NATA LIBERA
  • Home
    • Informazioni
    • Contatti
  • Cinema
    • Recensioni
    • Festival
  • Teatro
  • Musica
  • Arte
  • Attualità/Cultura
  • Rubriche
    • Poesie e Riflessioni
    • speciale eventi Sicilia
  • Nuovi artisti e personalità
  • speciale "Le Belle Addormentate"
  • media relation-ufficio stampa

Cinema

Il gran ritorno dei NASTRI d’ARGENTO A TAORMINA. Venerdì 12 Luglio con Christian De Sica e Carlo Verdone

6/23/2024

Comments

 
Foto
​
​Christian De Sica e Carlo Verdone saranno insieme sul palco del Teatro Antico nella grande serata dei Nastri d’Argento che inaugura venerdì 12 luglio la 70ma edizione del Taormina Film Festival diretto da Marco Müller, che conclude con un evento speciale la 78ma edizione dei Nastri e apre il Festival che dal 13 al 19 luglio vedrà protagonista il grande cinema. Un omaggio a due vere e proprie icone della commedia italiana, due artisti molto amati dal pubblico che si ritroveranno insieme per festeggiare i 70 anni del cinema a Taormina ma anche i primi 15 anni dei Nastri d’Argento che i Giornalisti Cinematografici dal 2009 assegnano alla commedia.
 
Con De Sica e Verdone riceveranno Nastri d’Argento e Premi speciali altri popolarissimi  protagonisti della commedia che anche in quest’edizione è stata votata dai giornalisti cinematografici tra le ‘cinquine’ dei candidati 2024 e, grazie all’invito del Festival, saranno ospiti a Taormina per una grande festa tra memoria e riconoscimenti dedicati alla lunga stagione dei Nastri d’Argento al Teatro Antico. Sarà un’autentica maratona di aneddoti, immagini, memoria e glamour in omaggio al Taormina Film Festival e a conclusione di un’edizione che si prepara a celebrare intanto a Roma, giovedì prossimo 27 Giugno - come tradizione nella grande arena del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo - i registi, i protagonisti, gli sceneggiatori e i giovani interpreti della stagione 2024 con l’intero cast artistico e tecnico del ‘Film dell’anno’, C’è ancora domani di Paola Cortellesi.
 
“L’incontro con il pubblico di Taormina rinnova ogni volta per i Nastri d’Argento l’emozione di serate indimenticabili con i più grandi protagonisti del cinema italiano e spesso il debutto di tante giovani ‘scoperte’ che a Taormina hanno regalato di anno in anno momenti straordinari” - dichiara a nome del direttivo Nazionale la Presidente Laura Delli Colli. “Essere al Teatro Antico ancora una volta, proprio per questo 70mo del cinema al Teatro Antico, dopo la bellissima serata dedicata un anno fa a La stranezza, è il nostro modo di dire buon compleanno al Festival con il quale abbiamo condiviso un percorso importante. E saranno le risate, i ricordi e gli aneddoti con qualche tuffo nel passato, grazie alle immagini che accompagneranno i Premi, a siglare una serata due volte speciale per la quale ringraziamo con la Direzione Artistica del Festival e la Fondazione Taormina Arte Sicilia, l’Assessorato al Turismo dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana, la Sicilia Film Commission e il Comune di Taormina”.
 
I Nastri e la commedia, quindici anni di Premi
Ex, regia di Fausto Brizzi poi Mine vaganti di Ferzan Özpetek, Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno e poi Carlo Verdone, Maria Sole Tognazzi, i Manetti Bros., Edoardo Leo, Paolo Genovese, Ficarra e Picone… È ricca di nomi d’oro della commedia, specchio del costume di un Paese che per anni, nel cinema, ha reso protagonista anche nel mondo un genere molto amato. È questo il primo capitolo di un palmarès che ha visto protagonisti candidati e premiati fra i quali ovviamente spicca il primato di Carlo Verdone alla regia con molte partecipazioni di Christian De Sica e, fino a quest’anno, spesso nel cinema, l’assenza di quella commedia romantica che fa sorridere a Hollywood il pubblico ma anche i produttori.
Foto
Comments

Inaugurazione della Mostra "Movie Icons" e consegna del Premio Stella della Mole agli scenografi da Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo

5/29/2024

Comments

 
Foto

Dante Ferretti, Francesca lo Schiavo- foto ufficiale museo del cinema

I riflettori si sono accesi ieri sera presso la Mole Antonelliana di Torino per l'attesissima inaugurazione della mostra "Movie Icons", oggetti dai set di Hollywood (29 maggio 2024- 13 gennaio 2025), organizzata dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con Theatrum Mundi. L’esposizione è stata curata da Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, e da Luca Cableri, direttore della galleria Theatrum Mundi di Arezzo. L'evento, che celebra i più grandi personaggi e film del cinema internazionale attraverso un’ampia collezione di oggetti iconici della cinematografia hollywoodiana, ha attirato una folla di appassionati, critici e studenti del settore.
La mostra, allestita con grande maestria e attenzione ai dettagli, presenta infatti una serie di documenti e materiali di scena originali che offrono ai visitatori un’esperienza immersiva nel mondo delle star del grande schermo. I costumi, le maschere, manifesti e oggetti differenti sono un omaggio alle icone di tutti i tempi. Dalla piuma di Forrest Gump alla bacchetta magica di Harry Potter, dal casco degli Stormtrooper di Guerre stellari fino alla pallottola di Matrix, ogni sezione contribuisce a ricreare la magia e il fascino dello star system americano.
Ogni visitatore durante l’inaugurazione, nonostante la confusione, dovuta al gran numero di presenti, ha potuto sicuramente immortalare in uno scatto il simbolo o “ricordo” del proprio film preferito. La mostra appare come un percorso all’interno dei generi cinematografici, tracciando un cammino dal “reale” al virtuale e digitale. Di qui l’importanza di tornare agli oggetti tangibili e a una riflessione sul collezionismo e sulla sua evoluzione. I pezzi in mostra provengono dal collezioni del Museo Nazionale del Cinema, di Theatrum Mundi e Propstore.
All’evento sono stati presenti come ospiti d’eccezione i premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, due dei più grandi scenografi e decoratori di set del nostro tempo. Con una carriera che spazia da collaborazioni con registi del calibro di Martin Scorsese, Federico Fellini e Tim Burton, Ferretti e Lo Schiavo hanno condiviso con il pubblico i segreti del loro mestiere, illustrando il processo creativo che trasforma una sceneggiatura in un'opera visiva di grande impatto. Tra i loro successi scenografici Gangs of New York e Hugo Cabret.
La coppia di “artisti” ha tenuto un’interessante masterclass che ha offerto un’opportunità unica ai giovani studenti e appassionati di cinema presenti che hanno potuto godere dei racconti di vita professionali dei due maestri.

“Torino è una città che amo moltissimo e mi ha dato anche molta fiducia quando mi hanno affidato l’allestimento del Museo Egizio. Ho potuto fare qualcosa che all’epoca, qualcuno ha considerato – niente male-", ho inoltre lavorato per l’industria Lavazza e per una mostra su Leonardo alla Reggia di Venaria”, ironizza e commenta Dante Ferretti.

Dal dibattito nato durante la masterclass è emersa una grande complicità e collaborazione tra la coppia che dalla vita privata si sposta anche nel lavoro, così Francesca Lo Schiavo parla del marito Ferretti: “Dante è veramente una persona geniale nelle proporzioni e velocità con cui crea. I suoi bozzetti diventano velocemente le sue creazioni, ha un’immaginazione rapida e quando impianta la sua idea, la visione del prodotto è proprio quella che aveva in testa. Riesce a dare vita ai suoi progetti. E’ veramente un genio delle misure, fa un lavoro eccezionale”.
​

Il momento più emozionante della serata è stata la consegna a entrambi del premio “Stella della mole”, riconoscimento che il museo del cinema dedica ai suoi ospiti d’eccezione. La premiazione è stata condotta dal Presidente del museo Enzo Ghigo.

Foto
Foto
Foto
Foto

Foto: Nataliberaweb

Comments

Al Museo del cinema di Torino tutto pronto per la nuova mostra  "MOVIE ICONS: oggetti dai set di Hollywood"

5/25/2024

Comments

 
Foto
​Centodiciassette oggetti originali di scena, costumi e memorabilia, provenienti dai set cinematografici hollywoodiani, sono i protagonisti della mostra MOVIE ICONS. Oggetti dai set di Hollywood (29 maggio 2024 - 13 gennaio 2025), organizzata dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con Theatrum Mundi e ospitata all’interno della Mole Antonelliana. Curata da Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, e da Luca Cableri, direttore della galleria Theatrum Mundi di Arezzo, la mostra sarà inaugurata il 28 maggio 2024 alla presenza degli scenografi tre volte vincitori del Premio Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
 
Dalla piuma di Forrest Gump alla bacchetta magica di Harry Potter, dal casco degli Stormtrooper di Guerre stellari fino alla pallottola di Matrix: sono solo alcuni degli oggetti di scena originali che si potranno ammirare alla Mole Antonelliana e che hanno plasmato l’immaginario cinematografico negli ultimi 40 anni.
 
L’esposizione non è un semplice censimento di memorabilia dei principali cult movie degli ultimi decenni. Movie Icons propone, infatti, un viaggio tra i generi cinematografici attraverso oggetti iconici, costumi, accompagnati dai manifesti e materiali pubblicitari della collezione del Museo per dare vita a una stratificazione di racconti: dalla semplice memoria del film e della sua storia fino al backstage e alle diverse professioni del cinema. Ogni oggetto racconta anche una ricerca artistica che, in pochi decenni, ha virato sempre di più verso il virtuale e il digitale. Di qui l’importanza di tornare agli oggetti tangibili e a una riflessione sul collezionismo e sulla sua evoluzione. I pezzi in mostra provengono dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema, di Theatrum Mundi e Propstore.
 
“Con questa mostra il Museo Nazionale del Cinema prosegue un percorso artistico di grande spessore – dichiara Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. L’obiettivo è duplice: da un lato fare mostre spettacolari che attirino il grande pubblico e dall’altro ideare proposte che fidelizzino il pubblico più giovane. Ogni visitatore troverà oggetti iconici capaci di farlo viaggiare nel tempo e nelle emozioni, oramai entrati a far parte della storia del cinema, resi ancora più spettacolari grazie a quel fantastico luogo che è il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana”.
 
“La mostra si propone di delineare un diario di bordo, quasi una mappa dei veloci cambiamenti creativi e tecnologici del cinema, attraverso i suoi oggetti simbolici – dichiara il direttore del Museo e co-curatore della mostra, Domenico De Gaetano. Collezionare, tornare agli oggetti, al loro potere di trasmettere significati, emozioni e conoscenza significa anche analizzare e raccontare il backstage del cinema, i mestieri creativi della settima arte, l’evoluzione del costume e in ultimo quella del collezionismo stesso. Una sfida, quasi un’urgenza, in un’epoca in cui il confine tra materiale e immateriale si fa sempre più labile, non solo al cinema”.
 
“Sono onorato che la mia collezione di props venga ospitata in un museo unico al mondo - dichiara Luca Cableri direttore della Galleria Theatrum Mundi e co-curatore della mostra. La passione che mi ha spinto a raccogliere questi oggetti di cinema è la stessa che ho ritrovato nello staff del museo e che mi ha convinto a esporli per la prima volta al pubblico. Per me è un sogno che si realizza e spero che anche i visitatori potranno sognare a occhi aperti vivendo o rivivendo le storie che questi oggetti iconici raccontano”.
 

Comments

PAUL SCHRADER AL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA

5/13/2024

Comments

 
Foto

Paul Schrader, regista e sceneggiatore cardine della New Hollywood, riceverà il Premio Stella della Mole in occasione di una Masterclass in cui ripercorrerà le tappe della sua carriera, dalle collaborazioni con Scorsese e i successi di Taxi Driver e Toro Scatenato ai capolavori che lo hanno reso uno dei più celebrati autori contemporanei
 
Sin dal suo primo credito cinematografico nel 1974 – nel corso di una carriera lunga cinque decadi e oltre 30 film – Paul Schrader si è imposto come autore e regista a tutto tondo capace di un’audace stilizzazione visiva e di un penetrante realismo psicologico intorno a temi profondi e stimolanti, riuscendo a creare un cinema riflessivo e provocatorio, caratterizzato da una forte personalità autoriale. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino rende omaggio a uno dei creatori cruciali del cinema moderno, che ha tracciato un percorso artistico ed espressivo avvincente, singolare e talvolta contraddittorio, ponendosi quasi come l’unico americano ad aver dato contributi significativi come sceneggiatore, regista e critico cinematografico.
 
Figura chiave della New Hollywood – che dalla fine degli anni Sessanta ha portato alla rinascita del cinema americano – Schrader ha collezionato una serie di successi scrivendo sceneggiature di film diretti da Sidney Pollack e Brian De Palma, senza dimenticare quelle di Taxi Driver e Toro Scatenato tra alcune delle sue più fruttuose collaborazioni con Martin Scorsese. Si è poi cimentato, passando dietro la macchina da presa, con tutti i tipi di soggetti, generi e stili nel corso di una carriera duratura, di alto profilo, solitamente imprevedibile e solo a intermittenza mainstream. Raffinato autore di numerosi classici moderni, Schrader terrà una Masterclass il 22 maggio 2024 alle 19:00 nell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana e, alle 20:30 al Cinema Massimo presenterà una proiezione speciale di First Reformed (2017), con Ethan Hawke e Amanda Seyfried, valsogli la candidatura all’Oscar per la migliore sceneggiatura.
 “Paul Schrader è un grande Maestro del cinema americano e uno degli autori più importanti del nostro tempo ma anche un fine conoscitore del cinema e della cultura europea” – afferma Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. “È un vero privilegio per questa Istituzione rendere omaggio a un monumento della storia del cinema, che continua a realizzare capolavori sempre potentemente vivi di idee, evidenziando ancora oggi la tensione tra vecchi e nuovi modi di raccontare una storia”.
 “Il rapporto unico di Schrader con il ruolo di autore ha a lungo influenzato il suo cinema, che spazia dal realismo sociale, all’horror, alla satira, al thriller poliziesco, alla biografia, agli adattamenti letterari e al neo-noir; ma sempre in modo anticonformista, originale e intellettuale” – sottolinea Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. “Andando oltre l’affermazione di una visione registica con la sua capacità di svelare le complessità della realtà, Schrader eccelle nel ritrarre uomini che affrontano un percorso autodistruttivo, alle prese con una crisi esistenziale che viene poi enfatizzata da un evento violento e catartico. Questi uomini si siedono nelle loro stanze, scrivono i loro pensieri, vanno da un posto all’altro, aspettando che arrivi un cambiamento, sollevando al contempo la forte tensione morale e filosofica che ha sempre plasmato il cinema di Schrader”.
 
Il regista di acclamati successi come Blue Collar, American Gigolo, Light Sleeper e Affliction converserà con il Direttore del Museo Domenico De Gaetano, sin dai primi successi ai progetti più recenti, passando per il suo cinema di solitari e anime perdute, spesso caratterizzato da personaggi ai margini della società – uomini autoisolati, perdenti e imbroglioni – alla ricerca di una strada verso la redenzione o la salvezza e che tentano di fuggire da un passato traumatico e profondamente travagliato mentre il loro mondo crolla intorno a loro.
Prima dell’evento – a cura di Marco Fallanca – Paul Schrader riceverà il Premio Stella della Mole in riconoscimento della sua eccezionale dedizione all’arte cinematografica, tornando sovente a una serie coerente di temi, tipi di personaggi e scenari drammatici: spesso raffiguranti storie di “lavoratori notturni” o “uomini soli in una stanza” definiti superficialmente dalla professione che svolgono, la sua filmografia ha affrontato temi e motivi come l’ossessione maschile e l’alienazione ma anche questioni più difficili da definire che includono il disprezzo di sé e i suoi effetti sulla psiche, la disperazione, la repressione (sessuale), le responsabilità individuali e collettive, i complessi collegamenti tra violenza e comprensione della colpa umana.
 
Foto
Comments

David di Donatello 2024, tutte le nomination. Considerazioni sulle candidature

4/5/2024

Comments

 
Foto


TUTTE LE CANDIDATURE AI DAVID DI DONATELLO 2024
Le nomination per le prestigiose statuette dei David di Donatello sono state ufficialmente annunciate, preparando il terreno per una serata indimenticabile dedicata al cinema italiano. Questi premi rappresentano l'eccellenza cinematografica nel Bel Paese, celebrando l'arte, la creatività e il talento dietro i migliori film dell'anno.
La serata di premiazione, fissata per il 3 maggio in prima serata su Raiuno, promette di essere un evento pieno di sorprese, la conduzione è stata affidata ad Alessia Marcuzzi e Carlo Conti. I due presentatori guideranno gli spettatori attraverso una celebrazione del cinema italiano, mettendo in risalto i film che hanno lasciato un'impronta significativa nell'immaginario collettivo nel corso dell'anno precedente.
Tra i film in lizza per i David di Donatello del 2024 spiccano titoli di successo e campioni d'incasso, che hanno catturato l'attenzione del pubblico e della critica con la loro originalità, la loro narrativa coinvolgente e le loro interpretazioni straordinarie.
Ogni nomination è un tributo alla dedizione e al talento di coloro che lavorano dietro e davanti alla macchina da presa, contribuendo a creare esperienze cinematografiche che rimarranno nella memoria degli spettatori per anni a venire.

Senza dubbio, tra le nomination dei David di Donatello di quest'anno emergono alcuni titoli che più di altri hanno riscosso maggior successo anche a livello internazionale.
"C'è Ancora Domani" diretto e interpretato da Paola Cortellesi, si distingue con un notevole numero di candidature, ben 19, dimostrando il talento poliedrico della Cortellesi sia dietro che davanti alla macchina da presa.
Segue, "Io, Capitano" di Matteo Garrone, con le sue 15 candidature, rappresenta un'opera cinematografica di grande rilievo, soprattutto dopo l'esperienza agli Oscar, confermando la reputazione di Garrone come uno dei registi più stimati del panorama italiano e internazionale.
"La Chimera" di Alice Rohrwacher e " Rapito” di Marco Bellocchio" si distinguono entrambi con 13 nomination, dimostrando l'eccezionale talento e la profondità dei loro registi nel portare sullo schermo storie ricche di significato e complessità.
Non possiamo dimenticare "Comandante" di De Angelis, che con le sue 10 nomination continua a raccogliere consensi e ad attirare l'attenzione del pubblico con la sua storia avvincente e ben raccontata. Film che credo meritasse ancora più candidature e riconoscimenti in questo evento e in diversi festival cinematografici.
Infine, "Il Sol Dell'Avvenire" di Nanni Moretti, con le sue 7 candidature, porta il tocco distintivo e la sensibilità unica del regista italiano, offrendo al pubblico un'opera cinematografica che affronta temi significativi con grazia e profondità.

I film candidati che personalmente penso meritassero più nomination
“Stranizza d’amuri” di Giuseppe Fiorello
“Misericordia” di Emma Dante

Film dimenticati dai David di Donatello
“Primadonna” di Marta Savina
“Il primo giorno della mia vita” di Paolo Genovese

Con una line-up così straordinaria, la serata dei David di Donatello si prospetta emozionante e carica di aspettative, promettendo di celebrare il meglio del cinema italiano e di riconoscere il talento straordinario di registi, attori e professionisti del settore.
Chi sarà decretato vincitore dei prestigiosi David di Donatello? Quali film e talenti verranno celebrati come i migliori dell'anno? Per scoprirlo, non resta che sintonizzarsi sulla serata di premiazione il 3 maggio e lasciarsi trasportare nell'affascinante mondo della settima arte del Bel Paese.





David di Donatello per il migliore film 
C'è ancora domani di Paola Cortellesi
Io capitano di Matteo Garrone
Il Sol dell'Avvenire di Nanni Moretti
La chimera di Alice Rohrwacher
Rapito di Marco Bellocchio 

David di Donatello per la migliore regia
Nanni Moretti - Il sol dell’avvenire
Matteo Garrone - Io capitano
Andrea Di Stefano - L’ultima notte d’amore
Alice Rohrwacher - La chimera
Marco Bellocchio - Rapito 

David di Donatello per migliore attore protagonista
Valerio Mastandrea – C'è ancora domani
Antonio Albanese – Cento domeniche
Pierfrancesco Favino – Comandante
Josh O’Connor – La chimera
Michele Riondino – Palazzina LAF

David di Donatello per il migliore attore non protagonista
Adriano Giannini - Adagio
Giorgio Colangeli - C'è ancora domani
Vinicio Marchioni - C'è ancora domani
Silvio Orlando - Il Sol dell'Avvenire
Elio Germano - Palazzina LAF

David di Donatello per la migliore attrice protagonista

Paola Cortellesi – C'è ancora domani
Isabella Ragonese – Come pecore in mezzo ai lupi
Micaela Ramazzotti – Felicità
Linda Caridi – L’ultima notte di Amore
Barbara Ronchi – Rapito

David di Donatello per migliore attrice non protagonista
Emanuela Fanelli – C'è ancora domani
Romana Maggiora Vergano – C'è ancora domani
Barbora Bobulova – Il sol dell'avvenire
Alba Rohrwacher – La chimera
Isabella Rossellini – La chimera

David di Donatello per il migliore esordio alla regia
Paola Cortellesi – C'è ancora domani
Giacomo Abbruzzese – Disco Boy
Micaela Ramazzotti – Felicità
Michele Riondino – Palazzina LAF
Giuseppe Fiorello – Stranizza d’amuri

David di Donatello per la migliore sceneggiatura originale
C'è ancora domani
Il sol dell'avvenire
Io capitano
La chimera
Palazzina LAF

David di Donatello per la migliore sceneggiatura non originale

 Le vele scarlatte
Lubo
Misericordia
Mixed by Erry
Rapito

David di Donatello per il migliore documentario
 Enzo Jannacci – Vengo anch’io
Io, noi e Gaber
Laggiù qualcuno mi ama
Mur
Roma, santa e dannata

David di Donatello per il migliore film internazionale
 Anatomia di una caduta
As Bestas
Foglie al vento
Killers of the Flower Moon
Oppenheimer

David di Donatello per la migliore produzione

C’è ancora domani
Comandante
Disco Boy
Io capitano
La chimera

David di Donatello per la migliore fotografia 
C’è ancora domani
Comandante
Io capitano
La chimera
Rapito

David di Donatello per il migliore compositore 
Adagio
C’è ancora domani
Il sol dell’avvenire
Io capitano
L’ultima notte di Amore

David di Donatello per la migliore canzone originale

Adagio
Il più bel secolo della mia vita
Io capitano
Mixed by Erry
Palazzina LAF

David di Donatello per la migliore scenografia

C’è ancora domani
Comandante
Io capitano
La chimera
Rapito

David di Donatello per i migliori costumi 
C’è ancora domani
Comandante
Io capitano
La chimera
Rapito

David di Donatello per il miglior trucco
Adagio
C’è ancora domani
Comandante
Io capitano
Rapito

David di Donatello per la migliore acconciatura 
C’è ancora domani
Comandante
Io capitano
La chimera
Rapito

David di Donatello per il migliore montaggio
C’è ancora domani
Io capitano
L’ultima notte di Amore
La chimera
Rapito

David di Donatello per il miglior suono
C’è ancora domani
Comandante
Il sol dell’avvenire
Io capitano
La chimera

David di Donatello per i migliori effetti speciali visivi
Adagio
Comandante
Denti da squalo
Io capitano
Rapito

David di Donatello per il miglior cortometraggio 
Asterion
Foto di gruppo
In quanto a noi
The Meatseller
We Should All Be Futurist

David di Donatello Giovani
C’è ancora domani
Comandante
Io capitano
L’ultima volta che siamo stati bambini
Stranizza d’amuri






Foto
Foto
Comments

Il film "Dante" di Pupi Avati presentato a Barcellona grazie all' Istituto Italiano di Cultura e Cinecittà

1/18/2024

Comments

 
Foto
​Il calendario culturale italiano a Barcellona per il 2024 inizia con un omaggio alla letteratura e al cinema: il film che narra la vita del sommo poeta Dante Alighieri, interpretato da Sergio Castellitto e Alessandro Sperduti, arriva oggi al Cinema Verdi  con una proiezione speciale organizzata dall'Istituto di cultura italiana di Barcellona e Cinecittà.
L'agenda culturale degli italiani e di tutti gli amanti della cultura italiana ha già un primo appuntamento a Barcellona. Mentre si preparano i festeggiamenti dedicati al centenario della nascita di Marcello Mastroianni e del novantesimo compleanno di Sofia Loren, che saranno i protagonisti del 2024, l'Istituto Italiano di Cultura scalda i motori con un omaggio a Dante Alighieri grazie al film "Dante" di un maestro contemporaneo del cinema italiano, Pupi Avati, uno degli autori più prolifici del cinema italiano. Il lungometraggio racconta i capitoli più tormentati e meno conosciuti della vita del poeta, autore della Divina Commedia e considerato il padre della lingua italiana. Avati, con più di cinquant'anni di esperienza dietro la macchina da presa, narra le vicende attraverso gli occhi del poeta Giovanni Boccaccio, che intraprende un viaggio per riabilitare la memoria di Dante e svelare la vita dello scrittore fiorentino, dall'infanzia in solitudine alla morte in esilio.  

Il regista, sceneggiatore e produttor Pupi Avati ha indagato l'Italia attraverso più di 50 opere per il cinema e la televisione, dai suoi primi film indipendenti alla fine degli anni '60 ai più grandi successi degli ultimi trent'anni, e ha portato sul grande schermo generazioni di attrici e attori italiani popolari nel Paese. "La casa dalle finestre che ridono" (1978), "Regalo di Natale" (1986), "L'amico d'infanzia" (1993), "Il cuore altrove" (2003), "La cena per farli conoscere" "Il padre di Giovanna" (2008), "Lei mi parla ancora" (2021), sono solo alcuni dei titoli che ci ha regalato un'autore che utilizza il linguaggio del cinema per esplorare tutti i generi, dal gotico alla commedia, passando per film horror, thriller, racconti storici e persino drammi romantici.  "Nei miei  film – ha detto Avati – ho raccontato quanto possa essere eccezionale, persino eroica, la normalità degli esseri umani. Ora invece ho provato a dire che per quanto sublime possa essere il genio, condivide, come chiunque di noi, le ansie che la vita ha in serbo per noi. Poter raccontare Dante Alighieri per la sua umanità è stato il dono che aspettavo da vent'anni".  

"Dall'Istituto Italiano di Cultura – ha dichiarato la direttrice Annamaria Di Giorgio – siamo molto felici di poter aprire il 2024 celebrando due arti importanti come la letteratura e il cinema, grazie a un regista come Pupi Avati, che è un classico contemporaneo per la nostra cultura. Il regista ha scelto di portare sullo schermo un nuovo punto di vista su Dante Alighieri,  di cui spesso si parla senza conoscere veramente l'uomo che c'è dietro l'opera più importante della nostra tradizione: la Divina Commedia. Per me, appena arrivata a Barcellona, è stato un onore accogliere la comunicazione del Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani per presentare questo lavoro al pubblico. Sono sicura che potrà avvicinare ogni tipo di pubblico all'umanità di quello che siamo soliti definire il sommo poeta, la prima grande colonna della letteratura italiana".

Il film "Dante", dopo essere stato proiettato al Tokyo International Film Festival e ai festival cinematografici italiani come Los Angeles, Berlino, Nantes e Malaga, arriva per la prima volta in Catalogna. La proiezione speciale avrà luogo oggi al Cinema Parco Verdi, organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura di Barcellona e Cinecittà con il sostegno del Consolato Generale d'Italia a Barcellona.

Interpretato tra gli altri da Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Carlotta Gamba, Enrico Lo Verso e Alessandro Haber, il film sarà presentato al pubblico di Barcellona attraverso "Dante nel cinema", un'introduzione del professor Raffaele Pinto, docente di Filologia italiana all'Università di Barcellona e coordinatore del Seminario Internazionale di Studi Danteschi (SISD). 

La proiezione sarà in versione originale con sottotitoli in spagnolo. 
Foto
Foto
Comments

Intervista all'attrice Simona Malato: dai retroscena di Stranizza d'Amuri e Misericordia al suo personale coinvolgimento emotivo e professionale

1/12/2024

Comments

 
Foto
In questa intervista esclusiva con Simona Malato, talentuosa attrice siciliana che ha conquistato il cuore del pubblico con la sua intensa interpretazione in due film di grande successo: "Stranizza d'Amuri" di Giuseppe Fiorello e "Misericordia" di Emma Dante, entrambi presentati alla prestigiosa Mostra del Cinema Italiano di Barcellona lo scorso dicembre, mi sono addentrata nel suo mondo, esplorando la sua vita, la sua carriera e in particolare i retroscena della realizzazione di questi due progetti forti e significativi. Entrambi affrontano tematiche socialmente importanti e toccanti, regalandoci una prospettiva profonda sulla realtà e sulla condizione umana.
Ho cercato di scoprire i dettagli della lavorazione di "Stranizza d'Amuri" e "Misericordia", esplorando il processo creativo di Simona nel dare vita ai suoi personaggi. Attraverso le sue parole, avrete l'opportunità di comprendere le sfide e le emozioni che ha affrontato, nonché il suo impegno nello studio dei ruoli, contribuendo così a rendere questi film autentiche opere cinematografiche.
Un viaggio attraverso la passione, l'impegno artistico e la profondità emotiva di Simona Malato vi attende. Accendete la vostra curiosità e immergetevi nell'universo artistico di questa interessante attrice siciliana.

Il successo di “Stranizza d’Amuri” di Giuseppe Fiorello e “Misericordia” di Emma Dante anche in Spagna a Barcellona che cosa ha voluto dire per te e che emozioni ti ha provocato?
“Quando ho ricevuto l’invito per la partecipazione al festival di Barcellona, nell’oggetto della mail era stato nominato solo Misericordia, in comune accordo con Emma Dante che non sarebbe potuta essere presente, abbiamo deciso che sarei stata solo io a presentare il film. Quella fu una prima bellissima notizia poi però continuando a leggere la convocazione mi sono resa conto che anche Stranizza d’amuri era stato selezionato per l’evento…. e a quel punto ovviamente sono saltata sulla sedia perchè sono 2 film che amo tantissimo, sono vicinissimi tra loro, ho lavorato quasi contemporaneamente a entrambi; infatti mentre giravo Stranizza, lavoravo gia’ al personaggio di Betta del film di Emma. Con lei è stato un lavoro lunghissimo, perchè dovevamo farsì che funzionasse quello che aveva prefigurato per me, perchè questo personaggio lo aveva scritto pensando a me, ma Emma non lascia nulla al caso, quindi dovevamo passare dal quel corridoio stretto di confronto con Simone Zambelli e con le altre attrici. Doveva creare quel nucleo familiare come se lo era immaginato, doveva vederci insieme.

Per cui ritornando alla domanda, posso dire che entrambi i film per mia fortuna sono 2 progetti che sono stati 2 famiglie, sono 2 lavori che hanno toccato il mio cuore. Questo perché abbiamo lavorato in entrambi i set con la finalità di creare un spazio di grande cura reciproca, familiare e confidenziale, e probabilmente anche per i temi che abbiamo trattato. Sia Beppe che Emma sono 2 registi che in diverso modo vogliono toccare il cuore e sensibilità dello spettatore ma prima ancora vogliono attraversare questa sensibilità nella carne degli attori e di tutta la troupe. In entrambi i progetti non c’è stata differenza tra cast artistico e tecnico. E’ stato un grande lavoro collettivo e di creazione con 2 grandi capitani di 2 navi che salpavano verso 2 grandi avventure; Lo scopo di tutti era quella di portare a casa un’opera umana sia per i contenuti trattati che per l’energia che scorreva tra di noi. Per cui io mi sento molto onorata di rappresentare questi 2 film, perche l’onore proviene proprio dal fatto che rappresento in entrambi i casi il lavoro di tutti i miei compagni. Ho accettato inoltre di essere qui a Barcellona perchè ho dato l’anima in tutte e 2 le vicende, nel senso che i 2 lungometraggi non sono stati solo dei lavori fini a se stessi ma progetti che mi rispecchiano; quindi solo qui a portare queste 2 storie quasi come se fossero i miei figli, accompagnandoli e vedendoli con il pubblico”.

Come vivi l’esperienza di condividere una proiezione cinematografica insieme al pubblico in sala?
“Vedere il film in sala con il pubblico è un’esperienza profonda e intensa. Con i ragazzi nelle scuole è un momento empatico fortissimo, loro esultano e vivono in maniera intensa le storie, per esempio quando Lina parla con Gianni con violenza, l’hanno insultata o quando i du protagonisti si sono baciati c’è stato quasi un urlo da stadio. Il cinema deve fare questo, deve smuovere il pubblico”.

​2-3 momenti fondamentali sia personali che professionali che hanno cambiato la tua carriera di attrice.
“Un momento importante è stata la crisi con i miei genitori quando ho deciso di lasciare l’università e fare teatro. Studiavo psicologia ma mi sono laureata solo in un secondo momento perché inizialmente ho lasciato il percorso accademico a 6 esami prima della laurea. Ho abbandonato gli studi nonostante fossi alla fine perchè mi ero infilata in un progetto teatrale per me molto scioccante e decisivo. Si trattava di un lavoro di Claudio Collovà regista di Palermo, che considero il mio primo maestro, che all’epoca lavorava al Malaspina con i ragazzi del carcere minorile. Io ero ancora un’ allieva che entravo in un cast di attori già professionisti di alto livello come Filippo Timi per cui mi rapportavo con persone che mi hanno insegnato molto. Eravamo un grande cast, un insieme di energie differenti, un lavoro collettivo, facevamo quello che per me è il teatro: nessuno insegnava a qualcuno ma ognuno imparava dall’altro. Tra attori e i ragazzi del carcere c’è stato uno scambio di insegnamenti. Il teatro deve essere un apprendimento continuo.
Emma Dante è stato un altro incontro importante nel mio cammino, mi ha portato fuori da Palermo. All’epoca facevo “Palermu”, un suo primo spettacolo in tour per l’Europa. Essere in giro per il mondo, fare di continuo lo stesso spettacolo e cambiare pubblico e’ stata una formazione e un master continuo, ho imparato moltissimo.
Altro momento decisivo è stato l’incontro con il regista e drammaturgo polacco Krystian Lupa; per me è stata una folgorazione, mi ha rivoltato come un calzino. Ero arrivata a un momento un po’ di stasi in cui le cose le fai quasi in maniera automatica, ad un periodo di crisi. Lui è arrivato al momento giusto, sono rinata. Vorrei inoltre citare un altro progetto che è stato determinante nella mia vita: il collettivo femminile nato 12 anni fa di cui faccio parte. Siamo un gruppo di 19 attrici dirette da Letizia Quintavalle, regista di teatro dell’infanzia da 30 anni. Ognuna di noi lavora nella propria regione e raccontiamo ai bambini dagli 8 ai 12 anni l’Antigone”.

Cos’è per te il teatro?
“Per me il teatro è un apprendimento continuo, il lavoro del teatro è un dono, un arricchimento in divenire, mi sento fortunata e lo vivo con meraviglia. La compassione e la gratitudine sono fondamentali in questo mestiere. Il personaggio di Lina di Stranizza mi ha insegnato molto. Nasco come attrice di teatro quasi autodidatta, non ho avuto una formazione accademica. La mia prima esperienza con Claudio Collovà mi ha insegnato che dovevo trovare i miei maestri da sola, cercavo nel cast le persone con cui volevo lavorare. A 25 anni ho iniziato a fare danza classica perchè dovevo lavorare sul mio corpo con disciplina e regole; questa auto formazione è stata un momento importante per quello che sono oggi.
A 23 anni, quando è iniziato tutto, mi chiedevo che stessi facendo. Mi sentivo una ladra perchè volevo fare la psicoterapeuta e all’improvviso invece ho deciso di fare l’attrice, mi sembrava ormai tardi e non avevo nessuna formazione accademica. Soffrivo molto e sentivo che c’era qualcosa che potevo fare e dare ma non trovavo la mia strada. Avevo molta confusione ma questa è stata sempre la mia forza. Quando non c’è questo disordine, questo senso di non avere il pavimento sotto i piedi, se non c’è questa inquietudine nel mio mestiere, lavoro male, cerco spesso di mettermi in difficoltà. Credo sia una cosa inconscia, quando un progetto mi risulta facile, mi viene male. Il lavoro dell’attore ognuno se lo deve inventare, non c’è un unico modo sebbene ci siano delle tecniche e abbia dei miei registri, ma “ i muri alti”, le difficoltà mi piacciono”.

Parlami del tuo personaggio Lina
“Lina l’ho capita subito, nel mio approccio al personaggio dialogando con il regista Beppe Fiorello non abbiamo parlato molto, perchè lui già mi aveva scelto sapendo che io dovevo essere Lina, era sicuro di questa mia interpretazione; e in realtà non aveva sbagliato perché ho intuito subito cosa voleva questa donna da me, mi ha parlato immediatamente e molto chiaramente dicendomi “o mi fai cosi o non mi puoi fare”.
Sono arrivata a lei, mi sono avvicinata al suo essere conoscendo Samuele, il ragazzo che ha interpretato Gianni. Nutrendomi di lui, di questo giovane attore, ho trovato i modi in cui Lina poteva parlare con questo suo figlio.
Poi durante lo studio del personaggio ad un certo punto mi sono arrivate in aiuto delle donne della mia infanzia, che mi incuriosivano molto quando ero piccola. Mi tornavano in mente, mi arrivavano dei ricordi dall’infanzia e delle immagini di come erano. C’è quindi sicuramente qualcosa di mio in Lina che è generazionale ma non diretto”.

Le tue figlie ti aiutano nell’interpretare il ruolo di una mamma?
“Si certo mi aiuta molto essere mamma, in questo caso però si trattava di essere madre di un ragazzo, era tutta un’invenzione. Quindi ho creato una relazione speciale grazie al rapporto che si è creato con Samuele”.

Lina è un personaggio cosi’ contradditorio e duro che si può addirittura odiare, entrano però in gioco diverse parti molte diverse tra loro, me ne puoi parlare?
“Lei è una donna con i suoi problemi e vive male nella sua comunità, ha infatti il peso della vergogna di non essere sposata. Ho lavorato sul sentimento di essere impetuosi verso se stessi. E’ una mamma molto dura e severa. Forse la sua anima leggera, di bambina arriva solo nel momento in cui immagina che qualcosa possa cambiare nel futuro, ma questo sentimento viene subito modificato dal suo essere senza pietà verso se stessa. Come tutti quei genitori che proiettano sui figli la propria vita, Lina fa la stessa con Gianni, forse se avesse abitato in una città e non nella sua stretta realtà sarebbe scappata via con Samuele. Non avrebbe mai urlato al mondo siamo fatti così, ma lì non poteva scappare, non credeva nel cambiamento.
Il personaggio lo interrompo, Lina è costruita a metà, è come se non vivesse fino in fondo tutto, vorrebbe fare ma non ci riesce e non lo fa.
La prima scena che ho girato è stata quella della telefonata che Lina fa alla mamma dell’altro ragazzo, una scena che non avevo capito bene in fase di lettura della sceneggiatura, non sapevo fino a dove doveva spingersi lo script. Quella mancanza di parole nel testo e dell’ interlocutore dall’altra parte del telefono (ovviamente recitavo non parlavo realmente con nessuno) mi ha fatto pensare alla vita spezzata di Lina. Questo è stato il battesimo del mio personaggio. In questa scena viene fuori tutta la cattiveria di Lina ma anche la sua frustrazione, il suo essere sempre a metà e la sua vita non compiuta. “Tuo figlio ha tutta la vita davanti, Gianni è com’è…..” in quel momento Lina proietta sul figlio come si sente lei: Una vita spezzata”.

Come ti sei approcciata e hai interpretato una donna realmente esistita protagonista di un fatto terribile e delicato realmente accaduto?
“Tutto il cast ha avuto rispetto per questa storia vera e mi sono chiesta "come la faccio questa donna se non mi torturo un po’?" Ho sofferto per cercare di capire questo fatto terribile, per rispettare una persona vera che ha vissuto una storia così complessa e delicata; non oso immaginare come Lina abbia vissuto il resto della sua vita; anche se faccio l’attrice e cerco di essere vicina alla verità non si può avere la pretesa di sentire cosa provasse una donna in una situazione del genere”.

C’è stata una scena particolarmente complicata in Stranizza?
“Si, la scena della telefonata come già ti ho spiegato. Ma alla fine mi sono buttata ed è uscito quello che ho raccontato. Nella scena del ballo con Samuele invece stavo male fisicamente e fuori pioveva, ma nonostante tutto è venuta fuori una grande scena d’amore tra una madre e un figlio”.

Cosa rappresenta e che peso ha oggi Stranizza d’Amuri ?
“Ha un valore universale, è una storia che non ha tempo e spazio. Questa cosa l’abbiamo percepita con il pubblico durante il tour. Tante le reazioni di chi ha visto il film che mi hanno fatto riflettere sulla forza universale del film, una spettatrice per esempio fuori dal cinema mi ha detto: “Ma lei facendo questo personaggio ha rovinato tutti i sacrifici che un madre di un omosessuale fa per accettare il proprio figlio”; questa cosa mi ha colpito molto, così come la risposta di tanti ragazzi omosessuali ma anche etero che hanno fatto fatica ad accettare la storia. Questo perchè il film parla del problema in generale della non accettazione della diversità, tema centrale del film. La diversità e l’incapacità di accettare chi è diverso da te non solo come singolo individuo ma come comunità è il cuore della storia. La cosa violenta è che questi i ragazzi sono stati assassinati da tutto il paese, purtroppo è così. Ciò che è successo a Giarre negli anni’ 80 succede in tutto il mondo ancora oggi”.

Partendo dal tema della diversità vorrei collegarmi a Misericordia. Film molto forte, violento e duro. Anche qui hai un ruolo difficile e complicato. Chi è Betta, come sei diventata lei? Anche qui sei una specie di mamma difficile.
“Betta è una madre che da sola non andrebbe da nessuna parte, si ritrova a fare la mamma insieme alle altre 2 prostitute. Tra le 3 lei è la figura materna di quello strano nucleo familiare”. E’ una donna sbrigativa, d’istinto e dura”.

Quale delle 2 sceneggiature ti ha colpito di piu’?
“In realtà non riesco a fare un paragone tra le 2 storie, non c’è un di più perché appartengono a 2 mondi completamente diversi, non c’è stata una che ha superato l’altra. Tra i 2 personaggi però sicuramente ho amato tantissimo Betta.
E’ una donna che è rimasta bambina, molto vicina alla sua parte infantile però sa anche che deve sopravvivere, “deve “magna’”, sa quanto è dura la vita. Nello stesso tempo è inoltre un personaggio ironico, fa il minimo indispensabile per arrivare a fine giornata, quando può scappa dai suoi compiti. E’ ovviamente una donna lontana da me però di mio c’è il suo aspetto maniacale per l’ordine e per la precisione sebbene viva in una catapecchia”.

Perchè il titolo Misericordia?
“La misericordia è qualcosa che ha a che fare molto con l’essere umano. È accoglimento e prendersi in cura un altro, quasi un portarsi addosso un’altra persona, è qualcosa fatta per l’altro senza un contraccambio. E’ un atto di dare senza ricevere. Rappresentiamo con la nostra misericordia la salvezza di Arturo, il figlio quasi adottivo che vive una situazione di ritardo mentale, centro intorno al quale gira la storia”.

Voi vi salvate da questa crudele realtà?
“C’è qualcosa di animalesco in questi personaggi, loro in qualche modo si salveranno sempre, sono donne pronte a tutto e capaci di cavarsela anche se la montagna dove vivono, da una parte madre e casa che le protegge, dovesse cadergli addosso e trasformarsi invece in mamma cattiva e mortale".

Ambienti animaleschi e forti, crudi e veri, che legame hanno con i personaggi della storia?
“Abbiamo girato a monte Cofano vicino San Vito lo capo. E’ una riserva naturale dove le falesie si staccano davvero, è un promontorio enorme sul mare, un posto mostruosamente affascinante. E’ un dio, un luogo spirituale. E’ una natura sia cruda che magnanima, è come una lingua di terra- madre che li accoglie con le sue baracche e nello stesso momento luogo di morte. La montagna è come una quarta madre dura e cattiva. Per contagio quindi i personaggi hanno preso il selvaggio di questo posto. Tutto è animalesco e inaccettabile, tutti sono ridotti ad uno stato quasi primitivo.
Ma questo stato “naturale” in cui vivono è forse il migliore per Arturo. Qui voglio citare Emma Dante secondo la quale la montagna degradata è il luogo più giusto per il protagonista, lui va via per essere mandato in un istituto per avere una vita più dignitosa ma in realtà sta bene in quello spazio sospeso perché lui è mare, montagna, è un tutt’uno con l’ambiente. E’ un ragazzo disabile che vive in maniera naturale la sua diversità”.

Qual è la forza di questo film che lo hanno reso quello che è?
“E’ un grumo che si scioglie. Questo film pretende tanto dallo spettatore, gli chiede di prenderselo il grumo, di viverlo, di stare male. Soltanto con la presa di coscienza di questo nodo alla fine chi guarda la storia potrà sciogliere questa dura matassa e capirla.
E’ un film molto difficile per il pubblico, devi cadere in quel selvaggio e stare anche male per capire e amare Misericordia”.

Può essere un insegnamento Misericordia?
“Non lo so se chiamarlo insegnamento, ma credo che la violenza e il degrado facciano paura, ma in quanto esistono bisogna affrontarli con coraggio per sconfiggerli ed evitarli. Anche il male va vissuto per poter capire la salvezza”.


Foto

Simona Malato alla Mostra del cinema italiano di Barcellona

Comments

"C'è ancora domani" di Paola Cortellesi: considerazioni di un successo da 7 milioni d'incassi e dall'impatto empatico tragicomico

11/8/2023

Comments

 
Foto
Io ancora non posso parlare né di capolavoro, né del ritorno del cinema neorealista italiano, quello autentico, quello degli anni’ 40, quello in bianco e nero, quello fatto di facce che ti lasciavano a bocca aperta e che ti spiazzavano per la durezza dei loro tratti; non posso dirvi cosa penso del fenomeno “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi perché in Spagna non ho avuto ancora la possibilità vederlo. Ma sicuramente da quello che ho letto, da tutto quello che si racconta posso solo dire che finalmente dopo tanti anni abbiamo in Italia un film di un’ attrice e regista italiana che sembra aver messo tutti d’accordo. Da nord a sud, critica e pubblico, signori e signore hanno accolto con entusiasmo un prodotto cinematografico molto coraggioso, firmato da una donna, un’artista conosciuta soprattutto per i suoi ruoli comici. Dagli esordi a oggi ha solo confezionato successi, una garanzia per i registi che l’hanno diretta, che da poco ha fatto l’en plein passando alla regia e il suo debutto è stato straordinario. In pochissimo tempo la forza emotiva e artistica di questa storia ha fatto breccia nei cuori e nel pensiero critico del popolo e degli addetti ai lavori. Probabilmente nessuno si aspettava un successo così “Oltre” ma la Cortellesi ha battuto ogni record al botteghino: 7 milioni d’incassi fino ad oggi. E’ già il migliore risultato italiano del 2023 e uno dei più alti degli ultimi anni. In 12 giorniIil film è stato visto da più di un milione di spettatori, sale piene e sold out nelle proiezioni accompagnate dalla presenza della Cortellesi. Alla festa del cinema di Roma ha vinto tre premi: quello del pubblico, della giuria e miglior opera prima. Neorealismo rosa o no, di cui tanto si parla, c’è sicuramente un richiamo al quel neorealismo “romano”, a quello di una capitale popolare e povera che a fatica usciva dalla guerra e dall’occupazione nazista. C’è il fascino e il retrò del bianco e nero che la stessa regista afferma non essere una scelta stilistica ma per lo più legata a un ricordo emotivo, alle narrazioni e storie di quel periodo raccontate dalle sue nonne. Paola sceglie quindi le sfumature delle emozioni, vuole arrivare al cuore del pubblico provocando sensazioni e far riflettere sulle condizioni delle donne che come allora e purtroppo ancora oggi vivono e sono vittime del maschilismo, violenza e di non amore. Dalla Gialappas’ bans, Mia dire goal, Zelig, Nessuno mi può giudicare, solo per nominare alcuni dei suoi grandi successi, dalla sua confort zone quindi e dalla commedia di cui è maestra, arriva al suo primo ruolo drammatico per la televisione con lo sceneggiato su Maria Montessori, ed qui che si mostra al grande pubblico in una veste nuova, il dramma. Con “C’e ancora domani” la Cortellesi riesce a creare un clima tragicomico, dolce- amaro, bianco e nero, in cui non tradisce se stessa e rimane fedele al suo stile. Questo probabilmente è uno degli ingredienti del successo del suo film. Il suo mondo artistico e la sua cifra stilistica la rendono credibile e la fanno arrivare agli spettatori che sorridono e piangono insieme a Delia, ironicamente tragica.
...e mi viene in mente una frase di Italo Calvino:

“Prendete la vita con leggerezza,  perché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
Foto
Comments

Al via i Casting, anche a Catania, per “Miopia”, un nuovo film con Nino Frassica e Caterina Murino.

11/8/2023

Comments

 
Foto

La regione Marche, ospiterà le riprese di una nuova produzione
cinematografica, con Nino Frassica e Caterina Murino, le riprese
inizieranno a fine gennaio 2024 nelle città di Pesaro e Fano, in location che
sono state già definite. Il film sarà diretto dal maestro Rocco Mortelliti,
genero dello scrittore siciliano Andrea Camilleri.
A rendere possibile questa ennesima avventura cinematografica, di
portare i casting pure in Sicilia, è stata la società CinemaSet che, grazie alla
sua co-produzione in questo progetto filmico, ha coinvolto i suoi colleghi, a
organizzarli pure in Sicilia, precisamente a Catania, città nativa del produttore
Antonio Chiaramonte, per valorizzare e dare la possibilità di inserimento a
tanti artisti siciliani di poter mostrare il proprio talento.

 Ecco i requisiti per il casting:
- Medico: 40/45 anni
- Esmeralda Felice: donna bella presenza 40 anni circa bionda/castana
- Moglie politico: donna bella presenza 45 anni circa
- Ladro: 25/30 anni
- Assistente Magistrato: Donna molto bella 25/30
Saranno presenti al casting di Catania direttamente il regista Rocco
Mortelliti, il produttore marchigiano della MovieStart production Roberto
Siepi e il produttore esecutivo Mario Cavazzuti.
Per partecipare al casting è necessario inviare un’email all’indirizzo
[email protected]

Nell’email dovranno essere indicate:
- CV ( comprensivo del numero di telefono per essere ricontattati)
- 2 o 3 foto, in cui si veda bene il volto e la figura del candidato/a, senza
occhiali da sole e senza cappelli.
La produzione provvederà a ricontattare le persone che presentano le
caratteristiche ricercate, per fissare un provino.
Per chi abita a Catania e Provincia le audizioni si terranno in presenza,
mentre per chi abita fuori città e solo ed esclusivamente residente nella
Regione Sicilia, la sessione di provini avverrà in videochiamata.


​c.s
Foto
Comments

Intervista a Giovanna Sannino: " Ho preso i colori, i rumori e i suoni di Napoli e li ho buttati nella mia Carmela"

11/6/2023

Comments

 
Foto
​
Ormai non si sente che parlare del fenomeno Mare fuori. Non solo i più giovani sembrano essere stati catturati dalle storie dei ragazzi dell’IPM di Napoli ma tutte le generazioni appaiono curiose e affascinate da questa serie che è addirittura arrivata Oltreoceano. Alcuni giorni fa parte del cast ha partecipato alla Festa del cinema di Roma registrando il maggior numero di spettatori durante il loro red carpet. Direi un bel risultato, trattandosi di uno dei più ambiti tappeti dei rossi dei festival italiani. Durante l’evento sono stati presentati i primi 2 episodi della 4 stagione.

Guardando la loro sfilata, tra fan e stampa mi è caduto l’occhio sull’eleganza e la classe di una delle protagoniste, che in realtà mi ha ricordato una giovane Monica Bellucci per il suo stile e abito. Sto parlando di Giovanna Sannino, ovvero Carmela, personaggio letteralmente esploso nella terza stagione. Giovanna è una figlia d’arte, talentuosa e molto preparata. Non fa segreto che i suoi grandi maestri siano stati proprio i genitori. Un’ attrice dalla formazione teatrale, vicina alla vecchia scuola;un marchio di fabbrica che la rende particolare, elegante e raffinata quasi venisse fuori da un’altra generazione.
In Mare fuori è inizialmente una ragazza sempliciotta, della media-bassa Napoli, diventando poi la moglie di uno dei protagonisti, appartenente a una famiglia camorrista. Inevitabilmente “Carmela” cresce e si forma in un ambiente ostile, duro, bigotto, eccessivo e quasi grottesco della Napoli malavitosa. Ma nonostante i suoi vestiti leopardati, gli orecchini pacchiani e il trucco esagerato, Giovanna anche in questa interpretazione- una parte tanto lontano dalla sua realtà-conserva la sua classe innata e si distingue per la sua recitazione e stile teatrale che traspare dietro il dialetto, i pianti e gli sguardi di dolore del suo personaggio. Mai eccessiva, sempre misurata, credibile e vera senza mai cadere nel grottesco e volgare, cosa molto difficile considerando il contesto e ruolo.

Cerchiamo di capire meglio come queste 2 “donne” tanto lontane si siano alla fine incontrate.

Giovanna, quanto il personaggio di Carmela ti ha cambiato la vita? “Ha cambiato totalmente la mia vita, a livello professionale mi ha fatto cadere, mi ha buttata nel mondo del lavoro. E’ per questo il personaggio al quale sono più legata, mi ha aperto una strada che non è per forza un cammino di opportunità lavorative ma una mentalità, una responsabilità nel mondo del lavoro,con Carmela il cinema è diventato un lavoro reale; a livello umano sono cresciuta,il mio personaggio mi ha fatto crescere molto. “E’ stata una crescita che abbiamo fatto insieme, io e Carmela abbiamo camminato su 2 binari paralleli, incontrandoci però a un certo punto. Siamo infatti cresciute di pari passo, io ho incontrato Carmela a 19 anni e ora ne ho 23. Forse se l’ avessi interpretata quando ero più piccola, quello che è successo nella terza stagione: dolore, tragedie e forza, non sarebbe stata la Carmela di adesso, ovviamente perchè io Giovanna ho ora delle consapevolezze diverse da quelle che avevo prima”.

Carmela è un personaggio molto lontano dalla tua personalità, dal tuo essere, come ti sei avvicinata a lei tanto diversa da te? “Ho studiato tanto anche la letteratura che sebbene possa sembrare lontana, in realtà mi ha aperto orizzonti; Ho visto film, letto e sono andata a teatro. Ho rubato da donne più grandi di me che hanno vissuti diversi dal mio, ho cercato di prendere la maternità da mia madre e mia nonna, la sofferenza da chi non ha avuto sempre una vita positiva e fortunata e di prendere i suoni, i rumori e i colori di Napoli e buttarli nel mio personaggio”.

Carmela è un personaggio ben costruito, che ad un certo punto cambia. Nel suo sviluppo emergono tante tematiche importanti e si scopre un personaggio complesso. Ci racconti in breve la forza di questa donna?
“Da semplice fidanzata incinta di Edoardo, un vero combina guai, man mano viene intrappolata nella criminalità, dalla quale non riesce a venire fuori, la sua non è stata una scelta ma deve accettare questo mondo. Poi il matrimonio che nasce con il piede sbagliato, un figlio non voluto perchè era giovane ma viene amato lo stesso. Con la nascita del bimbo Carmela cambia, cresce, ha responsabilità e diventa una iena perchè deve proteggere suo figlio, se stessa ed Edoardo. Questo è il suo percorso. Vengono fuori tanti temi sociali importanti: tra cui la ribellione alla violenza e l’ amore per la famiglia. Il valore più forte che viene fuori è la resilienza di Carmela. Una donna che perde tutto: la famiglia adottiva, Edoardo, l’orgoglio con Teresa ma nonostante tutto va avanti e combatte. Molte tematiche rendono questo ruolo interessante; la cosa che lo rende più complesso credo non sia il personaggio in se ma la psicologia di questa donna. Il motivo per cui amo Carmela? Mentre ride dentro piange, fuori è una ragazzina dentro una donna forte”.

Come ti preparai praticamente per entrare nel ruolo di Carmela?
“Parto dalla musica, con una playlist neomelodica, la musica mi ispira, poi cerco di assumere le sembianze di Carmela, per mesi ho portato le unghie come quelle che sarebbero piaciute a lei, compro anche oggetti e accessori che potrebbero essere del mio personaggio. Infine faccio sempre un’ analisi accurata di tutte le situazioni che girano intorno al mio ruolo. Esamino ogni dettaglio”.

Cosa hai pensato quando hai letto per la prima volta la sceneggiatura?
“Mi sono arrabbiata molto perché Carmela veniva tradita, ho detto- chissà? cosa succederà?- Perché inizialmente era un personaggio dietro le quinte, era ed ero inconsapevole di tutto. “Aspettando questo bambino” mi sono fatta un mio “film”, ho costruito il mio ruolo senza sapere quasi nulla, pensavo che dietro la sua storia ci fosse stato un rifiuto ma non addirittura una violenza. Poi finalmente nella terza serie ci siamo incontrate, siamo diventate amiche, ho scoperto Carmela ed è qui che si dà tutto, scatta l’empatia, la gioia, la sofferenza e il confronto dell’attore che diventa personaggio”.

Scene che ti hanno imbarazzato o preoccupato?
“La prima scena in assoluto che ho girato in Mare fuori della prima stagione, E’ stata la prima scena di sesso che ho fatto, ero piccola, inesperta, terrorizzata, avevo difficoltà a recitare con tanta gente intorno ma nello stesso tempo avevo voglia di dimostrare che non avevo vergogna e che ero pronta a tutto per fare questo mestiere. Dentro di me volevo morire ma ce l’ho fatta, dovevo,anche Paolillo in mio partner nella serie era molto imbarazzato ma alla fine abbiamo creato la nostra intimità ed abbiamo superato le prime difficoltà. Una scena invece molto complicata a livello recitativo è stata quella in ospedale, quando Edoardo era in coma e mi sono scontrata con Teresa. Un momento molto forte, doloroso e tragico. Ho dovuto fare un viaggio a ritroso nelle mie sofferenze, vomitare le viscere, ho dovuto cercare il dolore che avevo dentro”.

Tu vieni dal teatro, e’ il tuo grande amore? prima il teatro e poi il cinema? “Il teatro è il mio grande amore. Però è complesso dire prima il teatro e poi il cinema. “Nel cinema arrivi all’ultimo stadio di un sentimento, lo vivi completamente, puoi vivere ogni sfumatura emotiva, ogni istante, ti ruba ogni tua espressione; a teatro invece il tuo pensiero è trasformato in movimento e voce perchè lo spettatore è lontano da te, quindi è un processo diverso. Il teatro è la mia comfort zone, mi diverto sempre, non ho paura di sbagliare e di sembrare impreparata. Non posso sbagliare come al cinema e questo mi mette adrenalina addosso, a teatro si crea una concezione di respiri tra te e pubblico, se il pubblico ride il respiro è più forte, se il pubblico piange sei più sommesso; è una questione di respiro, di aria che si viene a creare, di calore ed energia che si muove, che crei tu e la risposta del pubblico. Il contatto con chi ci guarda è entusiasmante”.

La tua formazione, come arrivi al teatro, sebbene tu sia figlia d’arte? “Proprio tramite i miei genitori, attraverso il loro amore per l’arte. Mi portavano dietro le quinte, quando non potevano lasciarmi a casa, per farmi vivere e respirare d’arte. Imparavo a memoria tutti gli spettacoli, sono cresciuta a pane ed Edoardo de Filippo e Viviani”.

I tuoi maestri?
“Mia madre e mio padre sono i miei mentori poi sono arrivati altre persone. Un regista e autore Mario Gelardi è stato molto importante, non mi ha dato solo un metodo lavorativo ma tanta stima e sincerità, una cosa che non ho mai trovato, perché il mondo dello spettacolo ti tradisce facilmente”.

Cosa bolle in pentola?
“Uno spettacolo a teatro che si terrà a Roma a marzo sui desaparecidos e poi lavoreremo alla quinta stagione della serie”.

Cosa ti piacerebbe interpretare nel futuro?
“Maria Antonietta di Francia senza essere ghigliottinata però!”

​In conclusione credo che Giovanna Sannino abbia ancora tante sorprese da regalarci e che sia solo all’inizio di una carriera molto promettente e brillante.
Foto
Foto

Foto ufficiali Season Festival

Comments
<<Previous
Forward>>

    Autore

    Carlotta Bonadonna

    Archivi

    Febbraio 2025
    Ottobre 2024
    Settembre 2024
    Agosto 2024
    Luglio 2024
    Giugno 2024
    Maggio 2024
    Aprile 2024
    Gennaio 2024
    Novembre 2023
    Ottobre 2023
    Giugno 2023
    Maggio 2023
    Aprile 2023
    Marzo 2023
    Gennaio 2023
    Settembre 2022
    Luglio 2021
    Maggio 2021
    Marzo 2021
    Maggio 2020
    Gennaio 2020
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018

    Categorie:
    cinema

    Tutti

    Feed RSS

Contact
​[email protected]

Copyright © 2015
  • Home
    • Informazioni
    • Contatti
  • Cinema
    • Recensioni
    • Festival
  • Teatro
  • Musica
  • Arte
  • Attualità/Cultura
  • Rubriche
    • Poesie e Riflessioni
    • speciale eventi Sicilia
  • Nuovi artisti e personalità
  • speciale "Le Belle Addormentate"
  • media relation-ufficio stampa