Pentedattilo è una piccola scoperta estemporanea nata dal mare, poi ti giri vedi le " montagne" e dall' azzurro al verde è un attimo di pensiero. Io voglio bene al mare ma amo le montagne. Queste chicche del nostro sud dovrebbero essere valorizzate perché se per molti sono pietre e sassi per altri sono anima e core♥️
Oggi il borgo è davvero un gioiellino storico, paesaggistico, naturalistico e di interesse archetettonico. Suggestivo per la sua posizione e vecchio insediamento abitato è sicuramente a prima vista un colpo all' occhio. La rocca è davvero prorompente e come tutte queste "cime" crea un effetto di straordinarietà rispetto alla natura circostante. Posto a 250 metri s.l.m. Pentedattilo sorge arroccato sulla rupe del Monte Calvario, dalla caratteristica forma che ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita, e da cui deriva il nome del borgo in lingua greca πέντα-δάκτυλος. Quello che era l'antico paese è stato definitivamente abbandonato nel 1971, dopo che, tre anni prima, era stato dichiarato inabitabile: la popolazione era infatti migrata leggermente più a valle formando un nuovo piccolo centro dal quale si poteva ammirare il vecchio paese fantasma. Il vecchio " paesino" è rinato diventato luogo di interesse per i turisti. Una serie di attività hanno ridato vita alle antiche viuzze e sentieri. Artigiani locali hanno aperto alcune botteghe per la vendita dei propri prodotti, ed è presente un ristorante. La chiesetta del borgo merita la visita. Il parziale ripristino del villaggio ha compreso il rifacimento della pavimentazione della stradina principale ed il restauro di alcuni edifici. Ogni estate Pentedattilo è tappa del festival itinerante Paleariza, evento della cultura grecanica nel panorama internazionale. Inoltre ospita tra agosto e settembre il Pentedattilo Film Festival, festival internazionale di cortometraggio.
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La cultura e la bellezza ripartono in Sicilia dopo 3 lunghi mesi di lockdown. Per festeggiare questo nuovo inizio, un ritorno alla normalità, con la speranza di una ripresa turistica ed economica del nostro territorio, è nata un’importante iniziativa regionale “La cultura riparte” che prevede ingressi gratuiti dal 30 maggio al 7 giugno a tutti i siti archeologici dell’isola. Un progetto che sembra onorare e ringraziare quelle realtà a cui dobbiamo la nostra fama nel mondo e che ci permettono di vivere, regalando storia e cultura antica. Il blocco dovuto al Covid 19 ha sicuramente segnato non solo un arresto drastico alla nostra economia fondata sul turismo ma la chiusura dei cancelli delle nostre bellezze è stato un duro schiaffo morale alla nostra identità territoriale e umana. La Sicilia rinasce con la riapertura delle aree archeologiche di: Segesta, Selinunte, Morgantina, Taormina-Naxos, Tindari, Patti, Neapolis di Siracusa, Teatro greco-romano e Odeon di Catania, la Valle dei Templi di Agrigento, la Villa Romana del Casale a Piazza Armerina; i musei regionali Pepoli di Trapani, archeologico di Aidone, il Paolo Orsi di Siracusa, il Bernabò Brea di Lipari; la galleria di Palazzo Abatellis, il museo Salinas, la Cuba, San Giovanni degli Eremiti a Palermo; il chiostro del duomo di Monreale; il museo Antonio Uccello di Palazzolo Acreide, solo per citare i principali siti. L’iniziativa, per motivi ovvi alla pandemia, è stata organizzata seguendo ordini di sicurezza per precisi: Misure igieniche-sanitarie molto rigide, termoscanner, mascherine, guanti, gel per le mani e ingressi in piccoli gruppi, con prenotazione obbligatoria. L’Aditus, l’agenzia che gestisce le prenotazioni per i principali siti della regione ha fatto sapere che in poco tempo, tante sono state le prenotazioni arrivate per visitare i siti archeologici. A Taormina, città simbolo del turismo siciliano e che accoglie migliaia di visitatori tutti gli anni, la riapertura del Teatro Antico è stato davvero un momento emozionante ed emblematico per tutta la cittadinanza. Il teatro fa parte del Parco archeologico Naxos- Taormina che include l’Isola Bella ed il museo di Giardini Naxos. Nonostante la desolazione e la mancanza di turisti che quest’anno renderà la stagione zoppicante e difficile, già da ieri alcuni visitatori hanno fatto onore a quello che Goethe così descriveva: “"Non vi è stato mai pubblico in un teatro, il quale abbia potuto godere di vista uguale". Presenti all’ inaugurazione del Teatro Antico di Taormina: il neo assessore regionale ai beni culturali Alberto Samonà, il sindaco della città Mario Bolognari, Gabriella Tigano, Direttrice del Parco Archeologico Naxos-Taormina e Riccardo Ercoli, Presidente dell’Aditus. Inoltre anche: Matteo Francilia, sindaco di Furci, Antonio Catalfamo, deputato regionale e Fabio Cantarella, Assessore del comune di Catania. Così Samonà ha descritto il progetto “La cultura riparte: “Abbiamo voluto dare un messaggio ai siciliani con l’iniziativa denominata La cultura riparte. Da oggi al 7 giugno si potrà entrare gratuitamente ne Parchi archeologici e nei musei della nostra isola con un sistema online di prenotazione. La regione Sicilia vuole ringraziare tutti coloro che hanno consentito alla nostra isola di tenere bassi i livelli di contagio rispetto ad altre regioni che ancora si trovano in una fase di post emergenza. Ritorniamo a riappropriarci dei nostri gioielli, se nelle agende della politica, la cultura era agli ultimi posti, adesso dobbiamo metterli in primo piano. Questa è una scommessa”. Grande emozione ed entusiasmo anche da parte del sindaco Bolognari: “Si riparte dal punto simbolo della storia e della cultura di Taormina, ciò per cui il mondo si è mosso per ammirare questo angolo di mondo. Solo per il primo giorno di apertura ottanta prenotazioni. Per di più, all’ora esatta di apertura al pubblico è piovuto. Lo prendo come un segno bene augurante per il Teatro e per Taormina e la Sicilia. Con l’assessore regionale si beni culturali e la direttrice del Parco abbiamo discusso anche della possibilità di una rassegna di eventi e spettacoli in modalità coerente con i protocolli di sicurezza sanitaria. Ci sono ipotesi in campo stimolanti e di alta qualità. Dal 15 luglio potremmo partire anche con questa parte dell’ attività del monumento”. Tanta voglia di ripartire e di creare cultura e spettacoli anche se in maniera ridotta. L’ idea di un cartellone a “norma covid” è sicuramente un inizio giusto e necessario per una città come Taormina. Ieri quindi sebbene in maniera discreta e ristretta diversi sono stati i visitatori che sono stati guidati all’interno del sito archeologico grazie alla presenza delle guide turistiche. La riapertura delle aree antiche vuol dire anche rimettere in modo un settore lavorativo che era stato bloccato, fondamentale per la promozione del nostro territorio. Martine Fender, guida turistica, da anni operante nel territorio, ieri ha avuto il piacere di ricominciare il suo lavoro; esprime così la sua gioia per questa ripartenza: “Siamo tornati! Con tanto entusiasmo ed amore per il nostro lavoro. Mancano tanti prenotati... Vogliamo dedicare la prima giornata di riapertura, di ripartenza al direttore Calogero Rizzuto e Silvana Ruggeri del Parco di Siracusa. La prima giornata della riapertura, dopo il lockdown e si è conclusa in bellezza. Ovviamente è stato meraviglioso rivivere iI teatro più bello del mondo. Ritrovarci con i custodi, gli addetti alla biglietteria, i visitatori è stato veramente emozionante. Comunque sia, noi ci siamo e vi aspettiamo numerosi al parco archeologico Naxos / Taormina. Se ami quello che fai, non sarà mai un lavoro”. La Fender ha ricordato giustamente anche il Parco archeologico di Siracusa, dove la riapertura ha assunto un ulteriore e purtroppo triste significato. Ricordiamo infatti che il Covid-19 ha stroncato la vita al direttore del parco archeologico Calogero Rizzuto e ad una dipendente, Silvana Ruggeri: riportare il pubblico tra quelle pietre è stato sicuramente un modo per onorarne la memoria. Foto copertina di Saro Laganà: Mario Bolognari, Gabriella Tigano, Alberto Samonà, Riccardo Ercoli Teatro Antico di Taormina. ph Martine Fender Visita guidata e Martine Fender
In questo strano periodo di pandemia Covid 19, di isolamento forzato, di vite cambiate, in cui tutta la società sta facendo i conti con un modo di vivere e di relazionarsi completamente modificato, abbiamo dovuto imparare a vivere e viverci come esseri socialmente invertiti. Ansie, paure, rapporti disfunzionali, relazioni di coppia con nuove patologie, femminicidi, aumento di numeri di uccisioni, la possibilità di chiedere aiuto presso centri di accoglienza e anti violenza, sono state le tematiche della prima puntata della Rubrica “Il tè alle 17”; spazio di informazione pubblica-socialmente utile, ideato dalla Dott.ssa: Iva Marino e dall’avvocata Maria Concetta Tringali. Il primo appuntamento, il 16 maggio, ha inaugurato una serie di incontri che si svolgeranno il sabato pomeriggio alle 17.00, diversi saranno gli argomenti trattati. L’esordio è stato più che positivo e accolto dagli interessati che hanno partecipato attivamente ed in molti al dibattito. Tante le domande giunte durante la diretta. Cosa che ha fatto pensare ad ampliare lo spazio dedicato alle curiosità da casa. Questo ha fatto molto piacere a tutto il gruppo “del tè alle 17”, in quanto lo scopo della rubrica è proprio quello di informare ed aiutare in questo periodo di lockdown. Non solo donne ma anche tanti uomini hanno seguito la puntata, infatti la rubrica vuole essere un momento di riflessione per tutti. Il salotto virtuale darà spazio a vari ospiti che si alterneranno e dialogheranno con l’avvocata Tringali e la Dott.ssa Marino che ha così spiegato la rubrica: “L’idea nasce spontaneamente, un’ occasione di confronto con l’ avvocata Tringali. E’ soprattutto una rubrica , un luogo d’incontro dove possono risuonare pensieri, sentimenti ed emozioni, significati e contenuti; un luogo per stare “ a contatto”, pare fare un viaggio sociale e rappresentativo virtuale in quelle che sono le nuove forme di socialità”. Il primo spazio ed altri verranno moderati dalla Dott.ssa Carlotta Bonadonna, collaboratrice di Testate online e creatrice del Blog di arte, spettacoli e cultura: Nata Libera web. Il titolo del primo incontro è stato “Le famiglie nell'isolamento. Legami e relazioni affettive disfunzionali ai tempi del Covid-19. Chi aiuta le donne: centri antiviolenza e la rete dei servizi sociali in Sicilia. Sono intervenute ed hanno risposto alle domande del pubblico a casa: - la dott.ssa Iva Marino (Psicocriminologa, Coordinatrice dello Studio "PsicologicaMente") Covid 19 Cronache di Psicopatologia contemporanea - la dott.ssa Giusi Scalia (Docente a contratto Unict, Referente gruppo lavoro regionale linee guida politiche sociali) Accoglienza ed emergenza: nuove modalità di intervento - l'avvocata Maria Concetta Tringali (autrice di "Femminicidio e violenza di genere. Appunti per donne che vogliono raccontare", edizioni Seb 27, Torino, 2019) Isolamento e violenza domestica. La puntata è stata chiusa ricordando le 11 vittime di femminicidi avvenute in Italia in quesi 3 mesi di isolamento forzato, tra queste la siciliana Lorena Quaranta. Personalmente come moderatrice, vorrei sottolineare la professionalità, la precisione e la delicatezza con cui sono stati trattati temi scottanti e complicati, da parte di tutte le intervenute. L’appuntamento è sempre su fb, in diretta, alle 17, il sabato pomeriggio collegamento: https://www.facebook.com/studiolegaletringalicantarella/ troverete la diretta anche sulla pagina di Nata libera web https://www.facebook.com/nataliberapassioneinimmagini/ in basso la prima puntata Silvia Romano dopo 2 anni di prigionia è stata finalmente liberata. "Sono stata forte, ho resistito"5/9/2020 In questo 2020 colpito dal Corona virus, in cui la tranquillità e le buone notizie sembrano scomparse, è stata appena annunciata la tanto attesa e sperata liberazione di Silvia Romano, la volontaria milanese di 25 anni, rapita in Kenya il 20 novembre del 2018. Dopo quasi 2 anni di prigionia è stata finalmente liberata.
"Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l'ora di ritornare in Italia". Queste le prime parole di Silvia, che stanno girando tra i social e stampa. Grande è l’attesa per il suo rientro in Italia, previsto per domani. La ragazza è stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio, in un'operazione dell'intelligence scattata la notte scorsa. Silvia in questo momento “Sta bene ed è in forma, ovviamente provata dallo stato di prigionia vissuto, ma sta bene”. Così dichiara il presidente del Copasir, Raffaele Volpi. L’operazione dell’Aise, diretta dal generale Luciano Carta è avvenuta grazie alla sinergia con i servizi turchi e somali avvenuta ieri. La storia: Silvia Romano è una giovane cooperante, si trovava in Kenia per la Onlus marchigiana Africa Milele. E’ stata rapita il 20 novembre 2018 nel villaggio di Chacama. Faceva volontariato in realtà poverissime, dove cercava di portare un sorriso e speranza al bambini e alla gente di quei luoghi. È stata prelevata con forza da un gruppo di uomini armati. Inizialmente la Polizia interna aveva ipotizzato un rapimento allo scopo di estorsione da parte di criminali del posto, con un probabile scambio con la Somalia con i jihadisti di al Shabaab. La pista è stata seguita dalla Procura di Roma, portando in realtà a confermare questa strada della Somalia con un arresto di alcuni possibili responsabili del rapimento legato ai jihadisti somali. Queste le uniche notizie, che arrivano in Italia solo un anno dopo il sequestro. Dall’anno scorso quindi silenzio stampa sul caso Silvia Romano. Critiche e polemiche su un possibile dimenticatoio del caso, ma le indagini sono continuate grazie all’Intelligence, l’Aise e la Farnesina. Il Presidente italiano Giuseppe Conte ha affermato: "Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei nostri servizi di intelligence. Silvia, ti aspettiamo in Italia!". L’annuncio più commovente è stato sicuramente quello del padre di Silvia, Enzo Romano, la sua gioia è infinita: "Ora ho solo bisogno di pensare, di ragionare, finché non la vedo non mi sembra vero, è un momento delicato". “La felicità è talmente grande che scoppia, non mi interessa di nessun altro, solo di riabbracciare mia figlia dopo 17 mesi". Durante questi 2 anni la famiglia non ha mai perso le speranze di rivederla, continuando a smuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica. La notizia della liberazione di Silvia Romano ha riempito di gioia tutta l’Italia. In giorni di divisioni e di rabbia sociale Covid19, questa notizia ha riunito tutti sotto un unico grido di speranza, commozione ed emozione nazionale. Siamo ad un giro di boa importante per l’Italia. Da domani inizieranno i processi di graduale riapertura del Paese dopo un lungo periodo di isolamento e lotta estenuante contro il Covid 19.
Il sistema sanitario è stato sottoposto ad una forte pressione e prova di coraggio, di fronte ad una situazione di altissima emergenza, in cui tutto il mondo si è trovato impreparato e senza gli adeguati DPI (dispositivi di protezione individuali, ). Nessun SSN (servizio sanitario nazionale) era pronto per fronteggiare un virus così potente e con una altissima velocità di contagio. Il coronavirus ha mandato in tilt l’intero sistema mondiale. Il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il COVID-19 una pandemia globale l'11 marzo 2020. Ma prima di ciò cosa è successo? Il 31 dicembre 2019 è stato segnalato un focolaio di casi di polmonite di eziologia sconosciuta a Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina. Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese ha riconosciuto come agente causale dell’epidemia un nuovo coronavirus, incluso filogeneticamente nel clade SARS-CoV. La malattia associata al virus è stata definita come malattia da nuovo coronavirus 2019 (COVID-19). L’11 marzo 2020, sono stati segnalati 118.598 casi di COVID-19 in tutto il mondo da parte di più di 100 paesi. A partire dalla fine di febbraio, la maggior parte dei casi sono stati indicati in zone al di fuori della Cina, con un aumento significativo di casi accertati dai paesi dell'UE/EAA e dal Regno Unito. Il virus ad oggi, ha causato 238,628 di morti in tutto il mondo, in Italia 28.710 decessi. non solo “civili” ma tanti operatori sanitari. Il rischio di trasmissione di COVID-19 nelle strutture sociosanitarie che ospitano un gran numero di persone vulnerabili è molto elevato. L'impatto della trasmissione nelle strutture sociosanitarie può essere mediato applicando misure efficaci di prevenzione e controllo delle infezioni e misure in grado di contenere il sovraccarico delle strutture stesse. Purtroppo tutto questo è mancato a causa di un sistema sanitario da anni ridotto e zoppicante, nonostante considerato tra i migliori a livello internazionale. I tagli economici sul sistema sanitario sono iniziati nel 2011, in 10 anni circa 37 miliardi di euro. Tutti questi tagli hanno inciso significativamente sul numero dei posti letto disponibili. Nel 2017 c’erano 151.646 posti letto per degenza ordinaria in ospedali pubblici (2,5 ogni 1.000 abitanti) e 40.458 in quelli privati (0,7 ogni 1.000 abitanti), per un totale di oltre 192 mila posti letto (3,2 ogni 1.000 abitanti). In base ai dati Eurostat e Ocse, tra il 2000 e il 2017 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese il numero dei posti letto pro capite negli ospedali è calato di circa il 30 per cento, arrivando appunto a 3,2 ogni 1.000 abitanti, mentre la media dell’Unione europea è vicina a 5 ogni 1.000 abitanti. Per quanta riguarda gli operatori sanitari: tra il 2009 e il 2017 la sanità pubblica nazionale ha perso oltre 8.000 medici e più di 13 mila infermieri. Quella che segue è la testimonianza, in forma anonima, per questioni di privacy, di una persona, operante in un ospedale Covid in Sicilia. “Lavoro in ospedale, da febbraio siamo stati costantemente in allarme. Io sono stato tra i primi ad essere destinato alla tenda triage, che funge da filtro per i casi sospetti. Qui viene compilato un questionario per capire la veridicità o meno del sospetto. Molte persone mentono, sostenendo che non hanno avuto contatti con persone a rischio o dichiarano di non aver sintomi, poi però accade che nell’arco di poche ore, sono soggetti da ricoverare perché incominciano ad avvertire sintomi di febbre alta e polmonite. I DPI scarseggiano, usiamo mascherine chirurgiche che non servono quasi a nulla, camici di carta, ecc. Quasi ogni giorno arrivano casi sospetti, alcuni si rivelano positivi ed altri, nella maggior parte dei casi, no. Per noi non è prevista la quarantena, nell’eventualità contagi con pazienti positivi. Purtroppo l’unica cosa che ci può aiutare è la fortuna, personalmente da circa un mese dormo sul divano di casa ed uso un mio bagno, per tutelare la mia famiglia. Circa un mese fa è stato aperto il reparto Covid, il personale medico è vario, con idee poco chiare e tanta confusione. Molti operatori si sono messi in malattia, cosa che ha portato molti di noi a fare doppi turni". Come stai vivendo questa situazione di emergenza a livello emotivo? "Penso di averla vissuta abbastanza bene, per quanto è possibile, ho continuato a fare il mio lavoro come sempre. Più di tanto non ci posso pensare, ho scelto io di fare questo mestiere. Non siamo degli eroi per quello che facciamo ma per come lo facciamo, per le condizioni in cui ci ritroviamo ad affrontare un virus sconosciuto. Io sono abituato a malattie infettive di ogni ordine e tipo. In questa emergenza sanitaria siamo partiti senza direttive e strumenti necessari. Non abbiamo avuto una formazione adeguata. Siamo senza dispositivi di protezione individuali adeguati, lavoriamo nell’incertezza. Quasi tutti coloro che arrivano in ospedale vengono considerati sospetti covid 19, di fronte ai casi di contatto con positivi non ci aspetta la quarantena". Che tipo di pazienti Covid 19 avete ? età? Decessi? "Abbiamo una 10cina di posti in terapia intensiva. Abbiamo avuto 5-6 casi intubati. Una serie di deceduti. Più o meno hanno tutti dai 50 anni in su. Purtroppo capita che prima di essere tamponati e ricoverati, attendono in PS". La situazione attuale? "Oggi la situazione è in fase di miglioramento, i numeri di ricoveri e positivi diminuiscono, così come i deceduti. Ci auguriamo che tutto possa tornare alla normalità il prima possibile. Ma sarà tutto molto lento”. Al sud d’Italia la situazione è sicuramente molto più complessa, rispetto alla situazione sanitaria del resto della penisola. Ma i problemi raccontati da questa persona sono sicuramente presenti, sofferti e critici a livello nazionale in tutti gli ospedali e centri sanitari. Onore e merito per tutti coloro che hanno continuato il loro lavoro, definendosi non eroi, perché questa è la loro professione, ma che molti di noi definiscono così per le condizioni precarie in cui stanno operando. La tematica scelta per la seconda edizione di Etnabook, Festival del libro e della cultura di Catania è “Le metamorfosi – Evoluzione e Rivoluzione”. Un argomento che ha in qualche modo anticipato questo particolare momento storico. E se è vero, da una parte, che l’emergenza Covid-19 sta rivoluzionando totalmente il modo di vivere, dall’altra sta attuando una metamorfosi a livello globale e individuale.
Lo staff di Etnabook ha sempre continuato la programmazione dell’evento, offrendo ai lettori e agli appassionati un supporto emotivo attraverso gli incontri targati Aspettando Etnabook 2020, che vedono la partecipazione di più di trenta ospiti locali e nazionali del mondo dell’editoria e non solo. Prezioso contributo, in tal senso, è la partnership con il gruppo Facebook Quelli che…letto, riletto, recensito!, grazie agli amministratori, instancabili portavoce della cultura. Tra questi, il presidente della giuria tecnica di Etnabook, Salvatore Massimo Fazio che per il secondo anno consecutivo è egregiamente alla guida del concorso letterario Cultura sotto il vulcano, insieme a una giuria tecnica d’eccezione. «L’ottimo lavoro svolto da tutto lo staff, con anni di gavetta – ha sottolineato lo stesso presidente –, ha permesso la realizzazione del primo festival del libro della città metropolitana di Catania, apprezzato anche a livello internazionale, basti pensare all’opera candidata l’anno scorso al concorso, direttamente dagli USA, “Blu stanzessere” di Roberta Zanzonico per Ensemble. Etnabook non muore, ma triplica le adesioni. Felice di essere eletto presidente di giuria e del comitato scientifico». Alle attività giornaliere e agli eventi di Aspettando Etnabook 2020, questo mese si aggiungeranno diverse collaborazioni con il Maggio dei Libri, sia a livello locale con il Comune di Catania, che a livello nazionale con una presentazione in collaborazione con la pagina ufficiale del Maggio dei Libri e il blog Letto, riletto, recensito!. Gli appuntamenti locali menzionati saranno online sabato 2 e domenica 3 maggio alle ore 18:00 sulla pagina Facebook Il maggio dei Libri – Comune di Catania. Protagonisti degli incontri saranno gli scrittori Gabriele Macchiarella, con il suo L’ombra del naviglio (Book a Book) e Giacomo Sartori con Baco (Exòrma). Inoltre, sui canali ufficiali del festival saranno disponibili altre dirette e altre presentazioni in streaming, tra cui quella che vede come protagonista l’affermata autrice Marisa Fasanella con la sua ultima opera Il male in corpo (Castelvecchi). Per quanto concerne lo svolgersi della manifestazione vera e propria, siamo in costante aggiornamento con gli organi predisposti per la messa in atto delle politiche di contenimento. Ad oggi, comunque, il Festival è confermato e si terrà dal 25 al 27 settembre 2020. Per il secondo anno consecutivo l’evento si articolerà in una tre giorni ricca di incontri, presentazioni di libri, mostre, proiezioni, anteprime, un laboratorio di scrittura, il contest Un libro in una pagina e, in ultimo, ma non per importanza, il concorso letterario Etnabook - Cultura sotto il vulcano (premiazione prevista durante la serata inaugurale del Festival). La giuria tecnica, che valuterà i lavori partecipanti al concorso, sarà composta da personaggi del mondo dell’editoria, della cultura e del giornalismo. Le migliori opere delle categorie in concorso riceveranno una targa e un premio in denaro. Il Premio Letterario prevede tre sezioni: a) Poesia; b) Narrativa/Saggio – Premio Enrico Morello (sezione intitolata alla memoria dello scrittore, primo autore vincitore del Premio Etnabook - Cultura sotto il vulcano, prematuramente scomparso); c) Un libro in una pagina. A completare il quadro sarà il concorso dedicato ai booktrailer, una sezione interamente consacrata alla trasposizione cinematografica di opere letterarie. Per tutte le informazioni relative al bando di concorso, è possibile consultare lo spazio dedicato sul sito http://www.etnabook.it/bando-lett-2020/. L’evento Etnabook Festival è organizzato dall’associazione culturale NO_NAME presieduta da Cirino Cristaldi. Oggi più che mai, Giornata Mondiale della Terra, riflettiamo sugli effetti positivi del Covid19 di cui sta beneficiando il mondo; il blocco totale della produzione economica sta facendo respirare il Pianeta. Una pandemia che non sta facendo sconti sugli esseri umani, causando milioni di morti, ci ha costretti, per evitare il contagio, a rinchiuderci a casa, a vivere tra le mura domestiche. In questo strano periodo in cui tutto si è paralizzato, siamo ritornati alla famiglia, qualcuno addirittura al lavoro nei campi (settore quasi non più considerato) ci stiamo reinventando, riscoprendo la nostra normalità tramite una vita diventata virtuale. Lo smart working, infatti, il lavoro da casa senza dover utilizzare mezzi pubblici e auto, la chiusura delle fabbriche, la diminuzione di qualsiasi tipo di produzione industriale, ha portato “una boccata d’ossigeno al mondo”. Di questo scenario apocalittico, c’è quindi un elemento che sembra beneficiarne: la terra e l’ambiente. In questa nuova vita sigillata, in cui tutto si è fermato, in cui l’uomo non esercita più il suo potere economico; la natura, gli animali e la Terra si stanno riprendendo i loro spazi e stanno rincominciando a rinascere. Da quando è iniziata la pandemia del coronavirus i livelli di smog sono diminuiti. Le immagini che ci arrivano dai satelliti hanno infatti dimostrato un importante calo dell’inquinamento dell’aria. La nuvola visibile di gas tossico, presente sopra le centrali elettriche industriali del mondo, è quasi scomparsa. In Cina e nel nord d’Italia la situazione inquinamento si è molto modificata. La stessa cosa sta succedendo in America dove il problema relativo al traffico ha portato a conseguenze ambientali difficili. Secondo la Bbc, che incrocia dati forniti dalla Columbia University e da altri studi effettuati negli ultimi giorni, rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala globale. Pensiamo al mondo animale, a tutte le foto che stanno girando sui social: i delfini sono ricomparsi nelle vicinanze dei porti di Cagliari e Catania, a Venezia le acque dei canali sono nuovamente trasparenti e chiare permettendo la visione di pesci e meduse, su molti marciapiedi e piazze è ritornata l’erba, i cervi sono stati avvistati nei giardini di case in Gran Bretagna, in Italia, Giappone e molti altri paesi, in Galles sono stati visti in paesi gruppi di capre selvatiche e tacchini, a Hong Kong due panda si sono accoppiati in cattività dopo 10 anni. La terra e la natura stanno ritornando alle loro origini, probabilmente stanno riconquistando quegli spazi che noi umani con le nostre città abbiamo sconvolto. Forse è proprio l’essere umano ad avere occupato otre il consentito. Quasi sicuramente con la fine del coronavirus gli equilibri di sempre riprenderanno il loro corso. La Terra sarà nuovamente soffocata dallo smog e dall’inquinamento. La produzione ricomincerà il suo ritmo infernale senza pensare a quello che ci ha dimostrato il mondo: sono bastati pochi mesi per far respirare il Pianeta. Che questa risposta della Terra possa portare ad una profonda riflessione e a nuovi provvedimenti internazionali. immagine dal satellite inquinamento
Luis Sepúlveda è morto all’età di 70 anni a Oviedo, in Spagna, colpito e ucciso dal Covid19. La pandemia del XXI secolo dopo mesi di ricovero e cure ha spento uno dei più bravi e popolari scrittori sud americani dei nostri tempi.
Cileno di origine e adottato dall’Europa dove si era rifugiato, Sepùlveda era una personalità complessa e impegnata. “L’autore dei 2 mondi”, così mi piace definirlo è stato un esule politico, guerrigliero, ecologista, viaggiatore, giornalista, poeta, sceneggiatore e scrittore di romanzi e storie cariche dei suoi valori e ideali di vita per cui ha sempre combattuto. Sepulveda amava scrivere favole e racconti in cui intrecciava finzione, realtà, personaggi umani e animali, i suoi viaggi, campagne ecologiste, ed i valori sociali e morali in cui credeva. Raccontare la vita, insegnamenti etici e trasferire valore tramite semplici racconti apparentemente solo per bambini ha reso celebre e popolare nel mondo anche Sepùlveda con il famoso racconto “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Non solo, tanti dei suoi romanzi raccontano l’eterna lotta fra 2 mondi, fra il bene ed il male, gli scontri tra popoli diversi e il capitalismo contro una natura massacrata. Il realismo, esperienze biografiche, le sue battaglie politiche, ambientali sono celate e raccontate dai suoi personaggi. Fra i suoi scritti più celebri: “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” dedicato a Chico Mendez, “Il mondo alla fine del mondo”, romanzi in cui si uniscono l’attivismo, la vita e letteratura e “La frontiera scomparsa” in cui dà vita alla sua militanza politica. Il suo stile è più diretto, semplice e realista, lontano dagli ambienti più magici, esotici sensuali e poetici di Màrquez e Coelho. Sepùlveda vuole raccontare la vita con il suo stile e la sua personalità allo steso tempo affabulatoria e da combattente. Vorrei fare un omaggio alla sua persona ricordando la profondità e il contenuto del racconto Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, lavorò che più di altri gli ha donato ampia visibilità e popolarità nel mondo. Fama arricchita anche dall’adattamento cinematografico d’animazione realizzato da Enzo D’Alò nel 1998. Molti i messaggi che lo scrittore ha voluto trasmettere con questa tenerissima e profonda storia: amicizia, forza, coraggio, amore incondizionato. La strana e improbabile amicizia tra una gabbianella ed un gatto diventa invece un rapporto speciale e unico. L’affetto tra 2 specie differenti, è la storia di come sia possibile una vera integrazione tra esseri tanto diversi e antagonisti. L’amore vero, incondizionato che si dà anche quando si è differenti è ben reso dall’atteggiamento del gatto che aiuta la gabbianella a volare, le insegna a essere forte, a essere se stessa a conquistare il mondo. Un rapporto in cui da un a parte si impara ad amare senza limiti e differenze e dall’altro a credere in se stessi. Una storia sempre attuale, una favola che ci insegna a superare le nostre paure, a raggiungere i nostri sogni a volare in alto, ma anche ad amare e voler bene senza pregiudizi e barriere. “Prometti che non mangerai l’uovo» stridette aprendo gli occhi. «Prometto che non mi mangerò l’uovo» ripetè Zorba. «Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il piccolo» stridette sollevando il capo. «Prometto che avrò cura dell’uovo finché non sarà nato il piccolo». «E prometti che gli insegnerai a volare» stridette guardando fisso negli occhi il gatto. Allora Zorba si rese conto che quella sfortunata gabbiana non solo delirava, ma era completamente pazza. «Prometto che gli insegnerò a volare»”. “È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.” “Vola solo chi osa farlo” Nascite al tempo del coronavirus. Una neo mamma ci racconta come questa epidemia abbia modificato e reso più solitario anche un momento così straordinario e di condivisione affettiva come il parto. Negli ospedali infatti mentre si combatte il covid19 e si ha a che fare con tante morti giornaliere, continuano anche le nascite. La vita è stata sempre così: un ciclo di inizio e fine, che in questo momento sembra sfuggirci di mano.
Domani festeggiamo la Pasqua, una festa che celebra la rinascita, in cui tutti noi ci auguriamo un risveglio e pace spirituale; in questi giorni di epidemia è difficile onorare la ricorrenza con la gioia e spensieratezza ma bisogna accettare di vivere anche questa "strana" Pasqua e amare la vita che continua nonostante tutto. Per questo ho chiesto ad una giovane mamma, che per questioni di privacy, vuole rimanere in anonimato, di raccontarci la sua esperienza prima, durante e dopo il parto in ospedale, luogo ovviamente di trincea per questa guerra batteriologica invisibile. La donna ha partorito circa 2 settimane fa in un ospedale di una cittadina in provincia di Messina. Puoi raccontarci cosa voglia dire aspettare un figlio e partorire in questo momento storico? Sensazioni, paure e clima in reparto? “E’ tutto strano, partorire adesso è davvero surreale, perché pian piano ho visto montare e crescere la paura. Già dall’inizio, quando ho fatto la visita preparto, quando ho fatto la cartella clinica, abbiamo iniziato a capire che tutto sarebbe cambiato. Non ci sarebbero stati più accompagnatori, ai primi controlli dovevo entrare sola; tutte le visite di controllo ed operazioni non urgenti, non venivano più fatte. Molte cose hanno deciso di reprimerle a causa del virus. Una situazione che mi ha colpito e fatto riflettere è stata l’esperienza di una signora che purtroppo ha abortito, forse è una mia supposizione, che per aumento degenti in altri reparti, è stata sistemata accanto ad un lettino di una neonata nel nostro reparto, quando magari in una situazione normale sarebbe stata messa in un'altra stanza. Comunque è tutto strano, quindi notavo che tutti i giorni aumentavano i divieti, le norme di sicurezza ; inizialmente non c’era obbligo mascherine, cosa che poi si è verificata; prima potevi essere accompagnata nelle visite dalla famiglia, dopo chiunque doveva attendere in sala d’aspetto o addirittura fuori dall’ospedale. Nei primi periodi potevo chiacchierare con altre mamme , poi distanza di sicurezza”. La situazione in corsia com’era, che aria si respirava? “Tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, portavano ovviamente la mascherina, tutto surreale, addirittura l’ho dovuta indossare durante il parto; stavo quasi per sentirmi male aveva un odore forte e pungente che in un momento del genere non era d’aiuto. Per fortuna nonostante le varie sensazioni sgradevoli e dolori del caso non sono stata male ed è andato tutto bene. Per rispondere alla domanda sulla paura, posso dire che si avverte. Nessun operatore sanitario in nessun ospedale d’Italia in questo momento è tranquillo e pronto ad una emergenza del genere. Il mio reparto era un angolo felice, il primario bravissimo, personale in gamba, ma la paura c’è perché la sanità è comunque in generale non formata e pronta al covid19, non si hanno le armi necessarie per affrontare la crisi sanitaria. Tutti comunque hanno cercato di tranquillizzarci e ci consigliavano di portare la mascherina. Chiunque ha rispettato i sistemi di protezione secondo le direttive sanitarie, distanza di sicurezza, ecc. La tensione è aumentata con i rientri dal nord perché si temeva il picco dei contagi. Ovviamente le ansie erano dovute al fatto che purtroppo al sud siamo carenti di tutto. Il personale ospedaliero ha fatto di tutto, combattendo con i propri stati d’animo diversi e caratteri”. Come hai vissuto i rapporti, le relazioni con la tua famiglia? “ I rapporti mancano, non esistono. Poteva esserci solo una persona in tuo aiuto, per fortuna ho avuto mia madre, perchè sola sarai stata in difficoltà, qualsiasi donna durante il periodo del parto desidera avere vicino la mamma o il compagno…, Il papà, ossia mio marito, poteva venire poco, solo 30 minuti a pranzo e 30 a cena. La famiglia te la vivi via telefono. Io che non amo la virtualità, non sono molto social, sono stata costretta ad utilizzare tutto questo, perchè era l’ unico modo per stare vicino alle persone che amo, agli amici, ai parenti”. Dopo il parto, una volta a casa, come sono cambiate cose? In che modo la famiglia sta interagendo con la bambina? “Dopo il parto la famiglia non ha potuto vivere l’evento felice, ancora la bimba è lontana da mio padre, i miei cugini, zii e nipoti. Nessuno ha visto la neonata. Siamo noi 3 soli, non esistono le visite famigliari. Tutto ciò che di solito succedeva a casa con una nascita, noi non lo abbiamo vissuto. Come contro in questa situazione non hai aiuto della famiglia, nessuno può venire a casa. Il pro è che mio marito ora si può godere sua la figlia, perchè la paternità ,sappiamo benissimo come funzione in Italia, è quasi inesistente. In questa emergenza covid19 sono tanti i problemi per reperire tutto: latte, pannolini, un’ impresa per la qualsiasi, anche per pratiche burocratiche, ogni cosa è più complessa”. Cosa vuol dire crescere un neonato ora? “Cosa vuol dire? vuol dire avere tanta speranza, perché hai paura per lei, per il futuro, per quello che può capitare; ma devi essere fiduciosa, comunque è al mondo in un periodo buio che presto potrò raccontare come un periodo passato. Da un lato capisci le cose importanti della vita: i rapporti sociali che davi per scontato, ora hanno più valore. Per esempio il telefono ora ti aiuta per stare più vicino alle persone, prima ti allontanava. La mia esperienza di nascita è stata buona, ginecologa di reparto ottima, gentilezza e attenzione quando c’è stato bisogno”. In poche parole, in questo periodo storico, questa nascita che cosa ti ha regalato? “La nascita è quello che mi sta facendo sopportare la quarantena, non abbaiamo tempo se non per lei, in generale le nascite, per quanta paura hai, con tutte le misure di sicurezza per il contagio, con la fretta che hai di scappare dall’ ospedale per paura che arrivi il virus, sono state da sempre le esperienze più belle del mondo. La gioia della vita è grande e infinita come sempre, ma devi essere più forte, avere un figlio ora mette alla prova tutto e tutti; le relazioni 24 h su 24 sono complesse e pesanti nella normalità, immaginiamo ora. Noi ci vogliamo bene ed e tutto più facile, ci aiutiamo, ma a volte penso ad una donna sola o con un marito presente su cui non puoi contare, è davvero difficile, ma se invece c’è l’amore quando uno cede, c’è l’altro che ti dà forza per continuare a combattere”. Questo messaggio di amore e speranza per la vita spero possa essere per molti monito per vivere serenamente la Pasqua covi19. Che possa essere carica di quei valori che forse avevamo perduto! Auguri in particolare a tutti i nuovi nascituri e mamme anno 2020. In merito alla situazione coronavirus in Sicilia ed in particolare a Messina, alla luce dei fatti che sono accaduti nelle ultime settimane abbiamo chiesto al giudice Angelo Giorgianni il suo punto di vista e considerazioni. In particolare chiarimenti e dichiarazioni sui casi: esodo verso il sud, compagnia in settimana bianca in Trentino e punto della situazione sui contagi e focolai nella città. Il magistrato Giorgianni in maniera attenta e dettagliata ci ha spiegato quello che sta succedendo nella meticolosa analisi che segue.
Qual è il suo pensiero in merito al comportamento discutibile ed irresponsabile della compagnia dei turisti messinesi ritornati in Sicilia dal Trentino? "A TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA DEI MESSINESI (E NON SOLO) LE AUTORITÀ PREPOSTE POSSONO E DEVONO, SENZA ULTERIORE INDUGIO, PUBBLICARE I NOMINATIVI DELLA COMITIVA DEL TRENTINO, EVENTUALMENTE PREVIA AUTORIZZAZIONE DELL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA. Coperta da una “Omertosa Riservatezza” sui nuovi casi in provincia di Messina l’epidemia sembrerebbe si sia significativamente allargata con nuovi contagi, documentati da notizie giornalistiche e confermati anche dal Sindaco De Luca. Questi nuovi casi ancora non risultano dai comunicati di ieri dell’Asp 5 e della Regione, con i rischio di indurre i Messinesi a sottovalutare questa grave emergenza che addirittura potrebbe mettere in crisi qualche struttura ospedaliera cittadina, interessata dal contagio del personale sanitario e/o di qualche paziente. Intanto, dai primi accertamenti effettuati dall’ASP di Messina sul sito da loro gestito (ma esiste il sito Costruire Salute assegnato alla protezione civile), tra i 115 dei 140 partecipanti alla settimana bianca in Trentino, 75 persone non risultano registrate e, conseguentemente, le stesse non avrebbero rispettato le previste procedure di denunzia e autoisolamento. Delle persone che in esito alla verifica definitiva anche sul sito Costruire Salute risulteranno non censite (sembra circa 30) non si conoscono se e quali eventuali misure preventive sono state da loro autonomamente adottate, con rischi immaginabili per la Salute pubblica. Così ancora oggi alcuni irresponsabili si sottraggono ad i loro doveri giuridici e morali di autodenunziarsi, avendo accettato il rischio di contagiare altri e di ritardare l’adozione dei provvedimenti dell’Autorità Sanitaria, nonostante gli ipotizzabili profili di responsabilità penale per gravi reati. I Messinesi, in generale, sono preoccupati per tali ritardi nell’adozione dei provvedimenti necessari, ed alcuni in particolare, per la mancata conoscenza dei nomi delle persone predette, degli infetti tra loro, con la conseguente impossibilità di adottare misure preventive in caso di contatti con gli stessi. E così in assenza dall’ufficialità i nomi corrono nelle chat e nei messaggi privati, coinvolgendo anche persone estranee alla vicenda e creando pericolosa confusione e infondato panico di persone venute in contatto con questi ultimi soggetti. In questo contesto di grave emergenza, potrebbe essere un errore imperdonabile, perdere ulteriore tempo nell’identificazione di tutte le persone che sono venute in contatto con potenziali contagiati, per consentire all’autorità sanitaria di adottare i provvedimenti adeguati per isolare e mettere in quarantena le persone contagiate al fine di proteggere l’intera comunità. Sarebbe, pertanto, opportuno rendere pubblici tutti i nominativi dei partecipanti a questa gita, consentendo a chi è venuto in contatto con costoro di assumere adeguate precauzioni e condotte volte a proteggere sé e gli altri. La pubblicazione di questi dati non puó essere inibita per una letterale interpretazione della normativa della privacy, dovendosi effettuare un bilanciamento dell’interesse del singoli e di quello pubblico, che impone di di dare prevalenza alle esigenze di sanità in danno dei diritti individuali, come sancito da ultimo dall’art.14 comma 2 del DL 14/2020, in deroga alla disciplina ordinaria per la gestione dell'emergenza sanitaria in atto. In generale, peraltro, vorrei ricordare che l’indiscutibile stato di necessità in cui versiamo, sicuramente “giustificherebbe” l’adozione di provvedimenti di interesse pubblico che potrebbero sacrificare interessi individuali, quantomeno di quelle persone che hanno violato la legge, e potrebbero avere commesso anche gravi reati, che dobbiamo evitare siano portati a disastrose conseguenze ulteriori". Cosa pensa degli esodi di tanti italiani dal nord al sud, una fuga che ancora sta continuando? "Le ordinanze restrittive della circolazione prima al settentrione e poi in tutta Italia, adottate da Conte e nelle ultime ore dai ministri della salute e degli interni, hanno di fatto alleggerito il carico del sistema sanitario del Nord, (al rischio di collasso per la imponente diffusione del coronavirus,) inducendo tanti meridionali residenti al Nord di rientrare “spontaneamente” al Sud, con i loro miseri bagagli, con le loro delusioni per i sogni infranti, con le loro ansie e, purtroppo, in qualche caso esportando pericolosamente il virus ed esponendo altre persone, a partire dai loro affetti con cui si sono ricongiunti, al rischio di contagio. La fuga di notizie sul contenuto del decreto Conte con cui è stata istituita la "zona rossa" in tutta la Lombardia, sembra ispirata dalla strategia di consentire il primo esodo di massa, che, irresponsabilmente, ha determinato una prima impennata dei casi di contagio al Sud, nelle zone interessate da detto esodo, vanificando i sacrifici di quelle tante persone rispettose delle misure di salvaguardia previste. A riprova di ciò da un comunicato del 17 marzo 2020 del CNR risulta che “Per le regioni del Sud, escluse Basilicata e Molise, dove i numeri sono ancora ridotti, si osserva un aumento del tasso di crescita avvenuto dopo una precedente diminuzione. Tale aumento è purtroppo avvenuto 3-4 giorni dopo l'esodo dal Nord al Sud dell'8 marzo, giorno dell'approvazione del decreto che istituiva la zona rossa in Lombardia. Probabilmente, gli effetti dell'esodo hanno influito negativamente sul contagio.” Quindi secondo gli scienziati del C.N.R. questa fuga incontrollata potrebbe essere la causa dell’incremento del tasso di crescita dei contagi al Sud, ma ciò non ostante si è consentita una nuova fuga incontrollata, obiettivamente “indotta” da recenti provvedimenti governativi, tra i quali quelli dei ministeri della Salute e dell'Interno, con cui si è introdotto il nuovo divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, è quello del Presidente del Consiglio, con cui è stata disposta l’ulteriore chiusura di attività (fabbriche, imprese...) svincolando così migliaia di persone dall’obbligo della prestazione lavorativa, consentendo un altro esodo, di biblica memoria. Ed ancora una volta, “stranamente”, si registra il benefico effetto di rimandare “i terroni” al momento inutili per il sistema produttivo del Nord , nella loro terra, senza gravare sul sistema sanitario ed in particolare sulla rete ospedaliera (in via di saturazione), nonostante, paradossalmente, abbiano contribuito a costruirla con i loro lavoro, con i loro sacrifici e con le loro tasse. La situazione già drammatica in Sicilia, se l’analisi citata del C.N.R. è fondata, subirà un ulteriore aggravamento e rischia di vanificare la corsa contro il tempo, già avviata dalle nostre Istituzioni per adeguare la rete ospedaliera ad un previsto incremento dei contagi, che evidentemente non poteva avere messo in conto una ulteriore spinta alla diffusione dell’epidemia determinata da questo nuovo flusso di persone dal Nord. Il sistema sanitario del Sud (come in genere tutti i servizi), anche per i tagli adottati nell’ultimo decennio, è obiettivamente indietro rispetto a quello del Nord anche per le gravi responsabilità delle sue classi dirigenti locali, che non sempre hanno saputo gestire le risorse o le hanno gestite in maniera clientelare, con enorme sperpero di danaro Pubblico come la cronaca, anche giudiziaria documenta, ma nulla toglie alla costante è colpevole disattenzione della politica nazionale verso la cronica emergenza del Meridione, vittima sacrificale di decenni di disinvestimento pubblico. La gestione di questa epidemia è l’ulteriore prova,ammesso che ce ne fosse bisogno, di quanto già altri prima di me hanno autorevolmente sostenuto, e cioè che la questione meridionale è prima di tutto una questione dei meridionali ed in questa logica deve essere affrontata questa grave emergenza sanitaria. In questa ottica, il Presidente Musumeci, convochi con le cautele necessarie, il Parlamento Siciliano, (ricco di prerogative e poteri da rivalutare) per adottare tutti insieme un piano adeguato per affrontare questa emergenza, nella consapevolezza che l’evolversi a livello nazionale dell’epidemia potrebbe renderci sempre più orfani rispetto agli interventi del governo nazionale e delle sue articolazioni deputate alla gestione di questa crisi". In generale può farci un suo personale prospetto e punto della situazione sulla situazione coronavirus a Messina? "LA SITUAZIONE È CRITICA E RISCHIA DI PRECIPITARE, COME RISULTA DAI DATI AGGIORNATI AD OGGI. Il numero non è definitivo perchè non sono stati ufficializzati: il numero dei positivi tra i degenti della casa di riposo di Messina ed ancora oggi non si conosce il numero effettivo dei contagiati IRCCS-Centro Neurolesi, che costituiscono due pericolosi focolai. Si ipotizzano 7000 contagi in Sicilia, di cui almeno 1000 in provincia di Messina ed è una corsa con il tempo per aumentate i posti letto dedicati a questa epidemia, prevedendo addirittura la requisizione di cliniche private. La situazione già grave, rischia di precipitare e mentre si continuano a rincorrere le voci su collegamenti tra i positivi partecipanti alla vacanza sulla neve in Trentino (transitate dalle zone rosse) e persone estranee a detta vacanza e/o a focolai già riscontrati, le Autorità preposte continuano a mantenere riservati i nominati di questo gruppo, con rischi di ulteriori contagi per le persone che sono venute in contatto con loro. IL SIGNIFICATIVO E VELOCE INCREMENTO DEI CONTAGI NELLE ULTIME 24 ORE IMPONE ALLE AUTORITÀ PREPOSTE LA PUBBLICAZIONE DEI NOMINATIVI DEI PARTECIPANTI ALLA CITATA GITA SULLA NEVE ED A TUTTI IL RIGOROSO RISPETTO DELLE MISURE DI ISOLAMENTO, le uniche attualmente in grado di controllare la diffusione del virus. Infatti, Il distanziamento sociale è l’unica arma a nostra disposizione per contrastare l’epidemia, in quanto riducendo la trasmissione del virus, ritardiamo il picco dell'epidemia, diluiamo nel tempo i casi e agevoliamo sistema sanitario consentendogli una ottimale gestione dei casi sintomatici". Ultimamente Giorgianni ha inviato una lettera di protesta al Presidente della regione Sicilia Nello Musumesi. Speriamo che le parole del magistrato possano servire a smuovere le acque in un sistema che sta incominciado a vacillare e neccesita di rispote forti e significative. |
AutoreCarlotta Bonadonna Categorie:
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