CATANIA – Continuano gli appuntamenti di “Zampognarea. Il mondo delle zampogne tra uomini e suoni”, progetto itinerante di conoscenza e diffusione del patrimonio musicale tradizionale, realizzato dalle associazioni Darshan e Areasud, con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, dell’Assessorato del Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana e dell’Assessorato alla cultura del comune di Catania.
Venerdì 28 dicembre alle ore 19.00 presso la Chiesa S.M. dell’Aiuto a Catania avrà luogo il concerto “Di zampogne, partenze e poesia” del polistrumentista Giulio Bianco. “Di zampogne, partenze e poesia”, disco d'esordio di Giulio Bianco, prodotto dal Canzoniere Grecanico Salentino con il sostegno di Puglia Sounds Record 2018, è un concentrato di racconti musicali, in cui la “voce narrante” è quella della zampogna italiana, che dà vita ad una musica immaginifica, epica ed a tratti pastorale in cui la pizzica pizzica e la musica tradizionale salentina si fondono alla musica elettronica e alla scrittura per orchestra. È un lavoro in cui si usa l’antico per raccontare il presente, come avviene d’altronde oggi con la musica di riproposta, frutto del percorso personale dell’autore di rivalutazione musicale e sociologica di uno strumento da sempre considerato povero e limitato, che in questo disco viene invece valorizzato ed esaltato, ora dialogando con l’elettronica, ora avvolto dagli archi dell’orchestra classica. Il linguaggio tradizionale è da sempre legato a doppio filo agli strumenti che i musicisti avevano a disposizione in un determinato periodo storico in una determinata area, ed è naturale che questo si evolva e muti con l’arrivo di nuove tecnologie, i cambiamenti del tessuto sociale, la perdita di alcune funzioni. In particolare la ricerca si è focalizzata sull’ uso di loop e campioni elettronici nella costruzione di brani dal suono tradizionale, sul loro accostamento al linguaggio della zampogna e sulla loro utilità in una concezione di arrangiamento moderna in cui si lavora sulla suddivisione delle frequenze sonore. Il concerto live è un’esperienza molto intensa, evocativa e tridimensionale in cui la musica scorre di pari passo alle immagini proiettate alle spalle degli artisti, è un viaggio in cui poesia e prosa (si utilizzano sequenze elettroniche) indirizzano l’ascoltatore verso temi affrontati dall’autore nella scrittura dei brani, pur lasciandolo libero di immaginare ed intraprendere il proprio viaggio in modo soggettivo.
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Il 25 Maggio 1978 Vasco Rossi debuttava con il suo promo album "Ma cosa vuoi che sia una canzone". Una prima volta che è diventata un'incredibile carriera discografica fatta di successi e canzoni che hanno segnato intere generazioni. Il cantautore di Zocca, rocker italiano per antonomasia ha influenzato e rappresentato a partire dalla fine degli anni'70 quella parte di pubblico che voleva ribellarsi, rivoluzionare se stessi e il mondo circostante, quella fetta di giovani che sentivano di vivere fuori dagli schemi, anticonformisti e provocatori. Il Blasco, in un periodo di grandi cantautori italiani, dove la raffinatezza della parola, i poeti e l'identità cantautorale si distinguevano nel panorama musicale italiano, irrompeva con la sua irriverenza, arte provocatoria e folle sfacciataggine. Proprio il titolo di questo album sembra non essere stato apprezzato dalle case discografiche, ma il mito di Vasco è nato in quel momento ed oggi dopo 40 anni uscirà il 7 dicembre una versione speciale dello storico disco di debutto del cantante e il 18 sarà presentata il videoclip del primo singolo «Jenny è pazza»
Una riedizione dell’album "Ma cosa vuoi che sia una canzone" con tutte le canzoni rimasterizzate e arricchite da contenuti speciali. Dopo un salto di 40 anni riascoltare questi brani metterà in risalto come certe storie siano sempre attuali e vive. Per la prima volta, a dicembre, sarà inoltre online il videoclip del primo singolo dell'album «Jenny è pazza» regia di Arturo Bertusi. Il video è realizzato in motion graphic ed i disegni sono di Rosanna Mezzanotte. Il progetto nasce dal fatto di non dare un'identità reale, umana a Jenny, di lasciarla come un'idea come la rappresentazione di un malessere esistenziale e dell'emarginazione sociale dovuta alla paura del diverso. Pregiudizi e discriminazione per la prima volta in un brano scritto quarant'anni fa, raccontati attraverso il disagio e la storia di una donna in cui quasi tutti prima o poi nella vita si sono identificati. In ognuno di noi c'è una parte di "Jenny" Due mostri sacri della musica italiana si uniscono, anzi direi due icone uniche e irripetibili del nostro panorama musicale si ritrovano virtualmente insieme. Mina canta Battisti, non è la prima volta che la tigre di Cremona onora e celebra il poeta milanese, scomparso 2o anni fa, con un'interpretazione sublime e celestiale di pezzi impressi nell'immaginario collettivo di diverse generazioni. E' uscito il 3o novembre l'album "Paradiso" (Lucio Battisti Songbook). La cantante spiega che non c'è titolo più appropriato "Per un'interprete cantare le canzoni di Lucio è un'esperienza celestiale". I due grandi artisti si sono esibiti per la prima e unica volta insieme nel 1972, creando un connubio magico e apparentemente dissonante, due personaggi infatti dalla presenza scenica diversa e caratteri scostanti ma dal carisma irraggiungibile.
Mina è sublime e disinibita, irriverente e potente in ogni rivisitazione. Gorgheggi, espressioni vocali, risate e sussulti armonici che esaltano una Mina ancora più divina di quello che è già. Un album da brividi, include interpretazioni già edite della cantante, dei più famosi brani del duo Battisti-Mogol, con l'aggiunta di due canzoni mai registrate prima: “Vento nel vento”, arrangiata da Rocco Tanica, e “Il tempo di morire”, arrangiata da Massimiliano Pani; inoltre sono presenti alcune rarità: cinque canzoni di Battisti cantate in spagnolo e una in francese. Tutte le tracce sono state riversate in digitale dai nastri originali, restaurate, rimasterizzate e rimixate da Celeste Frigo, con la supervisione di Mina, che ha curato l'intero progetto. Tra tutti scelgo per voi "Nessun dolore", la pelle d'oca ed un nodo alla gola sono inevitabili durante l'ascolto di questa versione. Forte, potente, incisivo e sfacciato; gli arrangiamenti alla chitarra dalla carica rock arrivano a scuotere animi e cuori, andando oltre una semplice esperienza di ascolto. La nuova versione non tradisce l'innovazione e la sperimentazione musicale della versione originale del grande Battisti. Il famoso falsetto "Nessun dolore" di Mina ricorda e rende onore alle capacità vocali del cantautore-poeta scomparso 20 anni fa. Mina un'interprete, mi spiace per le altre, irripetibile. |
AutoreCarlotta Bonadonna Archivi
Giugno 2022
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