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Poesie e riflessioni

Intervista ad una corazza

6/19/2020

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Foto


 
Da un esercizio di Antropo-teatro è venuto fuori questo:

Era una mattina come tante, stavo facendo una passeggiata per il centro del mio piccolo e monotono paese. Da quando ero piccola esisteva all’angolo con il fruttivendolo, uno squallido e insignificante museo di antiche corazze e armature medievali. Credetemi mai entrata… mai venuta la curiosità di mettere piede là dentro. Stavo quasi per arrivare a casa quando cazzo! un acquazzone  incominciò a bagnarmi dalla testa ai piedi, non sapendo dove ripararmi, l’unico posto possibile dove salvarmi, era il museo. Ebbene mi ritrovai in quello stanzone squallidissimo, impolverato e sporco. C’ero solo io e la guardiana. Era gratuito. Mi fece accomodare su una sedia in un angolo lontana da lei. Intorno a me solo armature e silenzio. Non voleva smettere di piovere, ero stanchissima e i miei occhi non ce la facevano più a stare aperti. La guardiana mi chiese all’improvviso se volevo fumare una sigaretta con lei. Io le risposi che c’era già abbastanza fumo dovunque.
Non si vedeva nulla, avevo gli occhi lucidi, poi una voce, sembrava la pronuncia di una ragazza o una signora, comunque una donna. Non era la guardiana, troppo vecchia. Poi dietro quella montagna di fumo mi apparve questa simpatica donna. Era bella, ma molto esile, con le spalle ricurve, intimidita, quasi impaurita. Le chiesi se avesse paura, lei mi rispose di si.  A quel punto le domandai perché provasse quella sensazione, perché fosse in quella postura di chiusura, era troppo bella per rimanere quasi invisibile. Mi rispose che aveva timore di tutto, che era rimasta fregata dalla vita, troppe delusioni e fallimenti. Che era debole, che non riusciva a difendersi…. Bho? rimasi molto scioccata da quelle parole. Le dissi allora che doveva difendersi, doveva indossare una corazza. A questa parola lei mi guardò sbalordita e mi chiese,  una corazza? Io  “non sai che cosa sia?  Non è possibile che tu non lo sappia”. Lei replicò che lo sapeva benissimo, ma che non voleva assolutamente andare in guerra,  diventò nervosa, mi attaccò dicendomi che ero una persona violenta, che amavo la guerra… io??? Io che non sono capace di uccidere una zanzara. Ero  meravigliata, continuava a dirmi che la corazza era un’ armatura, un oggetto che serviva solo per fare la guerra.  Un pezzo di ferro orribile, cattivo, che non è utile a nulla se non per fare del male agli altri. Io le spiegai che era anche una protezione, un mezzo per difendersi, un oggetto importante in caso di attacco dal nemico. E lei: “Che cos’è una protezione?” Io:” Serve per difendere la tua anima, la tua personalità, la tua identità. Lei mi raccontò a quel punto che la sua anima era a pezzi, che non ritrovava più la sua  integrità, che era smarrita, disorientata. Cercai di farle capire che le cose hanno sempre due facce, a secondo di come le guardi, tentai di spiegarle in che modo doveva vedere la sua corazza:“La corazza cade quando siamo felici, decidiamo di toglierla quando ci sentiamo protetti. La corazza ce l’hanno i più sensibili, quelli con più ferite, quelli che hanno sofferto, quelli che hanno combattuto 1000 guerre. Alla parola guerra lei ricominciò a tremare. Sosteneva che si combattesse solo  con le armi per la strada e che gli unici protagonisti fossero solo i soldati, per cui i più sensibili non potevano aver fatto 1000 guerre. Mi disse di non capire più nulla, voleva sapere che cosa fosse la guerra.  Affermai che la guerra non era solo una bruttissima lotta armata fra paesi, ma che ognuno di noi poteva combattere la propria lotta interiore, morale; ognuno poteva difendere se stesso da un nemico che poteva essere chiunque: una persona che non ci voleva bene, una malattia, un fallimento, una delusione, un qualcosa di cattivo per noi. Continuai dicendole che: “La corazza nasconde tanta dolcezza e voglia di dare. Ma è costretta dalla paura”.
Mi chiese che cosa fosse la paura. Le risposi che era il sentimento che probabilmente provava lei chissà da quanto tempo, per il quale era piegata su se stessa, curva e disorientata. Continuai  poi dicendo:” La corazza è difficile da levare ma è possibile.
La corazza è pesante, da soli non possiamo abbandonarla, affidiamoci a chi ci mostra onestà.” A questa parola ancora un altro quesito. Che  cos’è l’onestà? Le dissi che era un ‘atteggiamento morale, giusto e corretto. Ce l’ha chi è sincero e vero con noi. Lei mi rispose che avevo ragione,  che conosceva questa parola ma l’aveva dimenticata, non la usava  da molto tempo. Io ero scioccata ma capivo lo stato d’animo della donna.. e seguì: “La corazza scompare grazie a un cuore sicuro e forte capace di farla cedere. La corazza buttiamola insieme a chi è capace di amarci prima e senza armatura;
Chi sa andare oltre la nostra corazza, perché vuole scoprirci, portiamolo con noi senza più il peso di nessuna armatura”. A questo punto si mise a piangere. E mentre le sue lacrime e grida di dolore aumentavano, sembrava però prendere il sopravvento un’ enorme risata. Contemporaneamente il suo corpo cambiava sembianza. La sua postura prendeva una nuova forma, appariva come un bocciolo di un fiore che piano piano si stava schiudendo. Le sue braccia erano come petali enormi e lunghi. Era di nuovo dritta, bellissima e forte. La sua corazza era caduta e con lei  tutte le sue ansie e timori.
Il fumo davanti agli occhi non c’era più, la donna nemmeno, ma c’era invece quella brutta guardiana che mi invitava ad uscire dal museo perchè aveva smesso di piovere.
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