrazione quindi è il tema sociale su cui sono stati interrogati i due registi. Antonella e Fabio sono 2 giovani autori cinematografici, una coppia di artisti che in questo progetto hanno espresso il loro pensiero e la loro visione rispetto l’argomento. Due punti di vista per alcuni versi speculari: lui più vicino ad una “denuncia” contro una “troppo” devozione che può distogliere dalla fede più pura; lei più attenta a sottolineare la bellezza della quotidianità della religiosità e dell’ l’arte che si legano con il tema dell’emigrazione attraverso il rito di una processione. Cerchiamo di conoscere più da vicino questo poetico e nello stesso tempo forte e impattante cortometraggio attraverso una breve intervista ai 2 registi. Innanzitutto mi piacerebbe sapere in breve il vostro percorso professionale e artistico prima di arrivare ad “Advenae”. “Siamo due artisti, ci occupiamo di cinema e regia da circa 11 anni. Abbiamo fatto una decina di corti. Abbiamo la fortuna di poter realizzare i nostri progetti e dedicarci alle nostre passioni. Siamo anche musicisti eseguiamo concerti e performance teatrali. La nostra attività la definiamo un’azienda etica, perché ci piace sviluppare temi sociali e socialmente utili come l’emigrazione, donne, bullismo e tanto altro. Lavoriamo inoltre molto per la promozione musicale con video clip. Ovviamente valutiamo e ci dedichiamo a corti e film che rispecchiano le nostre esigenze narrative”. Parlando di emigrazione, in che modo può avvenire una giusta integrazione? “Secondo noi l’emigrazione non si deve fermare perchè tutti abbiamo il diritto di essere felici, di trovare la nostra identità, dobbiamo aprire la mente a nuove culture, aprire il cuore e capire “lo straniero”. Dobbiamo essere felici di conoscere ed imparare da loro. Scoprire cosa c’è oltre noi. Tutti siamo delle isole con il nostro mondo e dovremmo conoscere tutte le isole vicine senza alcun pregiudizio”. Siete riusciti a fare un documentario forte in maniera delicata toccando un discorso importante. Da dove nasce l’idea? "Hanno partecipato al progetto diversi ragazzi e gente comune dell’Ersu, che hanno collaborato con grande passione al corto. Abbiamo coinvolto la città di Enna. Il lavoro nasce grazie a Paolo Patrinicola, responsabile del progetto e Direttore dell’Associazione Alveare che ha contributo alla realizzazione del documentario. Paolo ci ha proposto il progetto, con lui avevamo già collaborato per altri lavori e ricevuto diversi premi grazie alla sua sinergia. Non eravamo pronti ad affrontare questo argomento dell’emigrazione, molto delicato… poi ci siamo resi conto che apparteniamo ad una terra, la Sicilia, dove leggendariamente le prime donne emigrate sono proprio le madonne, le sante che arrivano dal mare, come per esempio la nostra patrona. Da lì il filo conduttore della cura e dell’attenzione che normalmente si prestano sotto l’aspetto religioso nei confronti di una statua di legno, una madonna, traslata oggi ai migranti che arrivano nelle nostre spiagge. Una religiosità trasversale: La parte profonda, la bellezza della vita, la cura dell’arte, della religiosità e del diverso. L’idea parte dal fatto che noi viviamo ad Enna, una montagna molto chiusa, un’isola nell’isola come già detto. Enna sente molto la religiosità e per noi giovani che magari non la viviamo praticandola, abbiamo considerato che in realtà è molto più vicina di quanto pensassimo. Fa parte delle nostre tradizioni ed è bello a livello artistico vedere come ci si prepara ad una processione. L’unico modo per affrontare la religione nel corto, abbiamo creduto fosse partire dalla nostra storia, dalle nostre tradizioni. Le prime donne emigrate in Sicilia sono state le Madonne, le Sante che arrivano dal mare, e da lì, da un discorso più critico di Fabio e dal restauro ligneo della foglia d’oro,(Antonella ha studiato restauro ligneo delle foglie d’oro), automaticamente collegata alla coperta termica color oro che viene data ai migranti, abbiamo immaginato un’ allucinazione collettiva. I ragazzi mentre portano in processione la madonna vengono infatti colpiti, forse da sensi di colpa o da altro e appare l’immagine della migrante avvolta nella coperta termica color oro. Il finale è libero, è un invito ad una riflessione. Le donne sicuramente sono le vere eroine, vere cicatrici delle tragedie in mare. Questo progetto chiude un piccolo cerchio perché la protagonista di Advenae, africana ma nata a Palermo, è la figlia di una donna interprete di un altro nostro lavoro. Anni fa abbiamo girato un corto che ha vinto diversi festival internazionali. Questo documentario è tratto da un libro “Il ventre del pitone” di Enzo Barnaba. Racconta la storia vera di una donna della Costa d’Avorio che arriva in Sicilia a piedi, correndo, impiegandoci 3 anni. Durante questo periodo, cosa straordinaria, partorisce nel deserto. Un corto di 3 minuti per una corsa di 3 anni. La donna arrivata a Palermo è stata accudita e apprezzata da tutti. Questa stessa donna dopo 20 anni l’abbiamo contattata per mettersi in gioco in questo film. Lei, la protagonista è la madre dell’interprete di Advenae. In alcuni frame si vedono le immagini della madre". In quanto tempo avete girato? "Abbiamo girato in circa un mese". Che tipo di Budget? Avete ricevuto finanziamenti? "Abbiamo speso circa 2.000 euro, i finanziamenti sono arrivati dall’Ersu di Enna e dall’ Associazione Alveare ennese con a capo Paolo Patrinicola con il quale c’è stata una grande sinergia. L’associazione promuove attività laboratoriali e tramite i finanziamenti dell’Ersu molto vicina a diversi progetti culturali e artistici abbiamo potuto pagare e finanziare il corto. C’ è stato un grande lavoro di squadra". Per quanta riguarda i costumi di scena della processione? "Provengono dal classico camicione che utilizziamo per la nostra Santa patrona di Enna. Quella che vedete nel corto potrebbe essere una qualunque processione di un qualsiasi paese siciliano. Abbiamo deciso di renderla neutra, una processione senza troppi riferimenti, in cui i ragazzi indossano la classica tunica bianca con il cordoncino rosso. La madonna che viene portata in processione potrebbe essere una santa, martire, ecc. Voleva essere un simbolo, feticcio, una figura religiosa del mediterraneo: tantissime madonne hanno la stessa storia, provengono dal mare". Far vedere la quotidianità della gente, la normalità delle persone che si preparano al rito della processione, nuova immagine della religiosità? "Abbiamo voluto rompere qualcosa rispetto al classico documentario sulle processioni, perché in tanti parlano di questo ma nessuno era entrato nella intimità della gente che partecipa a questo rito. Nel corto si vedono i ragazzi che si preparano alla processione, seguendo i riti della propria vita quotidianità: chi fuma, chi beve il caffè, chi guarda la tv. Abbiamo inoltre voluto dare un aspetto moderno, vivo e attuale, distaccato dal passato mitico e leggendario che è sempre lo stesso. Abbiamo voluto avvicinare il mito alla vita di tutti i giorni". Vorrei puntare l’attenzione sulla colonna sonora, sulle musiche utilizzate, profonde ed incisive che enfatizzano e rendono più suggestivo il tutto, donando un alone di mistero e fascino al prodotto. Chi si è occupato della parte musicale? "La colonna sonora originale e gli arrangiamenti sono di Davide Campisi musicista ennese, orchestrazione del compositore Aldo Giordano. Elementi essenziali che hanno contributo tantissimo al risultato finale del corto". Con questo corto avete partecipato solo a questo festival? "No, Advenae è in finale al “A Rebel Mindel Festival Brooklyn” a New York in una importante competizione e sta viaggiando in selezione in altri festival". Avete già progetti per il futuro al quale state lavorando? "Si diversi, ma preferiamo ancora mantenere il segreto…." Tante le riflessioni che potrebbero scaturire dalla visione di Advenae ma il messaggio di chiusura del cortometraggio racchiude in poche righe il significato più intimo di tutto il progetto. “Le distanze profondissime che dividono i fratelli sono gli orizzonti non compresi della fede” Foto grazie a Maria CatalanoDa sinistra Paolo Patrinicola, gli attori, premiati Antonella Barbera e Fabio Leone dalla signora BolognariSullo sfondo i registi Antonella Barbera e Fabio LeoneConferenza "Cinemigrare" |
AutoreCarlotta Bonadonna Archivi
Settembre 2024
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