Capita che casualmente, senza nemmeno tante pretese e aspettative vai a vedere un film all’interno della Muestra de cine italiano de Barcelona , non sai cosa aspettarti. Hai letto qualcosa sulla trama, conosci alcuni attori e decidi di vederlo perchè ti fa sentire a casa, ti ricorda il tuo cinema, vuoi sentire parlare la tua lingua e vedere come è stata raccontata una storia che conosci bene, un mondo che in qualche modo di appartiene da quando sei piccolo. Si, perchè la pellicola Primadonna di Marta Savina, arrivata anche in Spagna ricorda la Sicilia, ti fa pensare al suo sacro e profano, ad un mondo da sempre contradditorio e discutibile. In cui il bene e il male si intersecano. Capita così che senza immaginarlo ti ritrovi immerso in una narrazione che ti rapisce, che ti fa commuovere, piangere e provare un senso di rabbia profondo. Capita che ti emozioni...
Il film s’ispira e ripercorre, sebbene non ci siano riferimenti diretti, la rivoluzionaria vicenda di Franca Viola, una ragazza, La prima donna siciliana, che cambiò radicalmente le sorti di alcuni "cattivi costumi" e arcaiche maschiliste leggi che vigevano in Italia e nell’agrodolce Sicilia degli anni ‘60. Sfidò non solo un potere ancestrale radicato in una cultura sessista, ribellandosi al matrimonio riparatore, ma anche l'onore della mafia. Marta Savina , la regista, sviluppa con questo suo primo lungometraggio, una tematica già affrontata in un antecedente cortometraggio dedicato a Franca Viola. Argomento caro all’autrice, che in alcune dichiarazioni rilasciate ha affermato di aver voluto raccontare una storia, una narrazione di cui aveva sentito parlare quando era piccola, di voler far conoscere una vicenda di cronaca e storia in maniera semplice e diretta. Per la Savina lo scopo del film era quello di mettere in luce la drammatica realtà del matrimonio riparatore, delle costrizioni, della violenza e di tutte quelle circostanze sbagliate di cui sono state vittime molte donne nella Sicilia arcaica e difficile di 60 anni fa. Il nome di Franca Viola non compare direttamente in nessun momento del film, ma il suo alter ego è rappresentato dalla protagonista del film, Lia Crimi , ben interpretato dall’attrice siciliana Claudia Gusmano. In questa Italia sessista (più volte protagonista nella storia del cinema italiano, pensiamo ad esempio a Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata di Germi), in cui le trame delle regole della mafia e della religione si mescolavano con le leggi di un potere maschilista a cui le donne dovevano piegarsi e sottostare per il quieto vivere, succede che Lia Crimi, una piccola donna siciliana, anticonformista, che amava lavorare la terra, diversa dalle classiche donne remissive del paese, si ribella al matrimonio riparatore con il figlio di un famoso boss del paese, inseguito alla classica “fuitina”. “Una fuga d’amore” però assolutamente non voluta e desiderata dalla ragazza in cui viene prepotentemente violata senza alcun consenso. Questo la porta a ribellarsi e dopo un processo scottante e scomodo per l’opinione pubblica, il marito prescelto viene arrestato. Un gesto così forte che rompe una tradizione maschilista radicata in un ambiente che sembra costringere Lia a scappare e ricominciare altrove ma la sua tenacia la porta a continuare a vivere a testa alta nella sua terra. Il carattere, la forza e la grande personalità di Lia viene fuori in tutta la sua drammaticità e purezza nella ottima interpretazione della Gusmano. Un’attrice diventata popolare al pubblico, grazie ad una serie divertente e fresca in cui riveste i panni di donna brillante e scanzonata. In questo ruolo drammatico completamente opposto ai suoi personaggi più leggeri scopriamo una Claudia Gusmano intensa, drammatica e profonda. La stessa attrice in alcune dichiarazioni al pubblico dice di avere amato questo personaggio, in cui ha potuto, da brava attrice, dare voce e corpo ad una donna così importante con una storia così diffcile. Nel cast anche Manuela Ventura, Fabrizio Ferracane e Dario Aita. Attori che hanno saputo caratterizzare senza troppe forzature ed eccessi i loro personaggi, rendendoli così credibili e funzionali all’interno della storia. La regia della Savino, lineare ed equilibrata riesce senza mai strafare a portare avanti una narrazione ben strutturata, la fotografia è una delle componenti più significative del film. I paesaggi e spazi di una Sicilia di per se bellissima vengono esaltati da inquadrature, panoramiche e primi piani evocativi e suggestivi. Una scelta stilistica in cui non si ha l’impressione di trovarsi in una Sicilia antica e del passato, l’uso di alcuni brani musicali moderni inseriti in questo contesto storico vogliono in qualche modo evocare l’attualità dei fatti. Il film infatti tocca, sebbene in modo differente, argomenti oggi purtroppo ancora molto vivi. Un prodotto che ci invita a riflettere sul tempo che è stato e su quello che è l’oggi. Emozionante e commovente, in cui una forte carica di rabbia e sentimento di riscatto non possono non nascere durante la sua visione. Ed è proprio il primo piano finale di Lia Crimi, i suoi occhi ed il suo sguardo ha racchiudere tutta la storia e il percorso di lotta e di speranza di essere una grande Primadonna.
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AutoreNata Libera Archivi
Marzo 2024
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