Liberamente tratto da "La bella addormentata" di Pier Maria Rosso di San Secondo
1919 – 2019 / Centenario de “La bella addormentata” di Pier Maria Rosso di San Secondo aiuto alla drammaturgia Aurelia Armatore, Lucia Maria Collerone organizzazione Rosalba Collodoro assistente laboratorio Fabrizia Salibra interventi didattici Doriana La Fauci, Simona Miraglia con Lea Alloro, Carlotta Bonadonna, Stefania Calì, Francesco Cutrera, Arianna di Romano, Noemi Ficarra, Clara Garzia, Federica Giarratana, Monica Granatelli, Gaetano La Rocca, Martina Mangano, Daniele Mancuso, Cettina Messana, Alfonso Milazzo, Gregorio Nuara, Catia Puleo, Chiara Pirrone, Michele Rizzo, Loredana Vitellaro con la partecipazione straordinaria degli allievi della scuola MAST 79 / Caltanissetta con il coordinamento di Mariangela Rizzo e gli studenti del liceo musicale "Manzoni - Juvara" di Caltanissetta / dirigente prof.ssa Agata Rita Galfano "Io che nato, fra l’ardore dello zolfo e il sole africano, sperai di quietare la nera piaga nativa tra le brume dei nordici giardini, per ritornare con rinsaldata coscienza al nudo dovere del mio tormento" (Pier Maria Rosso di San Secondo a Maria Melato, eroina de La Bella Addomentata, 1919) Un evento che conclude un altro anno di studio sull'autore nisseno. Più di 40 allievi attori, giovani musicisti, cantanti, perforare. Un laboratorio che è donna. La forza straordinaria del femminile di Rosso: donne che custodiscono in sé il germe della corruzione per aver seguito la voce del sentimento sensuale, poi, in realtà, grazie alla sensualità, alla manifestazione del dionisiaco che è in loro, continuano a detenere il principio creatore della vita. Per queste donne e per le donne non ci sarà mai dannazione. Attraverso loro, le donne, che vivono all’insegna della Passione ma custodiscono i tratti della Bellezza, della Generosità, della Poesia ci riconnettiamo alla suprema Armonia del Cosmo. Pier Maria Rosso di San Secondo nasce a Caltanissetta il 30 Novembre 1887. Nel 1934 sposa Ingle Redlich, una giovane studentessa universitaria di origine polacca. Autore teatrale rappresentato in tutto il mondo, su proposta di Pirandello ottiene il Premio dell'Accademia d'Italia, che gli permette di costruirsi una villetta, a Lido di Camaiore. La sua nuova casa diventa meta di artisti e di estimatori che vengono accolti con sincera amicizia, ma la sua malattia è inesorabile e il 22 novembre 1956 muore nella sua casa di Lido di Camaiore. Viene provvisoriamente sepolto a Capezzano Pianore; dopo qualche anno le sue spoglie troveranno definitiva dimora in Caltanissetta. Info e costi: Biglietti disponibili direttamente al botteghino del teatro. Euro 15,00 Posto Unico Euro 25,00 Coppia euro 10,00 Gruppi minimo 10 persone
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Al Piccolo Teatro della Città di Catania è andata in scena il 26 e 31 marzo "La scortecata" di Emma Dante. Prodotto dal Teatro Biondo di Palermo/Festival di Spoleto 60, in collaborazione con Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale.
La performance è stata perfetta, lo stile di Emma Dante inconfondibile, la sua originalità, estro, sarcasmo, umor nero, surrealismo e voglia di stupire non sono mancati. Una costruzione mai banale e pungente ha retto l'intero testo. Una sceneggiatura ricca di significati, due attori bravissimi e un allestimento scenografico semplice ma di impatto hanno reso uno spettacolo piacevole, riscuotendo durante la prima un lungo applauso finale di ben 5 minuti. Il pubblico è rimasto inchiodato alla poltrona, uno spettacolo che ha divertito, incuriosito, fatto meditare ed in alcuni momenti angosciato per le forti suggestioni in scena. Una favola moderna dalle tinte agrodolci, i protagonisti invitano a riflettere sulla vanità dell'essere umano, sulla voglia di apparire più che essere in una società che quasi lo impone. I due attori: Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, ci catapultano in una dimensione quasi surreale, il linguaggio è quello di un napoletano antico, mimica e gestualità sono enfatizzate e molto potenti, ricordando in alcuni momenti la commedia dell'arte. Due uomini che interpretano due anziane donne alle prese con la loro vecchiaia e la loro carne flaccida e non più soda che vorrebbero scorticare, eliminare per ritrovare la giovinezza perduta. Il testo è stato tratto da un racconto contenuto in "Lo cunto de li cunti" di Gianbattista Basile. Lo spettacolo si è aperto con una scenografia costruita su un palcoscenico nero e minimalista, una piccolo castello giocattolo in mezzo, due seggioline pieghevoli di legno, un baule sul sfondo ricoperto da un lenzuolo bianco e i due bravissimi interpreti seduti sulle due postazioni . Entrambi sono intenti con forza e prepotenza a risucchiarsi il mignolo della mano, un gesto spasmodico e ripetitivo, quasi convulsivo che diventa un ritmo sempre più intenso che fa da filo conduttore alla storia. Un dito che deve essere ben scorticato e liscio come quello di una giovane donna. Le due "donne" ripropongono la storia di Rusinella e Carolina ed il re. I due protagonisti drammatizzano la fiaba, interpretando le due vecchie e il re con una regia dinamica, gioco di oggetti in scena, vestiti e tessuti in movimento e con l'ausilio di musiche originali e rivisitazioni di vecchi pezzi della tradizione napoletana (Reginella, Mambo italiano). Le due donne "raccontano" la storia ma il finale non è felice e da favola, una delle due chiede all'altra di scorticarla per eliminare la vecchiaia. La piece da un tono più umoristico e divertente, in cui le due anziane si prendono in giro e punzecchiano a vicenda, diventa più cupo e tragico sul finale. L'ultima scena forse la più suggestiva e interessante appare quasi come un quadro di Caravaggio. Un'immagine violenta, cruenta, in cui la voglia di apparire belle e giovani a tutti i costi andando contro il tempo e di segni dell'invecchiamento prende la scena; cuore e messaggio della storia, che coinvolge e colpisce l'attenzione del pubblico. Due corpi seminudi sullo sfondo della scena come due personaggi di Caravaggio chiudono il sipario. |
AutoreNata Libera Archivi
Ottobre 2024
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