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Nuovi artisti e
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Rubrica dedicata ai nuovi artisti e professionisti dello spettacolo.Nasce con l'idea di far conoscere nuovi talenti e addetti ai lavori che meritano di essere letti.
Chi fosse interessato alla pubblicazione di un mio articolo sulla vostra storia e far parte di questo spazio può contattarmi: carlottabonadonnac@gmail.com

Intervista alla scrittrice Serena Russo. Il suo libro "Intermittenze"  sara' presentato Il 16 giugno  presso la libreria Le nuvole di Barcellona

6/14/2023

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Serena Russo è una talentuosa scrittrice, insegnante di lingua italiana e professoressa presso il dipartimento di discipline artistiche dell'universita' di Sitges. Una donna forte e determinata ma nello stesso tempo dotata di una spiccata e sensibile vena artistica. Nata e cresciuta a Napoli, da anni vive in Spagna a Barcellona. Due citta' che le hanno permesso di approfondire e perfezionare il suo talento creativo.  Amante dei viaggi  e innamorata dell'arte in tutte le sue sfaccettature  ha sviluppato fin da giovane una profonda affinità per la letteratura e l'arte cinematografica. Queste passioni l'hanno portata a perseguire una carriera come scrittrice e insegnante. Recentemente ha pubblicato il suo nuovo testo intitolato "Intermittenze": una raccolta di microracconti.
Il libro sara' presentato venerdì 16 giugno ale ore 19.30 presso la libreria Le nuvole di Barcellona.
In questo articolo, esploreremo la vita di Serena Russo, le sue passioni e le origini dell'idea di questo particolare lavoro letterario, arricchito dalle illustrazioni di Danila Riccio.



Tu sei un' innamorata della lettura, com' é  nato e si é  sviluppato il tuo rapporto con la scrittura? Quanto il tuo amore per i libri ha influenzato la tua passione per la scrittura?

"Moltissimo. Sono da sempre convinta che uno scrittore è prima di tutto un assiduo lettore. La lettura è una palestra di stile e di ispirazione che allena la fantasia e la tecnica di un possibile futuro scrittore.
Dunque, posso solo dire che la lettura è stata fondamentale in questo senso, perché più leggo storie di autori diversi, più ho voglia di inventare e creare io stessa altri mondi. 
Un lettore non è necessariamente uno scrittore, ma uno scrittore è e deve essere un grande lettore".


Intermittenze. Dove e quando nasce l' idea di questa raccolta di microracconti? Perché  hai scelto questo titolo? 
"Era fine marzo 2020, primo lockdown. Leggevo tantissimo. Ad un certo punto rinchiusa come tutti tra quattro mura decisi di fare una sfida con me stessa, ovvero provare a scrivere un racconto al giorno per trenta giorni per cercare di aprire finestre su altri luoghi. E così feci. Chiaramente essendo un racconto al giorno, non poteva essere poi così lungo e così mi venne in mente di scrivere microstorie di non più di una pagina che all'inizio chiamai "Microserenate" prendendo spunto dal mio nome ma anche dall'indefinibilità della loro natura. Mi spiego: alcune sono storie vere e proprie con un inizio, uno sviluppo (seppur minimo) e una fine; ma altre erano pensieri, dialoghi, aneddoti, spunti nati da scene di film o canzoni, o semplicemente atti quotidiani.
Più tardi in fase di pubblicazione, ho deciso di usare il titolo di uno dei microracconti per intitolare l'intera raccolta, quello appunto intitolato "Intermittenze". Questo perché ognuno di questi racconti è in realtà proprio un lampo di luce, nella sua brevità, che va e viene, non è stabile, non dura molto ma colpisce, inquieta, spinge a farsi delle domande".
Escludendo chiaramente "La Festa" l'unico racconto lungo della raccolta.

Quanto é  difficile scrivere un racconto breve, addirittura  micro? Credo che entrare in empatia con il lettore, mandare un messaggio preciso ed emozionare con poche righe sia molto difficile, così  come colpire con un cortometraggio. Che ne pensi?
"Questa domanda è molto interessante. Penso che ognuno abbia la propria tendenza nell'atto creativo. I grandi romanzi lunghi hanno lo scopo di accompagnare qualcuno per molto tempo: come lettore, ti forgiano e cullano durante molti momenti diversi. Lo scrittore racconta una fase che generalmente ha in sé l'obiettivo di lasciare un'impronta nel tempo, perché lo espande. 
Nel racconto breve e, ancor di più, nel microracconto il tempo è paradossalmente più vicino alla realtà ed è il tempo stesso che lascia un'impronta, un po' come accade nella poesia. Il lettore deve essere colpito nell'immediatezza.
Carver, maestro di racconti brevi, diceva: 
<Mi piace il salto rapido di un buon racconto, l'emozione che spesso comincia già nella prima frase, il senso di bellezza e mistero che si riscontra nei migliori esemplari>. 
Il piacere dell'inizio e l'inizio è breve, rapido, come la fine. È il mezzo la parte più difficile da costruire ma non c'è una formula magica, semplicemente credo che lo scrittore di un racconto breve debba giocare sull'attimo, sul tempo più che sullo spazio, è una scelta più decisa di parole o di immagini nel caso di un cortometraggio. L'inizio è spesso già la fine e in un certo senso la realtà funziona così".


Le illustrazioni presenti nel libro come si sono legate ai tuoi racconti?
"Durante il processo di scrittura ho condiviso questi microracconti con molte persone. Così, un giorno, una mia amica illustratrice, Danila Riccio, mi propose di fare un lavoro a "quattro mani", ovvero di associare ad ogni microstoria una sua illustrazione e così accettai. Mi piaceva l'idea che due persone interagissero con mezzi diversi rispetto alle stesse emozioni o alle stesse storie. In linea generale le sue illustrazioni sono suggestioni, evocazioni che prendono spunto dai racconti ma che provano ad andare un po' oltre, nel tentativo di non essere didascaliche. In questo modo il lettore è un lettore attivo che ha lo spazio per interpretare e far dialogare il racconto con l'immagine. Le arti parlano perché sono connesse dall'intermedialità".

C'è  un fil rouge che lega i microracconti?
"Non ho mai pensato che ci fosse ed anche in fase di elaborazione mi sembrava che ognuno parlasse di qualcosa di totalmente diverso dall'altro.
Eppure, messa dinnanzi a questa domanda, la prima parola che mi è venuta in mente è stata: inquietudine. Questi microracconti hanno tutti un senso di inquietudine di fondo da non pensare solo in senso negativo, come spesso si usa questo termine, ma anche e soprattutto in senso positivo. Inquietudine ovvero non essere quieti,  turbare per provocare e creare nuovi pensieri o nuove emozioni. È questo che credo provino a fare queste microstorie: far nascere un input, leggere per non pensare più le stesse cose".

A quale racconto sei più  legata  e perché?
"In realtà sono molto legata a tutti perché ognuno rappresenta un momento di creazione così diverso dall'altro che considero ciascuno una parte importante di me. Però posso dire che ce n'è uno che ho bisogno di rileggere spesso che è "Calle Atarazana vieja n°4". È il nome della stradina dove ho vissuto per molto tempo a Granada, il mio posto nel mondo. Chi mi conosce sa bene cosa rappresenti per me, giacché è il luogo dove per la prima volta nella mia vita ho capito chi sono, sono stata me stessa e ho scelto una strada senza essere influenzata da altro. Lì ho scoperto le mie paure e le mie sicurezze, lì ho costruito chi volevo essere. Infatti nel racconto cerco di spiegare come mi sento quando sono lì, cosa provo in un luogo che mi mette sempre alla prova ma che nello stesso tempo mi rimette a posto. Auguro a tutti di avere un luogo così, un posto del cuore".

Quali sono i tuoi maestri?
"Se parliamo di scrittura ne ho tanti: John Steinbeck, Annie Earneaux, Dostoevskij, Carver; ma la scrittura è presente in molte altre arti come la musica e lì Fabrizio De André e Patti Smith ci sono sempre e nel cinema non potrei non citare i dialoghi esilaranti di Woody Allen o Jim Jarmush.
Ma questi sono solo alcuni. La loro scrittura mi rompe in mille pezzi e poi, piano piano mi provoca a rispondere, ad agire, a ricostruirmi attraverso altre storie.
Ma i miei veri maestri sono le persone comuni. Quelle che ho intorno, i miei cari, gli amici ma anche gli sconosciuti che passano per strada, le azioni quotidiane dei chiunque: queste sono le vere grandi ispirazioni e tra queste includo anche me stessa. Sono la persona che meno si conosce, ma la scrittura mi aiuta a farlo. Tutti gli scrittori partono sempre delle proprie esperienze o emozioni per creare".


Quale altra sorpresa  bolle in pentola per il futuro?
"Ho un progetto in mente di cui preferisco non parlare per ora, ma quello che mi auguro è di non smettere mai di scrivere, di ritagliarmi sempre questo spazio- tempo in cui creare, perché è proprio la scrittura stessa a regalarmi infinite sorprese".


Credo personalmente che la scelta dei microracconti come forma narrativa sia la forma migliore per esprimere in modo conciso ed evocativo una varieta' di emozioni, riflessioni e situazioni.  Leggendo le brevi storie di Intermittenze troverete dietro ogni parola  e  punto di sospensione un racconto, un sussulto o una sensazione che non vi lascera' indifferenti. Serena ha saputo cogliere l'essenza di queste esperienze fugaci e trasporle in storie potenti che sicuramente cattureranno l'attenzione e l'animo dei  suoi lettori.  


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Serena Russo

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    Carlotta Bonadonna

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    Categorie: nuovi artisti e personalità

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