Il teatro si sdoppia con la doppia interpretazione di Alice Sgroi e Francesco Bernava, nello spettacolo “Decadenze” adattamento dal testo originale di Berkoff curato dal regista Giovanni Arezzo.
Quattro ruoli: una coppia e i loro amanti resi in maniera chiara, distinta, cinica e quasi spietata dai 2 attori. Una realtà resa ormai decadente da una società subdola, da coppie di persone in cui lo svuotamento di valori e un accanimento verso una vita eccessiva influiscono su tutta la loro esistenza. Vittime e carnefici di una routine meccanica e fredda, in cui ogni gesto e parola sono portati all’estremo creando una messa in scena serrata, ridondante, provocatoria e irriverente. Una scenografia semplice fatta di pochi oggetti in scena, una scelta di luci forti e colorate, abiti dalle tinte forti, il tutto accompagnato da una serie di musiche di sottofondo capaci di evocare un’atmosfera esagerata, grottesca e per alcuni versi claustrofobica. Sembra infatti che i personaggi siano quasi incapaci di uscire da una vita decadente, pesante fatta di alcol, droghe e sesso. Il ritmo della recitazione è serrato e veloce, ogni gesto anticipatore di un altro ancora più incisivo. Tutto gira in maniera spasmodica intorno ai 4 ruoli Un’ottima regia fatta di originali pose e quadri scenici in cui è emersa ancor di più la bravura dei due interpreti. Entrambi hanno dimostrato grandi capacità recitative sia nell’uso della voce che nella gestualità. In scena senza sosta per tutta la durata del dramma, alternandosi tra i 4 personaggi. Un unico atto (pochi cambi d’abito in scena, quasi una corsa verso la fine) sorretto da una sceneggiatura fatta di parole a volte troppo eccessive, spinte, in cui il sesso è stato spesso il protagonista del testo. Una scrittura che ha spaccato sicuramente il pubblico in due punti di vista ben distinti. Per qualcuno troppo crudo e spietato per altri in perfetta sintonia con il mondo di Berkoff. Quello di Arezzo è un lavoro minuzioso, coraggioso e d’impatto. Una lettura che porta alla riflessione, al complimento o alla disapprovazione. Così il regista parla del suo “Decadenze”: "I versi, perché “Decadenze” è scritto in versi separati l’uno dall’altro dallo slash, con la loro identità linguistica, ricercata e mai banale, fine anche nelle volgarità e nelle bassezze, la complessità sintattica, la scansione metrica, riempiono ogni tipo di spazio, in maniera tale che ho voluto che fossero l ‘unico elemento su cui costruire questa storia.Versi così necessari, così incisivi che, se pensati, se vissuti, se scanditi in azioni e reazioni dagli attori, diventano l’unica “scenografia” possibile.Il nostro lavoro, dopo uno studio profondo del testo di Berkoff, è stato quello di creare un immaginario comune a noi tutti, che andasse dal luogo dove si svolge l’azione a tutto ciò che riguarda la biografia dei personaggi, andando a zoommare sulle relazioni che intercorrono tra loro, sulle aspettative, sulle volontà, sulle (non) prospettive, sugli incidenti. A questo abbiamo affiancato uno studio minuzioso sul suono del verso, sulle rime, sulle assonanze, sulle pause, cercando di restituire la musicalità che senz’altro ha il testo in lingua originale, e che può avere anche in italiano grazie alla splendida traduzione di Giuseppe Manfridi e Carlotta Clerici”. Lo spettacolo è stato il vincitore del Premio “CATANIA PREMIA CATANIA promosso dal Taetro Stabile di Catania.
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AutoreNata Libera Archivi
Agosto 2023
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