Simone Tosi, Gabriele Lavia , Federica Di MartinoUn fine settimana dedicato al teatro di Gabriele Lavia, il Teatro antico di Taormina ha ospitato l’8 e il 9 agosto Medea e Il sogno di un uomo ridicolo. L’artista in doppia veste di regista ed attore ha regalato al pubblico presente due spettacoli che hanno riscosso notevole successo e applausi.
Il teatro di qualità e di spessore è tornato a Taormina, Lavia con la rappresentazione di Medea ha riempito la cavea, nonostante restrizioni Covid-19 e la pioggia che fino alla fine ha fatto temere l’annullamento dell’evento. I presenti non si sono fatti intimorire così come Medea, per 1 ora e 20 di spettacolo, la bravura dei due interpreti: Simone Toni e Federica Di Martino e la costruzione registica di Lavia hanno raccontato una Medea attualizzata nei costumi, scenografia e drammaturgia. Una scelta stilistica minimalista e diretta. Un linguaggio “moderno” fedele al dramma nel suo messaggio e contenuto ma infedele nella forma. La solennità classica viene tradotta da Lavia in un dialogo tra un marito ed una moglie “moderni”. La fluidità del suo adattamento rende lo spettacolo di semplice e concisa fruizione, giungendo a colpire tutti. E ’il colore rosso il protagonista e complice nei dialoghi e movimenti scenici di Medea. Simbolo della passione ardente della donna, dell’amore per i suoi figli, del sangue generato dalla morte, dell’impeto e forza di una “guerriera” in cui l’amore e l’odio lottano in nome della sua famiglia e dignità di moglie e madre. Gli attori recitano in uno spazio in cui le luci, l’arredamento di una stanza da letto ed un grande mantello, che loro stessi muovono sulla scena facendoli diventare protagonisti, sono rossi. Un colpo d’occhio semplice ma d’impatto. Lavia riduce la sua Medea in un unico ambiente, con due soli interpreti. Così Lavia ha definito la sua tragedia: “Medea è lo spettacolo più importante della mia vita, sembra che non ci sia neppure il regista. Col mio adattamento ho portato la tragedia di Euripide in una stanza, dove si scontrano marito e moglie: Giasone e Medea. E’ un Euripide da camera”. Una storia che di per se è sempre attuale, che ci fa riflettere, soprattutto oggi, sui tanti figlicidi a cui assistiamo. Indagare le motivazioni che portano una madre ad uccidere è un campo fatto di sottili e fragili equilibri. Medea rappresenta da sempre quella follia femminile del mondo classico e grande espressività. Una donna forte padrona della sua vita, tanto da distruggere tutto il suo passato, figli e marito. E’ una barbara, una donna diversa, tradita dal compagno che condannerà alla sofferenza eterna, uccidendo i figli generati dalla loro unione. Con questa Medea Gabriele Lavia è riuscito ad abbracciare tutto il suo pubblico dimostrando ancora una volta la sua grande professionalità ed amore per il teatro.
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Gabriele LaviaL’8 agosto al Teatro Antico di Taormina in prima nazionale Medea di Euripide con Federica Di Martino e Simone Toni per la regia di Gabriele Lavia produzione Fondazione Taormina Arte Sicilia.
Gabriele Lavia l’8 agosto al Teatro Antico in prima nazionale legge in Medea, capolavoro euripideo, il viaggio verso un personaggio sradicato in un paese straniero. “La tragedia della madre impazzita d’amore e di dolore, si svuota quindi e si fa povera di ogni “memoria classica” per riempirsi tutta e arricchirsi essenzialmente soltanto d’incomprensione, dolore, gelosia, infelicità, pazzia, vendetta…Questi i sentimenti che travolgono moglie e marito, in una lunga, terribile, dolorosa “Scena da un matrimonio”. Il sentimento di perdita, di svuotamento, di spiazzamento da un “ambito-antico” a una condizione “nostra”, nel rigoroso rispetto del “testo” poetico, toglie allo spettatore ogni pre-concetto estetico intorno ad un certo “spettacolo moderno” di un testo antico. Immaginiamo una sinfonia che venga suonata a Jazz soltanto da due strumenti “amorosi e virtuosi” che tenendo ferma nel cuore la “tragedia” di Euripide “per due voci sole” in uno spietato duetto che lasci lo spettatore letteralmente senza fiato”. Medea è uno dei personaggi più celebri del mondo classico, per forza drammatica, complessità ed espressività. Euripide la mette in scena nel 431 a.C. e per la prima volta nel teatro greco protagonista di una tragedia è la passione, violenta e feroce, di una donna. Forte, perché padrona della sua vita, tanto da distruggere tutto quello che la lega al suo passato. Una donna diversa, una barbara in una città che la respinge. Malgrado la disperazione, vista l’indifferenza del marito dopo averla sedotta e abbandonata, Medea medita una tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla giovane Glauce, la quale, non sapendo che in realtà è pieno di veleno, lo indossa per poi morirne fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch’egli il mantello, e muore. Ma la vendetta di Medea non finisce qui: per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli avuti con lui, condannandolo all’infelicità perpetua. La Medea di Lavia è una Medea borghese, una donna abbandonata dal marito che si trasforma in un’assassina calcolatrice, una figura che è parte della realtà evocata dalle cronache quotidiane; e una Medea fedelissima al testo, alla “parola” di Euripide e, nello stesso tempo, “infedelissima” alla sua drammaturgia. In altri termini, la struttura della tragedia greca: il coro, il messaggio, tutti i personaggi, vengono come “ingoiati” da una nuova struttura contemporanea, in un dialogo serrato, aspro, tra il marito infedele e la moglie tradita. Così il paradigma di un “certo” dramma moderno e spudorato destruttura completamente la drammaturgia della Grecità della stupenda tragedia di Euripide per restituirla “spogliata”. In un dialogo serrato, concitato, crudele e amaro. Un “ora” e “qui” riconoscibili nel nostro “oggi”. Due grandi interpreti per questo adattamento unico e irripetibile nello scenario magico del Teatro Antico: Federica Di Martino e Simone Toni per un atteso e gradito ritorno alla regia quello di Gabriele Lavia, direttore artistico della sezione teatro di Taormina Arte al 1984 al 1994. “Testimonial” di Taormina Arte 2020, presente sul manifesto ufficiale della manifestazione, La Sacerdotessa di Iside, importante reperto archeologico ritrovato a Taormina e testimonianza raffinatissima e particolarmente rara del culto romano (di origine egiziana) di Iside e Giove Serapide in Sicilia e in particolare a Taormina, per una stagione culturale fortemente voluta, simbolo di rinascita, di desiderata armonia, simbolo di vita nova. La programmazione 2020 al Teatro Antico è organizzata dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia, con l’Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo, l’Assessorato Regionale Beni Culturali e Identità Siciliana, il Comune di Taormina e il Parco Archeologico Naxos-Taormina. Info: www.taoarte.it info@taormina-arte.com tel. 391. 746. 2146 Biglietti in prevendita su http://www.ctbox.it/C24/3751/Content.aspx/Eventi/Teatro/Medea-08_Agosto_2020- Teatro_Antico_-_Taormina_08_08_2020#.XyJ4RCgzbIU Un’unica data per la Fondazione Taormina Arte Sicilia e il cartellone "Taormina Arte" con gli artisti della Casa del Musical e la partecipazione straordinaria dell’illusionista Alexis Arts e del soprano lirico Rossana Potenza
Il Teatro Antico di Taormina come non l’avete mai visto, popolato da divinità ed eroi della mitologia classica. Torna, in un adattamento inedito per la Fondazione Taormina Arte Sicilia all’interno del cartellone Taormina Arte, “Al Passo coi Templi”, lo spettacolo scritto e diretto da Marco Savatteri e prodotto da “Casa del Musical”, che ha già incantato migliaia di spettatori alla Valle dei Templi di Agrigento. Nel nuovo adattamento il testo diventa “Al Passo coi Templi – Il Risveglio degli Dei”. Un’unica rappresentazione in programma il 19 agosto alle 5 del mattino con un cast di 50 interpreti tra cantanti, attori, ballerini e la partecipazione straordinaria di due artisti internazionali: l’illusionista e ballerino Alexis Arts, nei panni di Hermes, e il soprano lirico Rossana Potenza in quelli di Hera, la regina degli Dei. “Un riadattamento studiato appositamente per il Teatro Antico di Taormina che vuole essere anche l’auspicio per tutti di un risveglio dopo il lockdown imposto dalla pandemia”, dice l’autore e regista Savatteri. La performance intreccia insieme le diverse arti dello spettacolo con momenti di danza rituale e divinatoria, musiche originali ispirate alle sonorità del tempo, canti a cappella e momenti lirici, azioni sceniche, duelli epici come quello tra Ettore ed Achille ed effetti speciali come il fuoco rubato da Prometeo, centrale in questa nuova versione scenica. Gli spettatori potranno seguire i giochi di Fauno, Satiri e Ninfe, contemplare gli dei e gli eroi del Mito, scoprire insieme ai protagonisti della scena, l’incanto del panorama che si svela al sorgere del sole. Solo mille i posti disponibili per garantire il distanziamento fisico richiesto dalle disposizioni anti-Covid. Info punti vendita e acquisto online dei biglietti, su Circuito Box Office Sicilia www.ctbox.it/. Drammaturgia, musiche originali e regia: Marco Savatteri Costumi e accessori: Valentina Pollicino Coreografie: Gabriel Glorioso Direzione Corale: Ernesto Marciante Arrangiamenti: Enrico Fallea Scenografia: Barbara Spallitta Effetti speciali: Alexis Arts Combattimento scenico e fuoco: Turi Scandura Aiuto Regia: Dino Mallia, Gabriel Glorioso Assistente costumi e trucco: Sofia Cacciatore Trucco: Maria Castagna, Annarita Maretta, Eliana Mirotta Service audio luci: Prostudios Vassallo Produzione esecutiva: Dino Mallia, Sabrina Spampinato Project manager: Margherita Orlando Ufficio stampa: Gioia Sgarlata Biglietti in gradinata numerata: 15 euro Punti vendita e acquisto online su www.ctbox.it/ Gabriele Lavia torna al Teatro Antico di Taormina con "Medea" e "Il sogno di un uomo ridicolo"7/24/2020 “OGGI QUESTO TEATRO DEVE DIVENTARE IL TRONO DELL’ARTE”.
Questo è il testamento di Eduardo De Filippo pronunciato al Teatro Antico il 15 settembre del 1984. Sul palcoscenico il grande attore napoletano commosso davanti a un pubblico numeroso ed entusiasta ha sancito il futuro di uno dei teatri all’aperto più belli al mondo. Sono trascorsi trentasei anni e Gabriele Lavia, direttore artistico della sezione prosa di Taormina Arte dal 1984 al 1994, che questo teatro quindi conosce bene nella doppia veste di regista prima e attore subito dopo, metterà in scena l’8 agosto, in prima nazionale, Medea di Euripide, una particolare riduzione operata dallo stesso Lavia con interpreti Federica De Martino e Simone Toni e il giorno successivo, il 9 agosto, diventerà attore ed interpreta di Il sogno di un uomo ridicolo di Fedor Dostoevskij. Sul palcoscenico del Teatro Antico Gabriele Lavia è stato Riccardo III, Amleto, Macbeth, ha duellato con Kleist in un’interpretazione e riduzione teatrale passata alla storia di Taormina Arte; Lavia ha fatto sì che il TEATRO uscisse dal suo naturale luogo e coinvolgesse tutta la città: si rifletteva sulla drammaturgia nella terrazza del Palacongressi con Mariangela Melato, Valeria Morricone e Monica Guerritore e al contempo i clown rallegravano i bambini in piazza Badia e la sera infine lo spettacolo decretava il successo di critica e di pubblico. Doppio appuntamento di teatro dopo il lungo lockdown per questa stagione di spettacoli al Teatro Antico organizzata dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia con una prima nazionale l’8 agosto di una delle tragedie più conosciute di Euripide che ci racconta della difficoltà di una donna di farsi accettare come tale e di non farsi implodere dal solo ruolo di accudimento e di madre. Questa “nostra” Medea, - afferma Lavia -, vuole essere fedelissima al testo, alla “parola” di Euripide e, nello stesso tempo, “infedelissima” alla sua drammaturgia. In altri termini, la struttura della tragedia greca: il coro, il messaggio, tutti i personaggi, vengono come “ingoiati” da una nuova struttura contemporanea, in un dialogo serrato, aspro, tra il marito infedele e la moglie tradita. Così il paradigma di un “certo” dramma moderno e spudorato destruttura completamente la drammaturgia della Grecità della stupenda tragedia di Euripide per restituirla “spogliata”. In un dialogo serrato, concitato, crudele e amaro. Un “ora” e “qui” riconoscibili nel nostro “oggi”. La tragedia della madre impazzita d’amore e di dolore, si svuota e si fa povera di ogni “memoria classica” per riempirsi tutta e arricchirsi essenzialmente soltanto d’incomprensione, dolore, gelosia, infelicità, pazzia, vendetta…Questi i sentimenti che travolgono moglie e marito, in una lunga, terribile, dolorosa “Scena da un matrimonio”. Il sentimento di perdita, di svuotamento, di spiazzamento da un “ambito-antico” a una condizione “nostra”, nel rigoroso rispetto del “testo” poetico, toglie allo spettatore ogni pre-concetto estetico intorno ad un certo “spettacolo moderno” di un testo antico. Immaginiamo una sinfonia che venga suonata a Jazz soltanto da due strumenti “amorosi e virtuosi” che tenendo ferma nel cuore la “tragedia” di Euripide “per due voci sole” in uno spietato duetto che lasci lo spettatore letteralmente senza fiato. Quello che noi chiamiamo tradizione è un concetto “temporale”. Nel senso che un tempo antico viene trasferito, “tradizionato”, nel tempo di “oggi” che è tempo-moderno. É attraverso questo “modo” che noi siamo il “tempo”. Moderno è il nostro modo di essere il Tempo. Questa “rigorosa” tradizione del tempo è l’impegno nel senso profondo di dare noi stessi “in pegno” in questo nostro spettacolo necessario. Il giorno dopo 9 agosto Gabriele Lavia diventa attore e interpreta Il sogno di un uomo ridicolo di Fedor Dostoevskij. La pièce teatrale offre una riflessione profonda e appassionata sulla condizione dell’essere umano. Il monologo rappresenta un mondo che si è condannato alla sofferenza, auto- recluso, serrato e costretto in una metaforica camicia di forza, condizione e impedimento di ogni buona azione. Dostoevskij concepisce Il sogno di un uomo ridicolo come un racconto fantastico, scritto intorno al 1876 e inizialmente inserito nel Diario di uno scrittore. Storia di un uomo che ripercorre la sua vita e le ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società. Deciso ad uccidersi, invece si addormenta davanti alla pistola carica e inizia un sogno straordinario che lo porta alla scoperta della verità. Approda in un altro pianeta, dove gli abitanti sono puri ed innocenti, e in quella purezza lui per la prima volta non viene additato come ridicolo. Il suo arrivo però contamina tutta la popolazione che in poco tempo acquista tutti i difetti “umani”. Il testo si rivolge, dietro la finzione letteraria, alla società intera e ne denuncia i vizi che la allontanano dalla felicità fondata semplicemente sull’amore e sulla solidarietà, al posto dell’avidità e dell’egoismo. Sulla condivisione incondizionata anziché sulla presunzione della scienza che solo teorizza le leggi della felicità. E questa idea di felicità ci riporta al messaggio evangelico – di puro amore -, di Cristo, al di là di ogni religione e prima di ogni potere. Gabriele Lavia racconta che in più momenti della sua carriera si è trovato a confrontarsi con questo testo: “La prima volta lo lessi a degli amici a 18 anni e ancora non ero un attore”, “Il sogno di un uomo ridicolo è forse la più sconcertante opera di Dostoevskij”, spiega ancora Lavia: “Narra la situazione paradossale di un uomo che, decidendo di suicidarsi, si addormenta davanti la rivoltella e sogna il suicidio e la vita dopo la morte” “Testimonial” di Taormina Arte 2020, presente sul manifesto ufficiale della manifestazione, La Sacerdotessa di Iside, l’importante reperto archeologico ritrovato a Taormina e testimonianza raffinatissima e particolarmente rara del culto romano (di origine egiziana) di Iside e Giove Serapide in Sicilia e in particolare a Taormina, per una stagione culturale fortemente voluta, simbolo di rinascita, di desiderata armonia, simbolo di vita nova. La programmazione 2020 al Teatro Antico è organizzata dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia, con l’Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo, l’Assessorato Regionale Beni Culturali e Identità Siciliana, il Comune di Taormina e il Parco Archeologico Naxos-Taormina. Giornata mondiale del Teatro. Lo spettacolo va in rete. Da New York a Milano cosa potrete vedere.3/27/2020 Anche la Giornata Mondiale del Teatro è virtuale.
A causa del coronavirus i teatri del mondo hanno calato il sipario. Ma non si sono fermati, hanno deciso di andare in scena virtualmente; hanno scelto di regalare al pubblico emozioni e performance online. Opere, balletti e tanto altro in streaming per celebrare la grandezza del teatro. Hanno aderito il: Royal Opera House, Metropolitan Opera, Sidney Opera House, Teatro alla Scala,Piccolo Teatro, Teatro San Carlo, Opèra National,Teatro Mariinsky. Da New York a Milano ecco tutte le iniziative: Royal Opera House – Londra #OurHouseToYourHouse La Royal Opera House: “Peter and The Wolf” di Prokoviev, “Così fan tutte” di Mozart; visibili sui canali Facebook e YouTube. Sulla piattaforma Marquee TV, si avrà per 30 giorni la possibilità di vedere gratuitamente altre produzioni della Royal Opera House. Fra cui, “La traviata di Verdi” e “Alice’s Adventures in Wonderland“, balletto di Christopher Wheeldon. Metropolitan Opera – New York Il programma include spettacoli portati in scena negli ultimi 14 anni. La prima settimana ripropone alcune delle più celebri opere di Wagner come “Tristan und Isolde” e “Die Walküre”. Possibile vedere in treaming sul sito del teatro. Sydney Opera House – Sydney“ Work in progress per l'Opera in Australia ma il teatro ha pubblicato online alcuni estratti di live e backstage che vanno dalla musica classica alla contemporanea, fino al balletto. Teatro Alla Scala – Milano Il Teatro alla Scala e la Rai offrono uno spettacolo ogni giorno agli amanti del teatro. a RaiPlay mette a disposizione 30 produzioni in gran parte inedite per il web. Ogni spettacolo resterà visibile per un mese a partire dalla data di pubblicazione. Piccolo Teatro – Milano Il teatro, propone oltre 40 video di spettacoli, intorno alle più importanti produzioni drealizzate. Tra i cui: “Bestie di scena” di Emma Dante e “Pinocchio” di Antonio Latella. Sul sito del teatro. Teatro San Carlo – Napoli Gli appuntamenti online sono:
L’Opéra National de Paris, grazie a una collaborazione con France.tv, ha pubblicato sul sito alcune opere liriche e balletti. Per non parlare del ciclo integrale delle sinfonie di Tchaikovskj sotto la direzione di Philippe Jordan. Teatro Mariinsky – San Pietroburgo Sulla pagina webtv del teatro: opere, concerti o balletti. Tra questi la prima e la sesta sinfonia di Tchaikovsky eseguita dall’Orchestra Sinfonica Mariinsky sotto Valery Gergiev. E' passato un anno dall'inizo del laboratorio le "Belle Addormentate" di Aldo Rapè. Il cui risultato finale è stato uno spettacolo molto intenso e profondo, andato in scena lo scorso maggio. In quel palco c'ero anche io, ho avuto la fortuna di vivere le emozioni di colui che "può regalare sorrisi e lacrime". Fare teatro è un'esperienza formativa unica e travolgente. Dopo alcuni mesi, Rapè ed i suoi ragazzi tornano domenica 26 gennaio 2020 alle ore 19.30 presso il Teatro Rosso di San Secondo di Caltanissetta, con la "LA LISTA", uno spettacolo evento in occasione della giornata della memoria 2020, frutto di un altro laboratorio sul territorio a cura del regista e attore nisseno e Primaquinta Teatro.
“Continuiamo ad investire sul territorio con la formazione di qualità perché non amiamo improvvisare ed a porre l’attenzione a diverse tematiche sociali e quest’anno alla memoria”, ha detto Rapè aggiungendo “lo spettacolo sarà un viaggio attraverso gli olocausti di ieri e di oggi, affinché non ci siano più liste, per una ritrovata umanità. Viviamo un periodo storico molto particolare, pieno di rabbia e di odio, di insicurezze e poco ascolto l’uno dell’altro, un momento in cui il populismo di uomini ignoranti ed arroganti bussa alle porte e molte volte detiene il potere. Noi con questo evento vogliamo tenere gli occhi ben aperti, per non dimenticare che quello che è stato potrebbe anche tornare”. La performance messa in scena sarà proprio un momento "spettacolare" e speciale. Ci saranno infatti in scena 40 persone tra allievi del laboratorio e ballerini della Fly Dance di Alba Bifarella. Collaborazioni importanti anche quest’anno con la scuola MAST79 di Mariangela Rizza e l’Istituto Artistico Juvara di San Cataldo che, grazie alla guida dello scenografo ennese Paolo Previti, sta realizzando le scene dello spettacolo. Un ringraziamento particolare alla famiglia Mandalà “perchè sostiene il progetto di formazione in toto, dalla disponibilità delle sale all’assistenza tecnica” conclude Aldo Rapè. L’organizzazione è affidata a Rosalba Collodoro, ormai collaboratrice storica di PRIMAQUINTA, il trucco è di Emanuela Macaluso, alcuni brani composti da Anxur Merenda. Tra i docenti Sergio Zafarana, Eleonora Puglia, Alba Bifarella. Questi i nomi degli allievi che per tre mesi hanno seguito le lezioni ed ora ne daranno prova : Selene Amico, Elena Benincasa, Andrea Camilleri, Federica Costa, Lella Falzone, Samuel Fiore, Michele Guagenti, Raffaella Isernia, Clarissa Lopiano, Gaia Marchese,Giorgia Ricciardelli, Bruno Vaccaro, Lea Alloro, Federica Giarratana, Monica Granatelli, Gaetano La Rocca, Daniele Mancuso, Martina Mangano, Cettina Messana, Gregorio Nuara, Chiara Pirrone, Catia Puleo, Michele Rizzo, Loredana Vitellaro. Non ho dubbi sulla riuscita dell'evento "La Lista", perchè la professionalità, l'anima, il cuore e l'impegno di tutto il cast lo conosco benissimo. Il teatro Rosso di San Secondo vi aspetta con le emozioni e la magia che Aldo Rapè ha cucito addosso a questo meravigliso palazzo, spazio in cui è riuscito ad unire, teatro, danza, musica e canto. Entri in sala, silenzio, ti siedi, ancora chiacchiere e sorrisi con la persona accanto a te, il Teatro del Canovaccio di Catania, intimo, solo per pochi eletti e che odora di passato, ti fa sentire immediatamente fortunato per avere il privilegio di assistere a qualcosa di speciale e che lascerà il segno nella tua memoria.
Proprio questa sensazione di preludio alla sorpresa, che è quella che contraddistingue ogni buon teatro, si è avvertita durante l’attesa per “Io Sarah. Ultime ore di Sarah Kane”, monologo teatrale con l’adattamento registico di Giovanni Arezzo e Alice Sgroi, con la collaborazione di Gabriella Caltabiano. Lo spettacolo è tratto dal romanzo di Francesca Auteri “Io Sarah. Ultime ore di Sarah Kane”, in cui l’autrice racconta la storia e il suicidio della giovane drammaturga inglese, morta per depressione e solitudine. Protagonista del monologo una bravissima e superlativa Alice Sgroi, che ancora una volta colpisce il pubblico e critica per il suo indiscusso talento e magnetismo. Lo spettacolo è andato in scena 11, 12 e 13 ottobre al Teatro del Canovaccio di Catania e sarà ripetuto al Teatro dei 3 Mestieri Di Messina il 18 e 19 ottobre. “Sara Kane” ha inaugurato la rassegna “Olodrammi dell’amore e di altre solitudini” di MezzAria Teatro. Quei sorrisi iniziali con lo spettatore seduto accanto a te improvvisamente spariscono, sin dalle prime battute si è immersi nel mondo mortuario della protagonista. Sarah si impicca con i lacci delle sue scarpe, Sarah si ritrova nell’aldilà. Un monologo post mortem in cui la ragazza ci racconta la sua vita, la sua morte e i motivi che l’hanno porta al suicidio. Depressione, sofferenza, solitudine, delusione, incomunicabilità, mancanza d’amore, incomprensione e bisogno di essere capita e amata. Una lista, un vortice di parole che freddano il pubblico, lo immobilizzano alla poltrona, provocando quasi un senso di claustrofobia e soffocamento. Un senso di pesantezza, di schiacciamento e di follia pervadono l’intera ora e mezza in cui Alice Sgroi è Sarah Kane. Come una cinepresa immobile sui movimenti di un’attrice per tutta la durata di un film, così l’occhio e l’attenzione dello spettatore è concentrato sulle corse, i salti, le cadute, la mimica, la gestualità e le azioni della Sgroi. Una recitazione e performance magnetica, coinvolgente, drammaticamente cruda e diretta. Alice Sgroi è superba, un corpo che diventa un fascio di nervi, una tensione continua verso l’esternazione di un’anima in pena e dilaniata. Un corpo che diventa l’espressione e prolungamento di una vita ma soprattutto di una morte tormentata. Non esistono giri di parole e via di fuga alla disperazione di Sarah. Fa i conti con un aldilà che le appare ancora più ostile e crudele della sua inutile vita. Una morte che sembra non liberarla dalle sofferenze già subite. Cerca come una disperata delle sigarette, qualcuno con cui parlare, si tocca il corpo, un prurito insopportabile, nemmeno la morte le porta sollievo. Alcuni elementi diventano personaggi importanti nella disperazione di Sarah: 4 fogli gialli a terra che portano i segni della vita della protagonista, con cui interagisce in maniera convulsiva, delle voci fuori campo registrate di persone che avrebbero dovuto amare Sarah e che non l’hanno mai fatto, una crepa sul muro e uno scarafaggio. Il dialogo-monologo con la crepa è uno dei momenti più emozionanti e commoventi dello spettacolo. Una fessura sul muro, incapace di rispondere alla protagonista, silente come tutte le risposte non avute durante la vita. Una crepa forse meno sola della stessa protagonista. E poi lo scarafaggio che provoca ribrezzo nella ragazza ma che poi diventa il suo unico amico, immaginando l’arrampicarsi del suo corpo sulle sule gambe come una dolce e unica carezza. Tanta emozione e commozione tra il pubblico, lacrime nei volti di molti che per alcuni attimi si sono immedesimati nella sofferenza di Sarah. Perché ognuno di noi almeno una volta nella vita ha sicuramente vissuto il disagio, l’abbandono e la necessità di essere amato senza essere corrisposto. La stessa Alice Sgroi nei saluti finali è apparsa commossa e in lacrime, forse tensione, sfogo, gioia, empatia con Sarah? Una cosa è giunta in sala: Sarah Kane era finalmente libera. Il 18, 25 e 26 maggio al Zo centro culture contemporanee si è svolto il Cirque de Printemps il Festival di Circo Contemporaneo. Un evento che ha permesso a diversi "Clown attuali" di esibirsi, divertendo adulti e bambini. 3 giorni dedicati alle arti circensi moderne.
Nella programmazione ed artisti anche lo spettacolo de "Los 4 cobre". Un gruppo di attori consolidato che già da tempo interpreta i panni dei 4 simpatici personaggi". Lo spettacolo ha accompagnato un pubblico di tutte le età in una atmosfera a metà strada tra il reale e la fiaba. Personaggi che sembrano uscire da un vero cartone animato, attraverso la mimica, gestualità, l'arte del clown ed il linguaggio delle maschere portano lo spettatore a riflettere su un tema molto attuale e importante: l'uso spropositato ed esagerato delle nuove tecnologie. E' uno spettacolo che prende vita da un esperimento un po' folle e azzardato, come del resto folli sono i protagonisti di questo progetto. E' uno spettacolo in cui il linguaggio delle maschere e il teatro fisico, del clown e della comicità visuale si combinano tra di loro. Il vero punto d'incontro è la vena comica, lo scopo di fare ridere in modo semplice, naturale, genuino e senza volgarità. Ciò che colpisce in questo spettacolo è la totale assenza della parola, il gioco inizia con l'indossare una maschera con un carattere ben preciso. . . L'uso di queste maschere, bellissime e particolari, che in qualche modo riprendono i caratteri e la fisionomia degli attori in scena, hanno stimolato i creatori del progetto in questo montaggio atipico e un po’ folle. Si tratta infatti di un susseguirsi di quadri che rappresentano una parte importante e discussa della società che si trova disorientata e deviata da una forte tempesta mediatica, dove la maggior parte del tempo e delle giornate vengono spesi nell’utilizzo della rete, social e compiuter con una conseguente modifica nelle relazioni, negli affetti e nei comportamenti. I nostri quattro bravissimi attori sono: Dandy Danno e Diva G, nomi d'arte di un duo di notevoli artisti, (lei del sud, lui del nord) che hanno dato vita al Theatre De Garte e ideato questo ambizioso progetto; a loro si sono aggiunte Floriana Sabato ed un'altra attrice, entrambe ennese. Grande energia e sinergia di gruppo, affiatati e divertenti. Los 4 Cobre raccontano la vita di una famiglia che ha perso la sua identità, persi nel mondo virtuale dal quale a fatica riescono ad allontanarsi. Solo durante l’intervento fantasioso e grottesco del padre si di staccano per dedicarsi a semplici attività che di ventano però sane soluzioni alla loro condizione di noia e dipendenza dalla rete. Uno spettacolo comico ma con una morale ben precisa, con una profondità di fondo che porta lo spettatore a riflettere sulla bellezza delle vita fuori dagli schermi e cellulari. Un montaggio teatrale e regia incalzante dal ritmo veloce ma non frenetico che rispetta le pause ed i tempi propri del teatro comico e mimico. I costumi e le maschere colorate e buffe catturano l'attenzione, riempendo di allegria e brio una scenografia semplice, minimalista, totalmente blu ma che si lega bene al mondo fiabesco e circense della famiglia. Grande coinvolgimento del pubblico in diversi momenti dello spettacolo che diventa protagonista di alcuni siparietti comici. Il saluto finale con effetti scenografici a sorpresa rendono in definitiva Los 4 cobre uno spettacolo piacevole, innovativo e divertente adatto a tutta la famiglia. Come nasce l'idea Il progetto nasce nel 2017 , quando la compagnia Theatre Degart si trova in Spagna e incontra la compagnia tedesco- venezuelana Teatro Strappato. L ’idea parte dal la volontà del duo italiano di fondere l ’arte della maschera con la visual comedy, un progetto ambizioso che stuzzica il gruppo di Teatro Strappato, molto impegnato nel teatro politico. Nell ’estate 201 7 vincono una residenza artistica nel Parco del Gran Paradiso per stendere una prima bozza del progetto, dove il duo italiano ( Theatre Degart) si impegna di creare, scrivere e montare lo spettacolo, mentre il duo multietnico si impegna alla costruzione delle maschere e dei movimenti scenici. Il progetto debutta a fine 2017 in Italia, poi comincia a girare, ma viene stoppato tutto, per incompatibilità di impegni tra le 2 compagnie. L ’intervento di Walter Amorelli però cambia il corso di questa storia, è lui a credere in questo progetto più di chiunque altro e si impegna in modo travolgente a rimettere in piedi lo spettacolo. Il suo entusiasmo scombina i piani delle due compagnie, ma dà la svolta e la miccia per accendere una sfida che sembrava ferma. L ’ idea trova una casa, trova un punto per ripartire e Theatre Degart compra i diritti completi del lo spettacolo, costruendo costumi ed effetti scenici, rimodulando lo spettacolo in versione più comica e più diretta al pubblico, appoggiandosi anche alla professionalità dell'azienda Show Concept che ne cura l ’aspetto illuminotecnico. Amorelli così rimodella anche la formazione che, partendo dalle basi del duo italiano, inserisce 2 attrici ennesi in una sfida ancora più grande. Grazie al partenariato con “la casa di Giufà “ e il Comune di Enna , i “los 4 Cobre” ritornano a divertire il pubblico, a travolgere e far capire che la follia positiva è solo un ’ immenso stato creativo ! Liberamente tratto da "La bella addormentata" di Pier Maria Rosso di San Secondo
1919 – 2019 / Centenario de “La bella addormentata” di Pier Maria Rosso di San Secondo aiuto alla drammaturgia Aurelia Armatore, Lucia Maria Collerone organizzazione Rosalba Collodoro assistente laboratorio Fabrizia Salibra interventi didattici Doriana La Fauci, Simona Miraglia con Lea Alloro, Carlotta Bonadonna, Stefania Calì, Francesco Cutrera, Arianna di Romano, Noemi Ficarra, Clara Garzia, Federica Giarratana, Monica Granatelli, Gaetano La Rocca, Martina Mangano, Daniele Mancuso, Cettina Messana, Alfonso Milazzo, Gregorio Nuara, Catia Puleo, Chiara Pirrone, Michele Rizzo, Loredana Vitellaro con la partecipazione straordinaria degli allievi della scuola MAST 79 / Caltanissetta con il coordinamento di Mariangela Rizzo e gli studenti del liceo musicale "Manzoni - Juvara" di Caltanissetta / dirigente prof.ssa Agata Rita Galfano "Io che nato, fra l’ardore dello zolfo e il sole africano, sperai di quietare la nera piaga nativa tra le brume dei nordici giardini, per ritornare con rinsaldata coscienza al nudo dovere del mio tormento" (Pier Maria Rosso di San Secondo a Maria Melato, eroina de La Bella Addomentata, 1919) Un evento che conclude un altro anno di studio sull'autore nisseno. Più di 40 allievi attori, giovani musicisti, cantanti, perforare. Un laboratorio che è donna. La forza straordinaria del femminile di Rosso: donne che custodiscono in sé il germe della corruzione per aver seguito la voce del sentimento sensuale, poi, in realtà, grazie alla sensualità, alla manifestazione del dionisiaco che è in loro, continuano a detenere il principio creatore della vita. Per queste donne e per le donne non ci sarà mai dannazione. Attraverso loro, le donne, che vivono all’insegna della Passione ma custodiscono i tratti della Bellezza, della Generosità, della Poesia ci riconnettiamo alla suprema Armonia del Cosmo. Pier Maria Rosso di San Secondo nasce a Caltanissetta il 30 Novembre 1887. Nel 1934 sposa Ingle Redlich, una giovane studentessa universitaria di origine polacca. Autore teatrale rappresentato in tutto il mondo, su proposta di Pirandello ottiene il Premio dell'Accademia d'Italia, che gli permette di costruirsi una villetta, a Lido di Camaiore. La sua nuova casa diventa meta di artisti e di estimatori che vengono accolti con sincera amicizia, ma la sua malattia è inesorabile e il 22 novembre 1956 muore nella sua casa di Lido di Camaiore. Viene provvisoriamente sepolto a Capezzano Pianore; dopo qualche anno le sue spoglie troveranno definitiva dimora in Caltanissetta. Info e costi: Biglietti disponibili direttamente al botteghino del teatro. Euro 15,00 Posto Unico Euro 25,00 Coppia euro 10,00 Gruppi minimo 10 persone Al Piccolo Teatro della Città di Catania è andata in scena il 26 e 31 marzo "La scortecata" di Emma Dante. Prodotto dal Teatro Biondo di Palermo/Festival di Spoleto 60, in collaborazione con Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale.
La performance è stata perfetta, lo stile di Emma Dante inconfondibile, la sua originalità, estro, sarcasmo, umor nero, surrealismo e voglia di stupire non sono mancati. Una costruzione mai banale e pungente ha retto l'intero testo. Una sceneggiatura ricca di significati, due attori bravissimi e un allestimento scenografico semplice ma di impatto hanno reso uno spettacolo piacevole, riscuotendo durante la prima un lungo applauso finale di ben 5 minuti. Il pubblico è rimasto inchiodato alla poltrona, uno spettacolo che ha divertito, incuriosito, fatto meditare ed in alcuni momenti angosciato per le forti suggestioni in scena. Una favola moderna dalle tinte agrodolci, i protagonisti invitano a riflettere sulla vanità dell'essere umano, sulla voglia di apparire più che essere in una società che quasi lo impone. I due attori: Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, ci catapultano in una dimensione quasi surreale, il linguaggio è quello di un napoletano antico, mimica e gestualità sono enfatizzate e molto potenti, ricordando in alcuni momenti la commedia dell'arte. Due uomini che interpretano due anziane donne alle prese con la loro vecchiaia e la loro carne flaccida e non più soda che vorrebbero scorticare, eliminare per ritrovare la giovinezza perduta. Il testo è stato tratto da un racconto contenuto in "Lo cunto de li cunti" di Gianbattista Basile. Lo spettacolo si è aperto con una scenografia costruita su un palcoscenico nero e minimalista, una piccolo castello giocattolo in mezzo, due seggioline pieghevoli di legno, un baule sul sfondo ricoperto da un lenzuolo bianco e i due bravissimi interpreti seduti sulle due postazioni . Entrambi sono intenti con forza e prepotenza a risucchiarsi il mignolo della mano, un gesto spasmodico e ripetitivo, quasi convulsivo che diventa un ritmo sempre più intenso che fa da filo conduttore alla storia. Un dito che deve essere ben scorticato e liscio come quello di una giovane donna. Le due "donne" ripropongono la storia di Rusinella e Carolina ed il re. I due protagonisti drammatizzano la fiaba, interpretando le due vecchie e il re con una regia dinamica, gioco di oggetti in scena, vestiti e tessuti in movimento e con l'ausilio di musiche originali e rivisitazioni di vecchi pezzi della tradizione napoletana (Reginella, Mambo italiano). Le due donne "raccontano" la storia ma il finale non è felice e da favola, una delle due chiede all'altra di scorticarla per eliminare la vecchiaia. La piece da un tono più umoristico e divertente, in cui le due anziane si prendono in giro e punzecchiano a vicenda, diventa più cupo e tragico sul finale. L'ultima scena forse la più suggestiva e interessante appare quasi come un quadro di Caravaggio. Un'immagine violenta, cruenta, in cui la voglia di apparire belle e giovani a tutti i costi andando contro il tempo e di segni dell'invecchiamento prende la scena; cuore e messaggio della storia, che coinvolge e colpisce l'attenzione del pubblico. Due corpi seminudi sullo sfondo della scena come due personaggi di Caravaggio chiudono il sipario. |
AutoreNata Libera Archivi
Agosto 2023
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