Nascite al tempo del coronavirus. Una neo mamma ci racconta come questa epidemia abbia modificato e reso più solitario anche un momento così straordinario e di condivisione affettiva come il parto. Negli ospedali infatti mentre si combatte il covid19 e si ha a che fare con tante morti giornaliere, continuano anche le nascite. La vita è stata sempre così: un ciclo di inizio e fine, che in questo momento sembra sfuggirci di mano.
Domani festeggiamo la Pasqua, una festa che celebra la rinascita, in cui tutti noi ci auguriamo un risveglio e pace spirituale; in questi giorni di epidemia è difficile onorare la ricorrenza con la gioia e spensieratezza ma bisogna accettare di vivere anche questa "strana" Pasqua e amare la vita che continua nonostante tutto. Per questo ho chiesto ad una giovane mamma, che per questioni di privacy, vuole rimanere in anonimato, di raccontarci la sua esperienza prima, durante e dopo il parto in ospedale, luogo ovviamente di trincea per questa guerra batteriologica invisibile. La donna ha partorito circa 2 settimane fa in un ospedale di una cittadina in provincia di Messina. Puoi raccontarci cosa voglia dire aspettare un figlio e partorire in questo momento storico? Sensazioni, paure e clima in reparto? “E’ tutto strano, partorire adesso è davvero surreale, perché pian piano ho visto montare e crescere la paura. Già dall’inizio, quando ho fatto la visita preparto, quando ho fatto la cartella clinica, abbiamo iniziato a capire che tutto sarebbe cambiato. Non ci sarebbero stati più accompagnatori, ai primi controlli dovevo entrare sola; tutte le visite di controllo ed operazioni non urgenti, non venivano più fatte. Molte cose hanno deciso di reprimerle a causa del virus. Una situazione che mi ha colpito e fatto riflettere è stata l’esperienza di una signora che purtroppo ha abortito, forse è una mia supposizione, che per aumento degenti in altri reparti, è stata sistemata accanto ad un lettino di una neonata nel nostro reparto, quando magari in una situazione normale sarebbe stata messa in un'altra stanza. Comunque è tutto strano, quindi notavo che tutti i giorni aumentavano i divieti, le norme di sicurezza ; inizialmente non c’era obbligo mascherine, cosa che poi si è verificata; prima potevi essere accompagnata nelle visite dalla famiglia, dopo chiunque doveva attendere in sala d’aspetto o addirittura fuori dall’ospedale. Nei primi periodi potevo chiacchierare con altre mamme , poi distanza di sicurezza”. La situazione in corsia com’era, che aria si respirava? “Tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, portavano ovviamente la mascherina, tutto surreale, addirittura l’ho dovuta indossare durante il parto; stavo quasi per sentirmi male aveva un odore forte e pungente che in un momento del genere non era d’aiuto. Per fortuna nonostante le varie sensazioni sgradevoli e dolori del caso non sono stata male ed è andato tutto bene. Per rispondere alla domanda sulla paura, posso dire che si avverte. Nessun operatore sanitario in nessun ospedale d’Italia in questo momento è tranquillo e pronto ad una emergenza del genere. Il mio reparto era un angolo felice, il primario bravissimo, personale in gamba, ma la paura c’è perché la sanità è comunque in generale non formata e pronta al covid19, non si hanno le armi necessarie per affrontare la crisi sanitaria. Tutti comunque hanno cercato di tranquillizzarci e ci consigliavano di portare la mascherina. Chiunque ha rispettato i sistemi di protezione secondo le direttive sanitarie, distanza di sicurezza, ecc. La tensione è aumentata con i rientri dal nord perché si temeva il picco dei contagi. Ovviamente le ansie erano dovute al fatto che purtroppo al sud siamo carenti di tutto. Il personale ospedaliero ha fatto di tutto, combattendo con i propri stati d’animo diversi e caratteri”. Come hai vissuto i rapporti, le relazioni con la tua famiglia? “ I rapporti mancano, non esistono. Poteva esserci solo una persona in tuo aiuto, per fortuna ho avuto mia madre, perchè sola sarai stata in difficoltà, qualsiasi donna durante il periodo del parto desidera avere vicino la mamma o il compagno…, Il papà, ossia mio marito, poteva venire poco, solo 30 minuti a pranzo e 30 a cena. La famiglia te la vivi via telefono. Io che non amo la virtualità, non sono molto social, sono stata costretta ad utilizzare tutto questo, perchè era l’ unico modo per stare vicino alle persone che amo, agli amici, ai parenti”. Dopo il parto, una volta a casa, come sono cambiate cose? In che modo la famiglia sta interagendo con la bambina? “Dopo il parto la famiglia non ha potuto vivere l’evento felice, ancora la bimba è lontana da mio padre, i miei cugini, zii e nipoti. Nessuno ha visto la neonata. Siamo noi 3 soli, non esistono le visite famigliari. Tutto ciò che di solito succedeva a casa con una nascita, noi non lo abbiamo vissuto. Come contro in questa situazione non hai aiuto della famiglia, nessuno può venire a casa. Il pro è che mio marito ora si può godere sua la figlia, perchè la paternità ,sappiamo benissimo come funzione in Italia, è quasi inesistente. In questa emergenza covid19 sono tanti i problemi per reperire tutto: latte, pannolini, un’ impresa per la qualsiasi, anche per pratiche burocratiche, ogni cosa è più complessa”. Cosa vuol dire crescere un neonato ora? “Cosa vuol dire? vuol dire avere tanta speranza, perché hai paura per lei, per il futuro, per quello che può capitare; ma devi essere fiduciosa, comunque è al mondo in un periodo buio che presto potrò raccontare come un periodo passato. Da un lato capisci le cose importanti della vita: i rapporti sociali che davi per scontato, ora hanno più valore. Per esempio il telefono ora ti aiuta per stare più vicino alle persone, prima ti allontanava. La mia esperienza di nascita è stata buona, ginecologa di reparto ottima, gentilezza e attenzione quando c’è stato bisogno”. In poche parole, in questo periodo storico, questa nascita che cosa ti ha regalato? “La nascita è quello che mi sta facendo sopportare la quarantena, non abbaiamo tempo se non per lei, in generale le nascite, per quanta paura hai, con tutte le misure di sicurezza per il contagio, con la fretta che hai di scappare dall’ ospedale per paura che arrivi il virus, sono state da sempre le esperienze più belle del mondo. La gioia della vita è grande e infinita come sempre, ma devi essere più forte, avere un figlio ora mette alla prova tutto e tutti; le relazioni 24 h su 24 sono complesse e pesanti nella normalità, immaginiamo ora. Noi ci vogliamo bene ed e tutto più facile, ci aiutiamo, ma a volte penso ad una donna sola o con un marito presente su cui non puoi contare, è davvero difficile, ma se invece c’è l’amore quando uno cede, c’è l’altro che ti dà forza per continuare a combattere”. Questo messaggio di amore e speranza per la vita spero possa essere per molti monito per vivere serenamente la Pasqua covi19. Che possa essere carica di quei valori che forse avevamo perduto! Auguri in particolare a tutti i nuovi nascituri e mamme anno 2020.
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AutoreCarlotta Bonadonna Archivi
Settembre 2024
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