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Poesie e riflessioni

Il glicine della memoria. Finalista all'Etnabook 2019

6/19/2020

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Tra i 5 finalisti all'Etnabook festival 2019, Sezione: un racconto in una pagina

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Come ogni mattina camminavo lungo le siepi di quel giardino tanto amato e nello stesso tempo tanto odiato. Conoscevo ogni foglia, petalo caduto, ogni fiore lo chiamavo per nome. C’erano dei cespugli che paragonavo alle mie vecchie zie, guardandoli mi venivano in mente le loro teste ricoperte da acconciature tremende, sempre spettinate, poco curate e in alcuni punti stempiate. Cespugli una volta in fiore, forse come erano loro, ma oggi da quando il signor Luigi, guardiano della villa, non abitava più erano in uno stato di assoluto abbandono.
Da quando il signor Luigi è andato via il giardino della mia casa- prigione non è più lo stesso.
Da anni non esco più di casa, l’unica libertà che mi prendo è gironzolare tra gli alberi e le aiuole del parco. E’ immenso, in alcuni angoli è baciato dal sole, dove amo sdraiarmi sul prato e leggere un buon libro.
Ci sono fiori che tratto come figli e che curo con amore e passione tutti i giorni. Dopo la morte di mio padre da circa 2 anni non esco più di casa, lo so, è strano ma proprio non ci riesco, sono bloccata, intimorita dal mondo fuori. Mamma mia una volta ero una grande viaggiatrice, non mi fermava nessuno, questa casa praticamente non la conoscevo, non sapevo nemmeno che ci fossero così tanti fiori e verde. A volte mi costringevo a rimanere un po’ con la mia famiglia.
Oggi invece, sono sempre tra le mura di casa o meglio ingabbiata tra i cancelli del giardino. In questi due anni mi sono innamorata di ogni germoglio e bocciolo che con amore   innaffio e coccolo ogni giorno.
A parte le zie, i cespugli dietro casa, che proprio non riesco a guardare, adoro ogni vicolo e pietra. Ci sono zone meno curate, abbandonate perché erano le aree di mio padre, dove si dedicava al giardinaggio e alla pittura e che ancora non riesco a rivivere.
Ma ieri è successo qualcosa di strano, come prima accennato, … ogni mattina camminavo lungo le siepi di quel giardino tanto amato… quando un profumo nuovo, inebriante e pungente mi ha completamente rapita anzi stordita. Porca miseria, come sotto l’effetto di uno stupefacente mi sentivo drogata da quell’ondata di freschezza che sembrava dovesse spaccarmi le narici. Ho lasciato i miei soliti pensieri sulle zie spettinate e con un po’ di paura ho seguito quel profumo.
Più andavo avanti e più mi rendevo conto che mi avvicinavo alle zone inesplorate che erano di mio padre, a quello spazio che io chiamavo “oltre la memoria”. Mi manca mio padre e non sono ancora pronta a ritrovarlo a riviverlo, almeno lo pensavo fino a ieri. Piano piano e con paura mi sono ritrovata davanti ad un vecchio gazebo in ferro, arrugginito e ricoperto di glicini pendenti, viola come la tunica che il prete usa durante la quaresima. Mi sono avvicinata a questo color lutto e man mano che osservavo i fiori la sfumatura abbinata alla morte diventava un colore vivo e vitale. Questi glicini erano bellissimi. C’era un vecchio dondolo sotto il gazebo dove mio padre credo dipingesse. Mi sono seduta e completamente drogata dal profumo dei grappoli dei fiori rivedo mio padre seduto accanto  a me a dipingere un mio ritratto mentre io lo fissavo dall’altra parte della tela. All’improvviso un petalo viola mi è caduto sul volto, mi è sembrata come una carezza venuta da un altro mondo, quasi ultraterrena, trascendentale a quello che stava accadendo. Ho sentito improvvisamente la mano di mio padre accarezzarmi il volto. Inutile dirvi che sono scoppiata a piangere, ma un pianto di gioia. Era come se mio padre mi avesse invitato a raggiungerlo in quel posto, a ritrovarlo, a non aver paura di lui. Ero emozionata e scossa e mi era venuta un gran seta, avevo la bocca secca dallo shock. Mi sono guardata intorno e dopo essermi alzata dal dondolo ho cercato come una diseparata qualcosa da bere in quell’angolo dimenticato da tempo. Ma non sarebbe stato possibile trovare se non alcune sue vecchie bottiglie vuote, qualche caraffa di acqua piovana e impolverate lattine di birra.  Invece rovistando dentro un vecchio armadietto di legno, ho scoperto una improbabile bottiglia di liquore al mandarino che faceva mio padre. Era chiusa, intatta, sembrava essere lì per me. Un brivido di emozione e incredulità insieme. Era il mio liquore preferito che bevevo sempre con lui. Ho deciso di aprire la bottiglia, un solo sorso mi ha fatto ritornare alla mente le passeggiate con lui nel parco e le chiacchierate sui miei viaggi. Un passato dimenticato, volutamente fossilizzato era di nuovo presente. Ero felice, ero in uno stato di godimento, mi sentivo lentamente ritrovare quella parte di me accantonata, ma qualcosa ha distratto i miei pensieri. Ho visto avvicinarsi in un volo danzante e armonico una farfalla stupenda, mai vista prima. Anche loro le conoscevo tutte, la mia grande passione. Le consideravo come delle amiche, a volte gli raccontavo dei miei amori appassiti come le margherite dell’ingresso vicino al cancello principale. Questa farfalla era ipnotica. Senza rendermene conto la seguivo senza capire dove mi volesse condurre. L’ho rincorsa e siamo arrivate fino all’ingresso del cancello che era aperto. Alla vista dell’uscita mi sono fermata, paralizzata, per la prima volta un dubbio, la voglia forse di oltrepassare quelle ringhiere e riscoprire la vita fuori. La farfalla proprio sulla soglia dell’uscita mi si è delicatamente appoggiata sulla mano, mi guardava come se volesse dirmi “Io devo andare, vieni via con me, esci vola di nuovo nei tuoi viaggi”. E’stata circa un minuto. In quel momento ho capito che dovevo seguirla, continuare il mio volo con lei aldilà del cancello. E così è stato, sono seduta in una splendida spiaggia in una incantevole isoletta greca, sorseggio un profumato bicchiere di liquore al mandarino e ritraggo mio padre guardando una sua vecchia foto mentre dipingeva sotto la cascata di glicini del suo amatissimo gazebo.
 
 
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Intervista ad una corazza

6/19/2020

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Da un esercizio di Antropo-teatro è venuto fuori questo:

Era una mattina come tante, stavo facendo una passeggiata per il centro del mio piccolo e monotono paese. Da quando ero piccola esisteva all’angolo con il fruttivendolo, uno squallido e insignificante museo di antiche corazze e armature medievali. Credetemi mai entrata… mai venuta la curiosità di mettere piede là dentro. Stavo quasi per arrivare a casa quando cazzo! un acquazzone  incominciò a bagnarmi dalla testa ai piedi, non sapendo dove ripararmi, l’unico posto possibile dove salvarmi, era il museo. Ebbene mi ritrovai in quello stanzone squallidissimo, impolverato e sporco. C’ero solo io e la guardiana. Era gratuito. Mi fece accomodare su una sedia in un angolo lontana da lei. Intorno a me solo armature e silenzio. Non voleva smettere di piovere, ero stanchissima e i miei occhi non ce la facevano più a stare aperti. La guardiana mi chiese all’improvviso se volevo fumare una sigaretta con lei. Io le risposi che c’era già abbastanza fumo dovunque.
Non si vedeva nulla, avevo gli occhi lucidi, poi una voce, sembrava la pronuncia di una ragazza o una signora, comunque una donna. Non era la guardiana, troppo vecchia. Poi dietro quella montagna di fumo mi apparve questa simpatica donna. Era bella, ma molto esile, con le spalle ricurve, intimidita, quasi impaurita. Le chiesi se avesse paura, lei mi rispose di si.  A quel punto le domandai perché provasse quella sensazione, perché fosse in quella postura di chiusura, era troppo bella per rimanere quasi invisibile. Mi rispose che aveva timore di tutto, che era rimasta fregata dalla vita, troppe delusioni e fallimenti. Che era debole, che non riusciva a difendersi…. Bho? rimasi molto scioccata da quelle parole. Le dissi allora che doveva difendersi, doveva indossare una corazza. A questa parola lei mi guardò sbalordita e mi chiese,  una corazza? Io  “non sai che cosa sia?  Non è possibile che tu non lo sappia”. Lei replicò che lo sapeva benissimo, ma che non voleva assolutamente andare in guerra,  diventò nervosa, mi attaccò dicendomi che ero una persona violenta, che amavo la guerra… io??? Io che non sono capace di uccidere una zanzara. Ero  meravigliata, continuava a dirmi che la corazza era un’ armatura, un oggetto che serviva solo per fare la guerra.  Un pezzo di ferro orribile, cattivo, che non è utile a nulla se non per fare del male agli altri. Io le spiegai che era anche una protezione, un mezzo per difendersi, un oggetto importante in caso di attacco dal nemico. E lei: “Che cos’è una protezione?” Io:” Serve per difendere la tua anima, la tua personalità, la tua identità. Lei mi raccontò a quel punto che la sua anima era a pezzi, che non ritrovava più la sua  integrità, che era smarrita, disorientata. Cercai di farle capire che le cose hanno sempre due facce, a secondo di come le guardi, tentai di spiegarle in che modo doveva vedere la sua corazza:“La corazza cade quando siamo felici, decidiamo di toglierla quando ci sentiamo protetti. La corazza ce l’hanno i più sensibili, quelli con più ferite, quelli che hanno sofferto, quelli che hanno combattuto 1000 guerre. Alla parola guerra lei ricominciò a tremare. Sosteneva che si combattesse solo  con le armi per la strada e che gli unici protagonisti fossero solo i soldati, per cui i più sensibili non potevano aver fatto 1000 guerre. Mi disse di non capire più nulla, voleva sapere che cosa fosse la guerra.  Affermai che la guerra non era solo una bruttissima lotta armata fra paesi, ma che ognuno di noi poteva combattere la propria lotta interiore, morale; ognuno poteva difendere se stesso da un nemico che poteva essere chiunque: una persona che non ci voleva bene, una malattia, un fallimento, una delusione, un qualcosa di cattivo per noi. Continuai dicendole che: “La corazza nasconde tanta dolcezza e voglia di dare. Ma è costretta dalla paura”.
Mi chiese che cosa fosse la paura. Le risposi che era il sentimento che probabilmente provava lei chissà da quanto tempo, per il quale era piegata su se stessa, curva e disorientata. Continuai  poi dicendo:” La corazza è difficile da levare ma è possibile.
La corazza è pesante, da soli non possiamo abbandonarla, affidiamoci a chi ci mostra onestà.” A questa parola ancora un altro quesito. Che  cos’è l’onestà? Le dissi che era un ‘atteggiamento morale, giusto e corretto. Ce l’ha chi è sincero e vero con noi. Lei mi rispose che avevo ragione,  che conosceva questa parola ma l’aveva dimenticata, non la usava  da molto tempo. Io ero scioccata ma capivo lo stato d’animo della donna.. e seguì: “La corazza scompare grazie a un cuore sicuro e forte capace di farla cedere. La corazza buttiamola insieme a chi è capace di amarci prima e senza armatura;
Chi sa andare oltre la nostra corazza, perché vuole scoprirci, portiamolo con noi senza più il peso di nessuna armatura”. A questo punto si mise a piangere. E mentre le sue lacrime e grida di dolore aumentavano, sembrava però prendere il sopravvento un’ enorme risata. Contemporaneamente il suo corpo cambiava sembianza. La sua postura prendeva una nuova forma, appariva come un bocciolo di un fiore che piano piano si stava schiudendo. Le sue braccia erano come petali enormi e lunghi. Era di nuovo dritta, bellissima e forte. La sua corazza era caduta e con lei  tutte le sue ansie e timori.
Il fumo davanti agli occhi non c’era più, la donna nemmeno, ma c’era invece quella brutta guardiana che mi invitava ad uscire dal museo perchè aveva smesso di piovere.
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"Lettera agli stronzi" una poesia che  fa riflettere, soprattutto i diretti interessati.

2/7/2020

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Poesia che fa pensare, riflettere e sorridere. 

Lettera agli stronzi
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​​Cari stronzi,
siete tanti e questo vi dà coraggio.
Girate col cartellino in tasca:
ammonire è il vostro passatempo.
Non avete faccende importanti
nella vostra vita,
date la caccia alle miserie degli altri
per dimenticare le vostre.
Io vi riconosco appena aprite la bocca,
vi sento anche quando non vi vedo,
siete registi falliti, creativi che non hanno mai creato niente, poeti
della cenere, fotografi dello sbadiglio,
militanti della purezza immaginaria.
Il vostro tempo è scaduto,
la fiamma della vostra candela
si allunga perché è alla fine.
Sta per venire il tempo dei silenziosi
dei gentili. Il rancore è un ferro vecchio,
Dio è tornato a farci compagnia,
e noi porteremo sulla punta delle dita
il suo chiarore.
Franco Arminio 
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Pablo Neruda: "Corpo di donna", sensuale, intensa, dolcemente erotica. Tra le più esplicite.

1/29/2020

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​Corpo di donna
 
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d'abbandono.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.
 
Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli uccelli
e in me la notte entrava con la sua invasione possente.
Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma,
come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.
 
Ma cade l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del petto! Ah gli occhi dell'assenza!
Ah la rosa del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
 
Corpo dì donna mia, persisterò nella tua grazia.
La mia sete, la mia ansia senza limite, la mia strada indecisa!
Oscuri fiumi dove la sete eterna continua,
e la fatica continua, e il dolore infinito.
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Con le "Palle di Natale" Nata Libera Web, vi augura Buon Natale e Buone Feste!

12/24/2019

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​Le palle di Natale
A Natale di palle se ne vedono tante, di tutti i colori, forme e dimensioni.
Si usano per decorare alberi e alberelli, tavolate, balconi e giardini.
Palle in ogni dove, pensiero e immaginazione.
Un albero con troppe palle è pesante, esagerato e artefatto.
Un albero con poche palle è confuso, banale e insignificante.
Un albero con palle e luci è originale, brillante e divertente.
Un albero senza palle ma con tante luci, decorazioni e chi ne ha e più ne metta è sempre più di moda. Le palle se ci sono non si vedono, un groviglio di fili confusi, luci a intermittenza che vanno a vengono, un miscuglio di oggetti senza ordine e coerenza.
Vi prego per Natale almeno per le feste ricordatevi di usare le palle con equilibrio e logica. Di essere come alberi armoniosi e giusti. Ovvio non troppo sobri e seri ma veri, allegri e belli.
Mi raccomando scegliete con cura l’albero da portarvi a casa, che possa sorreggere tutte le palle che avete accumulato,  i suoi fili intrecciati e le lucine che ogni tanto si spengono….
Sdrammatizziamo e ridiamo alla vita che è meglio!!!
Auguri di Buon natale e Buone Feste da Nata Libera Web
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La corazza

2/25/2019

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La corazza è una difesa, se non ci fosse qualcosa di morbido e delicato dentro non servirebbe a nulla.

La corazza non è un indumento protettivo fisso per sempre sulla pelle, altrimenti saremmo sempre al sicuro.

La corazza cade quando siamo felici, decidiamo di toglierla quando ci sentiamo protetti.

La corazza ce l’hanno i più sensibili, quelli con più ferite, quelli che hanno sofferto, quelli che hanno combattuto 1000 guerre.

La corazza nasconde tanta dolcezza e voglia di dare. Ma è costretta dalla paura.

La corazza è difficile da levare ma è possibile.

La corazza è pesante, da soli non possiamo abbandonarla, affidiamoci a chi ci mostra onestà.

La corazza scompare grazie a un cuore sicuro e forte capace di farla cedere.

La corazza buttiamola insieme a chi è capace di amarci prima e senza armatura.

Chi sa andare oltre la nostra corazza, perché vuole scoprirci, portiamolo con noi senza più il peso di nessuna armatura.
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Amate i corazzati sono i migliori

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"L’amore è un gioco per costruirci delle regole"  finalista al concorso poetico "Tra un fiore colto e l'altro donato. La premiazione sabato 16 e domenica 17 febbraio  presso Il Teatro CET della Tenuta dei Ciclamini di Mogol.

1/22/2019

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 "L’amore è un gioco per costruirci delle regole" è una poesia d'amore, anzi nasce più con l'idea di una canzone con la quale timidamente ho partecipato al concorso  "Premio Poesie d’amore" della casa editrice Aletti. Non la considero tra le mie migliori espressioni ma è arrivata  finalista all'evento poetico "Tra un fiore colto e l'altro donato. Sabato 16 e domenica 17 febbraio prossimo presso Il Teatro CET della Tenuta dei Ciclamini di Mogol ci sarà la premiazione.  Un reading di 2 giorni accoglierà i finalisti del concorso e la presentazione dell'Antologia che raccoglierà i componimenti finalisti. Presidenti di Giuria Giuseppe Aletti e Francesco Gazzè. Mogol aprirà i lavori.

Spiegare questo sentimento è per me molto complicato, soprattutto quando bisogna racchiuderlo in poche righe. Pubblico la versione integrale.
Sicuramente viviamo un momento dove non si capisce più nulla, dove i sentimenti sono offuscati, confusi, impulsivi. Dove si ha paura di amare ed essere felici. Dove le delusioni, i rifiuti e i tradimenti superano la felicità. Dove gli amori liquidi si spengono in breve tempo, scivolano e si trasformano in nulla, dove il sesso governa l'istinto, dove è più facile scappare che rimanere. L'amore ha tante facce. In questo testo racconto una storia come tante, un amore vissuto a metà, un amore mai sbocciato. Un uomo o una donna che si innamora come, spesso capita della persona irraggiungibile.  Un rincorrersi di 2 anime libere e folli talmente tanto indipendenti, che hanno bisogno dell'amore per costruirsi delle regole. Quelle storie impossibili e difficili dalle quali uno esce vincente e l'altro sconfitto. Ma l'amore è pure questo un gioco di forze, reciprocità, fatto di regole nascoste, bugie e verità. Il finale decidetelo voi.

Dedicato a tutti quelli che danno senza pentirsi, alle persone forti che osano, che si rialzano e amano più di prima, a chi ci crede ancora nonostante tutto.

Che faccia emozionare chi ha vissuto almeno une volta nella vita una storia simile!

                           "L’amore è un gioco per costruirci delle regole"
Sbaglio sempre, sono pazza, sono attratta da te,
folle tensione uguale ai miei sbalzi d’umore.
Siamo due sognatori, due creatori di emozioni, due anime colorate nel nostro mondo bicolore.
 
Cercarsi e allontanarsi perché è troppa la paura di innamorarsi nel prossimo incontro in un altro porto.
Ho provato a non legarmi, a non pensarti ma mi hai fregato, ed è lì, che ho capito che eravamo
stretti, troppo stretti, in un insolito destino anzi in un gran casino.
 
Siamo troppo liberi che per noi l’amore è un gioco per costruirci delle regole.
Non aver paura di buttarti nei miei pensieri, nei miei spazi, nei miei sorrisi e nei miei pianti.
 
Da sola non mi basto, la tua energia è vitamina quando fuori piove e ripenso ai rimpianti.
Non ti arrabbiare se non so cucinare, né ballare ma so farti sorridere e tranquillizzare,
quando tu arrivi a casa e vorresti solo arrabbiarti all’ improvviso invece vuoi solo abbracciarmi.
 
Siamo troppo liberi che per noi l’amore è un gioco per costruirci delle regole.
Non aver paura di buttarti nei miei pensieri, nei miei spazi, nei miei sorrisi e nei pianti.
 
Non ti ho mai chiesto di amarmi ma di provarci, dai regalami un fiore e portamelo senza timore,
quello più semplice perché insieme possiamo trasformare tutto in un grande rumore.
Lasciati andare, perché ti limiti? ti blocchi? tanto lo so che vorresti chiamarmi
e sapere se sono ancora arrabbiata per i tuoi falsi allarmi.
 
Siamo troppo liberi che per noi l’amore è un gioco per costruirci delle regole
Non aver paura di buttarti nei miei pensieri, nei miei spazi, nei miei e sorrisi e nei pianti.
 
Ora sai che ti dico?
​che se vuoi sono qui ad aspettarti mentre perdi tempo a pensarci,
ma ricordati che voglio solo provarci ad amare come solo noi possiamo fare
senza regole, strategie e monotonie che ammazzeremo con le nostre follie.



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Estemporanea del Federiciano. "Placa i tuoi sensi"

10/4/2018

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Estemporanea di poesia al Festival Federiciano 2018. Tre le tracce proposte:

1. "La felicità può essere trovata anche nel periodo più buio, solo quando ci si ricorda di accendere la luce" J.K. Rowling

2. "Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda. Antoine DE Saint-Exupery

3. "Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo. Tiziano Terzani

Tre frasi bellissime, tre spunti forti e stimolanti. Difficile scegliere, poi però quello più vicino a me e oggetto di passate riflessioni è stato il pensiero di Tiziano Terzani.
In poco tempo, in 30 minuti, seduta di fronte al mare, in un pomeriggio nuvoloso ho buttato giù questa mia riflessione.

Placa i tuoi sensi

Accendiamo la mente 
anche quella più latente
ma più paziente.

Fermati, placa i tuoi sensi e di tuoi versi

Ascolta il silenzio in silenzio.
shhhhhhh....tutto tace e ti dà assenso

Ferma la corsa contro il tempo,
senti il tuo intimo più attento
e avvezzo al piacere che spesso teme.

La vera rivoluzione è quella interiore,
quando lo spirito sarà di nuovo acceso
tutto acquisterà un muovo splendore
che prima ti sembrava avverso.

Il mondo ha bisogno di emozioni e nuove sensazioni,
la rivoluzione  spirituale  è potente e saccente.

Lasciati soffocare da un nuovo vento, assapora l'imprevedibilità del mare,
l'eccitazione di viaggiare ed un sole da abbracciare.

La vita è come uno stupefacente che ti porta alle stelle ma che a volte fa molto male.
La vita è meravigliosa come una giostra colorata che gira velocemente ma...

Tu fermati a pensare...placa i tuoi  sensi ed i tuoi versi.
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Le donne forti calamite di situazioni difficili.

10/1/2018

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Dedico questa riflessioni a tutte le donne forti della mia vita che ogni giorno si rialzano, combattono e realizzano cose meravigliose. Amano, piangono, vivono ed hanno un cuore enorme. Dietro la corazza fatta di lividi passati c'è solo tanta tenerezza e amore. Le donne più forti, le più sensibili, basta saper suonare le corde giuste. Grazie a tante storie, racconti e chiacchiere posso far partire la mia penna che funziona meglio della mia bocca.


Le donne forti non hanno paura di parlare, né di lottare per quello che vogliono. Sanno che possono contare sulla loro intelligenza e capacità di provare sentimenti. Si buttano senza remore e passione in tutto quello che fanno. Non danno colpe agli altri per i loro fallimenti ma  si mettono in discussione ogni giorno cercando di migliorarsi e non commettere più gli stessi errori.

Le donne forti si aiutano a vicenda, si incoraggiano, si stimano e non invidiano.
Le donne forti si rialzano anche quando tutto rema contro e sembra non esserci più via di fuga e speranza.

Le donne forti non si arrendono, sono determinate e credono nelle loro capacità.
Nel  lavoro, in famiglia, in amicizia e nella vita in generale si va avanti come treni in corsa, superando la qualsiasi cosa e sfidando ogni difficoltà.

C'è solo un grande problema, sono così forti che spesso si trovano a dialogare con uomini deboli  e fragili ed è proprio la loro forza che le spinge a imbattersi in casi disperati e difficili, perché pensano di farcela, di poter andare oltre tutto e risanare quella persona che sembra avere bisogno di loro.

La loro forza le porta a dire "non soffrirò mai", "sarò capace di smettere quando voglio", "giocherò finché ho voglia", "gestirò i sentimenti senza farmi coinvolgere". Ma questa benedetta forza ha una grande nemica, la sensibilità e la passione di vivere tutto intensamente.
La donna forte non si risparmia, si dà senza chiedere nulla in cambio perché mangiarsi la vita è quello che conta.

La donna forte sfida gli uomini più contorti e complicati perché non ha paura di amare.
Succede però che diventa come una calamita che attrae a se situazioni che non merita e allora arriva la paura che fa ritornare l'autostima e l'amore per se stessa.
Prima che i sentimenti ritornino  a causare sofferenza per un amore non corrisposto, la donna forte retrocede, si ferma, si blocca e dice basta. Decide lei quando iniziare e chiudere il gioco, perché non ha paura di amare e soprattutto vuole darsi al 100x100.

La donna forte è capace di ripensarci, di cambiare idea, non rimane ferma perché osserva, ascolta e risponde.

Non è fatta per le cose a metà. La sua pienezza la porta a cercare la libertà di vivere in coppia la sua vita da single. Non ha paura di litigare e del confronto. Alza la voce, si fa valere ma cerca la pace e la tranquillità. Ogni problema ha una soluzione costruttiva e non distruttiva. Non azzera  chi le sta accanto ma lo stima e lo spinge a migliorarsi

Non è difficile esserlo ma è complicato perseverare in questo stato di pienezza quando la vita diventa dura e l'amore sembra essere solo un gran casino.
In questi momenti ricordiamoci che la fragilità appartiene anche alle donne forti,  sanno piangere più degli altri, sanno amare senza limiti e cadono. Soffrono in silenzio. Dietro un sorriso ci sono lacrime silenti.

Le donne forti hanno bisogno di protezione più degli altri perché essere forti vuol dire "Basta, non voglio più lottare da sola".
Ma ogni maledetta caduta è un calcio per rincominciare, la donna forte si rialza.

​Grazie donne forti di esistere.


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"La ribellione di una poesia". X Festival Federiciano della poesia.

8/28/2018

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La poesia l'ho dedicata a mia sorella, che ha da poco superato un piccolo momento delicato, nel video si sente solo l'ultima parte della dedica.
Spiego poi da dove nasce il componimento. Inizialmente ispirato da alcune conversazioni con amiche ed i loro problemi con uomini sbagliati, sulla difficoltà del dialogo e sull'uso  improprio delle parole; sono le parole ed il loro peso il cuore della poesia. Decido inseguito di  cambiare il soggetto della ribellione,  diventa la POESIA L'ANIMA CHE SI RIBELLA AL SUO AUTORE, STANCA DI UN USO NON CORRETTO DELLA PAROLE, SPESSO USIAMO SENZA TROPPA ATTENZIONE UN'ARMA IMPORTANTE A DOPPIO TAGLIO: LA CAPACITA' DI PARLARE.

​ La ribellione di una “poesia”

Le parole hanno un valore.
Parole storte, leggere, maliziose.
Parole che con niente ti trafiggono il cuore,
parole che con molto ti scoppiano nell’umore.
 
A volte le butti come se fossero prive di emozione.
Ogni sillaba è tensione ed eccitazione.
Hai giocato con me, usando lettere di dolore.
 
Io sono forte,
le parole che mi hai gettato addosso come se fossi un sacco rotto, come vetro tagliante mi hanno rotto.
 
Ma io sono forte,
e vedrai che col tempo ogni gesto stressante
sarà un insieme di sassi pesanti,
che si insinuano nella notte calante.
 
Parole a senso unico, parole a doppio senso, parole con non senso.
Tu non sapevi usarle e nemmeno dosarle
Ma soltanto sfruttarle.
 
Ma io sono forte
Le parole che mi hai gettato addosso come se fossi un sacco rotto, come vetro tagliante mi hanno rotto.
 
Ogni parola ha un suo colore, un’onda e un’armonia ma tu non sapevi creare nessuna melodia.
 
Le tue parole mi hanno ucciso,
ma oggi ti rispondo come, io, poesia
preziosa e orgogliosa
che non c’è peggior parola che quella silenziosa.
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