Siamo ad un giro di boa importante per l’Italia. Da domani inizieranno i processi di graduale riapertura del Paese dopo un lungo periodo di isolamento e lotta estenuante contro il Covid 19.
Il sistema sanitario è stato sottoposto ad una forte pressione e prova di coraggio, di fronte ad una situazione di altissima emergenza, in cui tutto il mondo si è trovato impreparato e senza gli adeguati DPI (dispositivi di protezione individuali, ). Nessun SSN (servizio sanitario nazionale) era pronto per fronteggiare un virus così potente e con una altissima velocità di contagio. Il coronavirus ha mandato in tilt l’intero sistema mondiale. Il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il COVID-19 una pandemia globale l'11 marzo 2020. Ma prima di ciò cosa è successo? Il 31 dicembre 2019 è stato segnalato un focolaio di casi di polmonite di eziologia sconosciuta a Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina. Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese ha riconosciuto come agente causale dell’epidemia un nuovo coronavirus, incluso filogeneticamente nel clade SARS-CoV. La malattia associata al virus è stata definita come malattia da nuovo coronavirus 2019 (COVID-19). L’11 marzo 2020, sono stati segnalati 118.598 casi di COVID-19 in tutto il mondo da parte di più di 100 paesi. A partire dalla fine di febbraio, la maggior parte dei casi sono stati indicati in zone al di fuori della Cina, con un aumento significativo di casi accertati dai paesi dell'UE/EAA e dal Regno Unito. Il virus ad oggi, ha causato 238,628 di morti in tutto il mondo, in Italia 28.710 decessi. non solo “civili” ma tanti operatori sanitari. Il rischio di trasmissione di COVID-19 nelle strutture sociosanitarie che ospitano un gran numero di persone vulnerabili è molto elevato. L'impatto della trasmissione nelle strutture sociosanitarie può essere mediato applicando misure efficaci di prevenzione e controllo delle infezioni e misure in grado di contenere il sovraccarico delle strutture stesse. Purtroppo tutto questo è mancato a causa di un sistema sanitario da anni ridotto e zoppicante, nonostante considerato tra i migliori a livello internazionale. I tagli economici sul sistema sanitario sono iniziati nel 2011, in 10 anni circa 37 miliardi di euro. Tutti questi tagli hanno inciso significativamente sul numero dei posti letto disponibili. Nel 2017 c’erano 151.646 posti letto per degenza ordinaria in ospedali pubblici (2,5 ogni 1.000 abitanti) e 40.458 in quelli privati (0,7 ogni 1.000 abitanti), per un totale di oltre 192 mila posti letto (3,2 ogni 1.000 abitanti). In base ai dati Eurostat e Ocse, tra il 2000 e il 2017 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese il numero dei posti letto pro capite negli ospedali è calato di circa il 30 per cento, arrivando appunto a 3,2 ogni 1.000 abitanti, mentre la media dell’Unione europea è vicina a 5 ogni 1.000 abitanti. Per quanta riguarda gli operatori sanitari: tra il 2009 e il 2017 la sanità pubblica nazionale ha perso oltre 8.000 medici e più di 13 mila infermieri. Quella che segue è la testimonianza, in forma anonima, per questioni di privacy, di una persona, operante in un ospedale Covid in Sicilia. “Lavoro in ospedale, da febbraio siamo stati costantemente in allarme. Io sono stato tra i primi ad essere destinato alla tenda triage, che funge da filtro per i casi sospetti. Qui viene compilato un questionario per capire la veridicità o meno del sospetto. Molte persone mentono, sostenendo che non hanno avuto contatti con persone a rischio o dichiarano di non aver sintomi, poi però accade che nell’arco di poche ore, sono soggetti da ricoverare perché incominciano ad avvertire sintomi di febbre alta e polmonite. I DPI scarseggiano, usiamo mascherine chirurgiche che non servono quasi a nulla, camici di carta, ecc. Quasi ogni giorno arrivano casi sospetti, alcuni si rivelano positivi ed altri, nella maggior parte dei casi, no. Per noi non è prevista la quarantena, nell’eventualità contagi con pazienti positivi. Purtroppo l’unica cosa che ci può aiutare è la fortuna, personalmente da circa un mese dormo sul divano di casa ed uso un mio bagno, per tutelare la mia famiglia. Circa un mese fa è stato aperto il reparto Covid, il personale medico è vario, con idee poco chiare e tanta confusione. Molti operatori si sono messi in malattia, cosa che ha portato molti di noi a fare doppi turni". Come stai vivendo questa situazione di emergenza a livello emotivo? "Penso di averla vissuta abbastanza bene, per quanto è possibile, ho continuato a fare il mio lavoro come sempre. Più di tanto non ci posso pensare, ho scelto io di fare questo mestiere. Non siamo degli eroi per quello che facciamo ma per come lo facciamo, per le condizioni in cui ci ritroviamo ad affrontare un virus sconosciuto. Io sono abituato a malattie infettive di ogni ordine e tipo. In questa emergenza sanitaria siamo partiti senza direttive e strumenti necessari. Non abbiamo avuto una formazione adeguata. Siamo senza dispositivi di protezione individuali adeguati, lavoriamo nell’incertezza. Quasi tutti coloro che arrivano in ospedale vengono considerati sospetti covid 19, di fronte ai casi di contatto con positivi non ci aspetta la quarantena". Che tipo di pazienti Covid 19 avete ? età? Decessi? "Abbiamo una 10cina di posti in terapia intensiva. Abbiamo avuto 5-6 casi intubati. Una serie di deceduti. Più o meno hanno tutti dai 50 anni in su. Purtroppo capita che prima di essere tamponati e ricoverati, attendono in PS". La situazione attuale? "Oggi la situazione è in fase di miglioramento, i numeri di ricoveri e positivi diminuiscono, così come i deceduti. Ci auguriamo che tutto possa tornare alla normalità il prima possibile. Ma sarà tutto molto lento”. Al sud d’Italia la situazione è sicuramente molto più complessa, rispetto alla situazione sanitaria del resto della penisola. Ma i problemi raccontati da questa persona sono sicuramente presenti, sofferti e critici a livello nazionale in tutti gli ospedali e centri sanitari. Onore e merito per tutti coloro che hanno continuato il loro lavoro, definendosi non eroi, perché questa è la loro professione, ma che molti di noi definiscono così per le condizioni precarie in cui stanno operando.
0 Comments
Leave a Reply. |
AutoreCarlotta Bonadonna Archivi
Settembre 2024
Categorie:
|