Letizia BattagliaL'8 marzo è la festa della donna o meglio la giornata internazionale dei diritti delle donne, istituita per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Sono tante le meraviglie, gli studi e le ricerche che tante grandi signore hanno realizzato in diversi ambiti e Continenti. Parlando di lotta sociale, politica e arte, oggi vorrei fare un omaggio ad una maestra della fotografia e figura femminile politicamente impegnata nella lotta contro la mafia: Letizia Battaglia. Una donna rivoluzionaria che ha sempre seguito un mestiere "troppo da uomo", circondata da colleghi maschi, è diventata a partire dagli anni '70 una pioniera del fotogiornalismo italiano al femminile. Ha iniziato la sua carriera nel 1969 collaborando con il giornale palermitano L'Ora. Nel 1970 si è trasferita a Milano dove ha incominciato a fotografare collaborando con varie testate. Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985, il Premio Eugene Smith, a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Siciliana di Palermo è un simbolo importante di emancipazione e di rottura rispetto alla cultura in cui si è formata e cresciuta. Ci ha mostrato con il suo obiettivo ed i suoi scatti che la mafia esiste ed è una realtà più che presente. Ha immortalato giudici, poliziotti e uomini delle istituzioni in prima linea nella battaglia contro la "Cupola". Inoltre è andata oltre fotografando criminali e pregiudicati come Leoluca Bagarella, che la travolse buttandola a terra, realizzando proprio in questo frangente una delle sue più significative fotografie. Una donna in trincea, che ha visto la morte in faccia. Per ricordare la sua personalità e la sua lotta per i diritti delle donne vorrei citare alcuni frammenti di una bellissima intervista rilasciata a "Io donna" del Corriere della sera. "Facevo ciò che potevo per scuotere le coscienze mostrando non solo i morti ammazzati, ma anche la miseria causata dalla mafia e il potere politico che ha sostenuto il crimine, questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Però non voglio più essere definita “la fotografa della mafia”: i miei soggetti preferiti restano le donne”. “Amo fotografare le donne perché sono solidale: devono ancora superare tanti ostacoli verso la felicità, in questa società maschilista che le vuole eternamente giovani, belle, con una concezione dell’amore che spesso, in realtà, è solo possesso. E cerco gli occhi profondi e sognanti delle bambine: mi ricordano me stessa a dieci anni, quando mi resi conto, di colpo, che il mondo non era poi così bello. Era la fine della guerra, tornammo a Palermo da Trieste, dove avevamo vissuto. Io scorrazzavo in bicicletta, come avevo sempre fatto: un giorno un uomo mi fermò e aprì il suo impermeabile. Lo riferii a casa e la mia vita cambiò: mio padre mi tolse la libertà, e io sognavo solo di fuggire dalla sua gelosia. Ecco perché le bimbe che ritraggo non ridono mai: le voglio serie nei confronti del mondo, come lo sono stata io”. Foto con Bagarella
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AutoreCarlotta Bonadonna Categorie:
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