Al Piccolo Teatro della Città di Catania è andata in scena il 26 e 31 marzo "La scortecata" di Emma Dante. Prodotto dal Teatro Biondo di Palermo/Festival di Spoleto 60, in collaborazione con Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale.
La performance è stata perfetta, lo stile di Emma Dante inconfondibile, la sua originalità, estro, sarcasmo, umor nero, surrealismo e voglia di stupire non sono mancati. Una costruzione mai banale e pungente ha retto l'intero testo. Una sceneggiatura ricca di significati, due attori bravissimi e un allestimento scenografico semplice ma di impatto hanno reso uno spettacolo piacevole, riscuotendo durante la prima un lungo applauso finale di ben 5 minuti. Il pubblico è rimasto inchiodato alla poltrona, uno spettacolo che ha divertito, incuriosito, fatto meditare ed in alcuni momenti angosciato per le forti suggestioni in scena. Una favola moderna dalle tinte agrodolci, i protagonisti invitano a riflettere sulla vanità dell'essere umano, sulla voglia di apparire più che essere in una società che quasi lo impone. I due attori: Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, ci catapultano in una dimensione quasi surreale, il linguaggio è quello di un napoletano antico, mimica e gestualità sono enfatizzate e molto potenti, ricordando in alcuni momenti la commedia dell'arte. Due uomini che interpretano due anziane donne alle prese con la loro vecchiaia e la loro carne flaccida e non più soda che vorrebbero scorticare, eliminare per ritrovare la giovinezza perduta. Il testo è stato tratto da un racconto contenuto in "Lo cunto de li cunti" di Gianbattista Basile. Lo spettacolo si è aperto con una scenografia costruita su un palcoscenico nero e minimalista, una piccolo castello giocattolo in mezzo, due seggioline pieghevoli di legno, un baule sul sfondo ricoperto da un lenzuolo bianco e i due bravissimi interpreti seduti sulle due postazioni . Entrambi sono intenti con forza e prepotenza a risucchiarsi il mignolo della mano, un gesto spasmodico e ripetitivo, quasi convulsivo che diventa un ritmo sempre più intenso che fa da filo conduttore alla storia. Un dito che deve essere ben scorticato e liscio come quello di una giovane donna. Le due "donne" ripropongono la storia di Rusinella e Carolina ed il re. I due protagonisti drammatizzano la fiaba, interpretando le due vecchie e il re con una regia dinamica, gioco di oggetti in scena, vestiti e tessuti in movimento e con l'ausilio di musiche originali e rivisitazioni di vecchi pezzi della tradizione napoletana (Reginella, Mambo italiano). Le due donne "raccontano" la storia ma il finale non è felice e da favola, una delle due chiede all'altra di scorticarla per eliminare la vecchiaia. La piece da un tono più umoristico e divertente, in cui le due anziane si prendono in giro e punzecchiano a vicenda, diventa più cupo e tragico sul finale. L'ultima scena forse la più suggestiva e interessante appare quasi come un quadro di Caravaggio. Un'immagine violenta, cruenta, in cui la voglia di apparire belle e giovani a tutti i costi andando contro il tempo e di segni dell'invecchiamento prende la scena; cuore e messaggio della storia, che coinvolge e colpisce l'attenzione del pubblico. Due corpi seminudi sullo sfondo della scena come due personaggi di Caravaggio chiudono il sipario.
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AutoreNata Libera Archivi
Agosto 2023
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